sabato 9 giugno 2018

Lo vedi, ecco Marino

C'era anche Tommaso Marino, quel 27 giugno 2014, a versare lacrime uno sulla spalla dell'altro su quello spicchio di parquet davanti alla panchina della Mens Sana, alla fine di gara-7 con Milano, in un caso singolare di invasione di campo commossa (anche) di chi la finale l'ha persa. Perché sembrava la fine di una storia: fu "solo" (…) la fine di una società, perché per estinguere un popolo ci vuole ben altro. Un anno dopo Tommaso Marino c'era su un altro parquet, quello di Forlì, per festeggiare la promozione che al primo colpo dopo la ripartenza riportava la Mens Sana dalla quarta serie all'A2. Quando ha potuto, la Mens Sana l'ha seguita di persona, quando non ha potuto, lo ha fatto diversamente. Non solo perché è la squadra in cui è cresciuto, ma perché è la sua passione (una delle tante passioni). Dopo l'annuncio della sua firma biennale in biancoverde, adesso potrà seguirla di persona, tutti i giorni.

Senese del Montone, Tommaso Marino c'era quando la Mens Sana vinse il 22 giugno 2002 il primo scudetto della sua storia: tricolore Cadetti, in finale contro Trieste a Porto San Giorgio. Il primo di QUATTRO scudetti giovanili in tre anni. Non c'era fisicamente il 5 giugno 2004, quando la Mens Sana celebrò il primo scudetto a livello senior della sua storia, ma solo perché era a Martina Franca a vincere lo scudettino Under 20, e una settimana dopo anche quello Juniores a Martina Franca. Oggi che le giovanili paiono andare incontro a ben altro destino, era lui - in mezzo a fenomeni come Datome e Vitali (oltre a Lechthaler, Cavallaro, Scarponi) - il leader emotivo dell'annata più forte di tutti i tempi del vivaio mensanino, la classe 1986, allenata da Pianigiani e Griccioli.

Era il play titolare di quel gruppo che arrivò secondo in Europa alla Final Four di Tel Aviv, 15 assist nella vittoria contro il Maccabi padrone di casa di Omri Casspi (!), top scorer nella finale persa col Cska. Ma con la prima squadra - quella di Stefanov e Zukauskas, Vanterpool e Thornton, Vukcevic e Kakiouzis, Galanda e Chiacig più Andersen: una Hall of Fame, praticamente - esordì in A il 12 ottobre 2003 contro la Pesaro di Alphonso Ford e Sasha Djordjevic, oltre che di Ress, Frosini e Scarone. Il 30 novembre segnò il suo primo punto in A contro Reggio Calabria di Eze e Lamma, Alberti e Rombaldoni. Il primo canestro lo fece il 22 aprile 2004 a Teramo, ovvero il club che cinque anni dopo (c'era Marruganti dirigente) gli ridette la Serie A.

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Ma questa è un'altra storia, quella di un ragazzo che manca a Siena da 14 anni e nel frattempo, prima di consacrarsi a Treviglio (negli ultimi cinque anni, ma c'era già stato altre due stagioni), era partito da Trapani con Luca Banchi per farsi il suo bel giro d'Italia di gavetta da Porto Torres a Omegna, da Ostuni a Forlì, passando da Casalpusterlengo. Senza mai incrociare la Mens Sana (se non di vista, l'anno di Teramo) fino a un anno e mezzo fa, quando per la prima volta si sono incontrate le strade del tifoso e della squadra tifata, di una carriera costruita un mattoncino per volta e di una società costretta a rinascere. Per questo le suggestioni da promessi sposi sono state eterne ma quasi mai realistiche, accarezzate con affetto ma arrivate infine a scontrarsi con la centralità che Tommaso Marino aveva nel progetto di Treviglio e con la vita che si era costruito anche fuori dal campo in Lombardia, e che solo per motivi di cuore - più che per valutazioni di mercato o per lucidità - si può rimettere in discussione, ora che i presupposti a Treviglio erano cambiati.

Essersi inseguiti una vita significa che, sebbene l'aria da eterno ragazzo tradisca i 32 anni sulla carta di identità, la versione che arriva oggi a Siena non può essere al top della freschezza: l'integrità fisica è una cosa seria, Tommy non è un vecchio bacucco, ma anche sulla base degli indizi dell'ultima annata è entrato nella stagione della carriera di un professionista in cui c'è da gestire il fisico. E' però al top della consapevolezza, e anche per questo è un giocatore che dà un'impronta forte alla sua squadra, non un comprimario ma uno che al centro dell'impostazione tecnica ci sta per costruzione, per questo in un certo senso anche vincolante, perché poi per valorizzare lui e permettere a lui di valorizzare chi ha intorno sarebbe anche intelligente circondarlo coi giocatori giusti: un tiratore micidiale e un lungo di pick-and-roll, per dire. Perché Tommaso è un finissimo giocatore di pick-and-roll, un virtuoso dell'assist di cui è distributore in quantità, ma sono tutti corollari di quanto ami giocare con la palla in mano e anche mettersi in proprio (quest'anno 9.2 tiri, il precedente 11.3, prima ancora 13), con conclusioni anche ad alto livello di difficoltà che sembrerebbero fuori dal flusso del gioco, se non fosse lui, e se non fosse parte del suo modo di tenere le mani sul ritmo della partita.

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Tommaso Marino è anche molto altro, forse soprattutto molto altro. Per Slums Dunk, affiancato via via anche da altri ragazzi di Siena, un'iniziativa che da sola vale una carriera, anche più di una carriera: dal 27 giugno sarà a Ndola, in Zambia, per seguire la terza Basketball Academy del progetto della Onlus. Mettendo insieme il diavolo e l'acqua santa, non è però solo per questo che è diventato un personaggio social che sarebbe da Nazionale, se valessero i follower (al momento circa 52.500 su Instagram), conosciuto ben al di là dei confini del basket, a una fetta di mondo i cui interessi prescindono dalle sue virtù cestistiche: tatuaggi, pettorali, addominali (ecc...) che gli sono valsi la nomination di cestista più sexy di Instagram, poi una simpatia innata e un sorriso bello come il sole. Che ha cominciato anche a fare esperienze da telecronista su Sky. Una persona capace di questa visibilità, che si offre al mondo senza mediazioni, è anche qualcosa di nuovo per questa società, e per le tante situazioni che ha vissuto quotidianamente negli ultimi mesi.

Non siamo a quanto disse dieci mesi e mezzo fa Guido Bagatta fresco di presidenza per annunciare l'ingaggio di Daniele Sandri ("Oltre a essere un ottimo giocatore è anche un bellissimo ragazzo nel senso di immagine, ha una ragazza meravigliosa") ma avere in casa un "influencer" di questa portata è un'opportunità anche in senso non strettamente tecnico che unisce l'appeal verso la città a quello verso il resto del mondo, ben oltre ogni trovata di marketing. Siena forse è l'unico posto dove questa valutazione viene dopo tante altre, perché di lui c'è una conoscenza diretta, non mediata da megafoni di qualsiasi altro tipo che ne hanno fatto un personaggio anche per chi questa conoscenza non ce l'ha: lo si è visto nascere cestisticamente, si è seguito con affetto, si è riabbracciato con piacere ogni volta che è ripassato, si è condivisa quella che indubitabilmente è una passione comune. Tutto fantastico, purché non si traduca in pressione e aspettative, potenziale frutto deteriore delle attenzioni e della premura della gente di Mens Sana nei confronti di un suo figlio, e magari della voglia di Tommy di dimostrarsi all'altezza davanti a chi lo conosce da sempre. Nessuno gli chiederà di salvare il mondo o vite umane: sia solamente se stesso, è qui per questo. Bentornato.


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