giovedì 7 maggio 2020

Storia da Grandi: La rabbia di Bruttini, l'addio show di Lemone, Barcellona El Dorado sfortunata

Il passato della prima squadra di pallacanestro della Mens Sana ci dice che nella seconda settimana di Maggio gli impegni si rarefanno, ma sale esponenzialmente il peso specifico della posta in gioco, visto che le partite di questo periodo riguardarono anche promozioni, play-off e persino finali di Euroleague.
 
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Il ricordo più datato (11 Maggio 1972) è molto doloroso, perché rimanda allo spareggio di Bologna valido per l'ultimo posto per la serie A.
La Mens Sana è a quaranta minuti dall'entrare per la prima volta tra le elette della pallacanestro nazionale, ma ha di fronte la forte Gamma Varese, alla quale cede 62-52.
Una sconfitta maturata di fronte a un numero importante di senesi, che sembrò dividere la strada della Società di Via S. Agata da quella di Ezio Cardaioli.
Solo in estate inoltrata, elaborata la delusione e ottenute assolute garanzie circa l'insindacabilità delle scelte relative alla sua gestione tecnica, l'allenatore di Vallepiatta sciolse le riserve rinnovando la sfida alla promozione.

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Promozione che un anno dopo, nel Maggio del '73, effettivamente la Mens Sana era a giocarsi.
Fino al '72 terminare la stagione regolare in testa alla classifica significava salire di categoria. Non con il nuovo regolamento, che rimandava a una poule a quattro che avrebbe premiato solo le prime due.
Ma quella poule i biancoverdi non l'avevano iniziata nel migliore dei modi.
Non tanto per la sconfitta di misura a Vigevano (59-57) e la sofferta vittoria al supplementare contro Gorizia (68-62), quanto perché le quattro settimane intercorse tra la fine di una stagione regolare dominata e l'inizio della post season avevano finito per minarne le certezze.

Perfettamente immaginabili dunque la frustrazione e la preoccupazione insorte mercoledì 9 Maggio, quando dopo un primo tempo giocato alla pari (30-30), finirono per cedere 61-51 anche alla Brina Rieti.
Nemmeno trascendentale, riferiscono le cronache, la squadra di Gianfranco Lombardi, allenatore/giocatore reatino, autore di 14 punti. Tutt'altro che irresistibile, ma nella circostanza certamente più motivata di quella biancoverde, anche perché spinta da un pubblico corretto, ma sempre caldo e estremamente partecipe.

Il più deluso fra i senesi fu probabilmente il Presidente Mario Bruttini, il cui sentimento sfociò in rabbia nel rilasciare un'intervista a un quotidiano cittadino, dove senza mezze misure puntò il dito contro alcuni giocatori, rei a suo dire di “mancanza di impegno, di determinazione e di convinzione” e pertanto colpevoli di non volere la serie A.
La tesi di Bruttini sosteneva che la forma fisica c'era, comprovata da una visita specialistica fatta a tutti gli atleti a Coverciano dal Dottor Fino Fini, noto medico della nazionale di Ferruccio Valcareggi. Ciò che mancava era la determinazione. Una cosa gravissima che avrebbe anche potuto indurlo a schierare nelle rimanenti tre giornate, come dichiarò, la rappresentativa juniores.
Insomma un “sabotaggio” quello denunciato dal Presidente, così come riportato da Renzo Corsi nell'articolo pubblicato dalla Gazzetta dello Sport che fece da rilancio nazionale a quella durissima requisitoria.

La reazione alle dichiarazioni non si fece attendere, ostile e netta a partire dalle altre cariche del sodalizio per finire ai tifosi comuni, passando per i severi giudizi dei giornalisti tutti.
Nel giro di poche ore Bruttini si trovò in una condizione di impopolarità.
Solo i diretti interessati non si espressero: giocatori e staff tecnico. Un po' perché assorbiti dall'ormai imminente gara di ritorno contro Vigevano e un po' perché comunque le prime critiche alle loro prestazioni le muovevano essi stessi.
Esemplari al riguardo le parole di Cardaioli dopo la sconfitta ai piedi del Terminillo: “Non riesco a spiegarmi perché in queste ultime gare i giocatori abbiano offerto prestazioni così modeste in attacco. Solo 54 tiri e 51 punti, quando in campionato la media è stata superiore agli 80”.
Di più. La classifica, che a quel punto vedeva la Brina comandare a punteggio pieno (6) e le altre tre ferme a una vittoria ciascuna, diceva chiaramente che se un posto era virtualmente assegnato ai laziali, per l'altro la lotta era aperta e la Mens Sana partiva col vantaggio di giocare in casa due gare su tre.

Verbalmente mai formalizzata, la risposta dei giocatori arrivò sul campo sabato 12 Maggio, quando l'Ivlas fu battuta al Dodecaedro 66-63, ben al di là dei 3 punti di scarto, sufficienti comunque a ribaltare la differenza canestri in proprio favore.
Fino a pochi minuti dal termine il match era stato saldamente in mano ai biancoverdi, in vantaggio anche di 14 punti e solo "i consueti 5 minuti di smarrimento" (parole del coach) fecero venire il fiato corto agli appassionati.

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Nel '75 nella poule scudetto (Innocenti), nel '78 e nel 2013 ai play-off (Cinzano e EA7), per ben 5 volte nel corso di questa settimana la Mens Sana è stata di scena nelle varie “case” dell'Olimpia Milano, uscendo sempre sconfitta.
L'unica eccezione è datata 2009, vittoria senese 76-72, ma si trattava ancora di regular season.

Non traggano però in inganno quelle ripetute sconfitte, perché contestualizzandole nei rispettivi tornei si nota che se le due del '78 (con Bucci a quota 41 nella prima) relegano i biancoverdi all'ottavo posto finale, quella del '75 arriva in coda a un campionato oltre le attese, da quinto posto assoluto, mentre quelle del 2013 (103-79 la prima, 81-79 la seconda) sono, come tutti sanno, solo l'avvio di una lunghissima serie di quarto di finale che la Mens Sana vincerà in gara 7 proprio a Milano, vero e proprio trampolino di lancio per superare poi allo stesso modo in semifinale la testa di serie numero uno Varese e in finale scudetto prevalere sull'Acea Roma.

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Nel 1989 al via a Sassari lo spareggio per tornare in A2 dopo 3 anni di serie B d'eccellenza.
La Conad di Giorgio Brenci e Luca Finetti ha un parco giocatori di tutto rispetto (Battisti, Carraro, Dordei, Giroldi, Guerrini, Lasi, Pastori, Visigalli) e viene da un campionato importante, ma la Numera Sassari non è da meno. Anzi ha qualcosa in più, se è vero che in stagione regolare ha sempre battuto i bianco...rossi senesi.

Intanto un allenatore preparato qual è Mario De Sisti, bravo a dare libero sfogo all'atipicità del lungo Massimo Bini e miscelare con perizia le qualità di validi giocatori di categoria quali sono Bigot, Mossali, Longo, Porto e il playmaker livornese Ceccarini.
Poi un secondo livornese, Luigi Donati, rivelatosi un autentico rebus per la difesa senese nelle precedenti sfide dirette.
Infine il vantaggio del fattore campo.
Sì, è oggettivamente favorita quella Sassari, che il primo match se lo prende di forza: 73-57.

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Nei playout del '93 Lampley segna 30 punti alla Virtus Roma (vittoria 91-83, ininfluente ai fini della promozione) e tre giorni dopo, il 9 Maggio a Trapani, ne segna all'Auriga di Wendell Alexis ben 37.
Per Lemone è il giorno del ventinovesimo compleanno e sebbene quei 37 non siano il suo record in biancoverde (tre mesi prima ne aveva segnati 39 alla Yoga Napoli) la prestazione rimane negli annali societari come davvero esagerata.
Realizzò infatti 18/20 da 2 punti e 1/1 ai liberi, sommandovi 6 falli subiti, 12 rimbalzi, 3 stoppate e 3 recuperi, per un clamoroso 55 di valutazione complessiva, record personale in tre stagioni mensanine.

Doctor J. posa con due giovani collegiali: Lemone Lampley e Dallas Comegys

Era l'ultima giornata di un campionato iniziato in un'atmosfera euforica, ma di generalizzata supponenza che faceva ritenere la promozione praticamente acquisita, poi proseguito tra le polemiche e terminato in un'alternarsi di momenti di esaltazione e delusione.
Ma era nello specifico il giorno del commiato di Lampley dalla maglia senese, perché le sue prestazioni meritavano un palcoscenico più ambizioso dell'A2.
Quel palcoscenico si chiamava Trieste, sponsor Stefanel, allenatore Tanjevic, compagni di squadra Bodiroga, Fucka e Nando Gentile. Ambizioni smisurate e una finale di Coppa Korac in arrivo.

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Nel 2003 e nel 2011 la città catalana di Barcellona è l'El Dorado di tanti e tanti entusiasti mensanini affamati di gloria.
Ebbri di gioia, piacevolmente storditi dallo sfavillare di luci e colori, in un caleidoscopico mescolarsi di identità cestistiche, troveranno consensi e pregiate pepite come due terzi posti e importanti riconoscimenti individuali, non riuscendo tuttavia a raggiungere quelle enormi fortune che per mesi e mesi hanno funto da stimolo e che con un briciolo di fortuna in più sarebbero potute anche essere il punto d'arrivo.

Resta il fatto che la piccola realtà senese fin lì c'era arrivata, aprendosi varchi ovunque. Spesso tra i colossi, contro pronostico.


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