giovedì 14 novembre 2019

Storia da Grandi: I primi due punti in A, la moneta del Palaverde, il Cerbiatto di Des Moines

Il viaggio nella storia della pallacanestro mensanina questa volta si incentra su una parte delle cose accadute nella terza settimana del mese di Novembre.

Quella del '73 porta due novità: la convocazione di Fabio Giustarini nella nazionale militare (all'epoca una rappresentativa attiva) e una divisa ufficiale.

La prima è un premio alle qualità dell'esterno di Via dei Pispini e ripaga in parte la Società del disagio di dividerlo col servizio di leva.
Di aspetto puramente estetico invece la seconda, che prevede pantaloni beige, dolcevita color nocciola e una splendida giacca, ovviamente verde, con lo stemma Sapori sul petto sinistro.
Sarà indossata da domenica 18, dall'incontro interno col Brill Cagliari di Otello Formigli e John Sutter. Un match che impone la vittoria dopo le sconfitte con Innocenti e Saclà alle prime due giornate.

L'allenatore Ezio Cardaioli lo prepara lavorando principalmente sull’aspetto psicologico di alcuni giocatori. Bovone in particolar modo, non brillante nelle prime due giornate, che Cardaioli reputa in forma ma in scacco della tensione nervosa.
I fatti gli danno ragione, perché contro i sardi il gigante piemontese sarà il miglior marcatore del match con 31 punti.
Incerta per l'intero corso, la gara è decisa suo malgrado dal comunque bravissimo Sutter, micidiale cecchino-rimbalzista, che stranamente sbaglia i quattro tiri liberi che nel finale danno il via al break mensanino. I primi 2 punti in serie A così arrivano dal risultato di 86-74.

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Forte della difesa meno battuta del torneo, nel '74 in quattro giorni la Mens Sana ospita al Dodecaedro le due squadre lagunari.
La Duco Mestre, neopromossa a cui manca l'infortunato americano Meier, ha 27 punti dal giovane Renato Villalta, non sufficienti a contrastare la facile vittoria dei biancoverdi (47-19 l'eloquente primo tempo, 84-61 il finale).
Quasi la stessa sorte tocca quattro giorni dopo alla più profonda e smaliziata Reyer Canon: 74-58.
Per gli uomini di Cardaioli è la settima vittoria in dieci giornate, che li pone sorprendentemente quarti in classifica insieme alla Sinudyne Bologna, dietro alle grandissime Ignis Varese, Forst Cantù e Innocenti Milano.
E pensare che è solo il secondo anno in A.

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Per il giovane lungo americano Robert Elmore il parquet di Viale Sclavo il 20 Novembre 1977 è purtroppo l'ultimo palcoscenico.
Fratello minore del più famoso Len, gioca da un mese per l'Eldorado Lazio di Giancarlo Asteo insieme a quel Gary Cole che poi si farà chiamare Jeelani e al futuro mensanino Gi(ov)anni Tassi.
Ex universitario di buon livello, una maglia NBA nei desideri, Elmore viene trovato cadavere nel suo appartamento romano sei giorni dopo la trasferta di Siena.
Bob, probabile vittima delle conseguenze della solitudine, è dopo Luciano Vendemini il secondo anello di una tragica catena di lutti che in poco più di venti mesi si porta via anche Fessor Leonard e Steve Mitchell.

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Nel turno infrasettimanale del 1982 al Palasport cade pesantemente (93-68) la Farrow's Ponterosso Firenze che Alberto Ceccherini la stagione precedente ha fortemente contribuito a portare per la prima volta in serie A.
Da non confondere con la Roller Olimpia Firenze che sei anni prima era stata sconfitta dai mensanini per due volte, i fiorentini cedono alla vocazione cestistica di Bucci (36 punti col 67% al tiro, 12 rimbalzi, 5 recuperi e 3 assist) e Bantom (18 punti, 16 rimbalzi, 5 recuperi, 4 assist, 1 stoppata), ma anche alla raffinata verve dello stesso applauditissimo giocatore civettino, che non si limita ad applicarsi in regia, ma porta in dote anche 16 punti (7/9 al tiro).

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Nel 1983 la squadra giocò per la prima volta al Palaverde di Treviso contro la Benetton, una partita di cui si rammentano l'assenza della principale punta trevigiana Dale Solomon e l'incredibile canestro di Claudio Malagoli da una posizione quasi impossibile allo scadere del primo tempo.
Ma più ancora si ricorda la ferita alla mano di George Bucci, che i trevigiani affermarono esser stata procurata dalla ginocchiera di Paolo Vazzoler, subito sconfessati da arbitri e ufficiali di campo che indicarono in una moneta lanciata dal pubblico la causa della ferita.
Sospesa sul 65-66, la gara non venne mai ripresa, per esser poi commutata dal giudice sportivo in un 0-2 per la Mens Sana.
Dopo la sospensione definitiva alcuni esagitati trevigiani aprirono la caccia ai senesi. Nessuno riportò danni dentro e fuori il palasport, escluso un pullman di tifosi a cui la sassaiola infranse un cristallo.

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In borghese perché infortunato (qui sopra una bellissima foto che lo ritrae con Raffaele Taglialatela, Alvaro Fanetti e Angelo D'Ambrogio), il 21 Novembre 1993 Matteo Anchisi assiste allo show, uno dei tanti, di Darren Daye contro la Floor Padova.
La formazione veneta, più che discreta, è imperniata sull'attivissimo duo Fox-Cambridge e sull'esperienza di Pietro Generali, ma sebbene priva del playmaker milanese la Mens Sana comanda la gara a piacimento (102-84 alla fine) grazie al talento del fuoriclasse di Des Moines.
Chi non ha visto giocare il Cerbiatto può provare a farsi un'idea dai numeri espressi quella sera, con l'avviso però che non potrà trarre che un modestissimo Bignami di quelle eccezionali qualità tecniche e di leadership.
In 37 minuti da uomo ovunque, su lui gli arbitri fischiarono 9 contatti fallosi, alcuni dei quali valevano la lunetta, da cui segnò 10 su 10.
Produsse poi 10 canestri su 13 tentativi (sempre raddoppiato, talvolta triplicato), che uniti ai liberi fanno 30 punti, a cui aggiunse 8 rimbalzi, 5 assist, 5 recuperi a fronte di 3 palle perse.
L'insieme gli valse la clamorosa valutazione di 50, che non è record, perché l'anno prima, sempre in biancoverde, arrivò persino a 52.

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Il vittorioso derby interno contro la Panapesca Montecatini del Novembre 1994, finito 82-61, vede finalmente la comparsa dello sponsor Comerson sulla maglia.
E' la decima giornata e quasi un terzo di campionato è già andato.

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1997. La fuga di Jamie Watson è penalizzante, perché nel gironcino di Coppa Korac priva la Mens Sana di uno straniero (reintegrabile solo dal turno successivo), ma in ragione del -3 subito all'andata e della forza non irresistibile degli spagnoli del Leon (oggi fallito), pensare di vincere con uno scarto superiore ai 3 punti per assicurarsi il primo posto nel girone è tutt'altro che un'idea bislacca.
E il colpo pare riuscire, perché coach Melillo al riposo entra negli spogliatoi coi suoi in vantaggio di 9 punti.

Ma la ripresa racconta un'altra storia, perché vede i rossi dell'ex casertano Tellis Frank produrre a un certo momento uno strappo di 17-0 che genera un secondo tempo da 64 punti subiti, contenendo i quali la Mens Sana sarebbe stata forse in grado di ribaltare l'andata e non essere spinta ai sedicesimi di finale a Novi Sad.

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2004, Euroleague. A posteriori possiamo dire che gialloneri dell'AEK Atene, sul momento sottovalutati, avevano un roster niente male, se è vero che accanto al collaudato tuttofare Quadre Lollis allevavano un gruppo di giovani che nei successivi due lustri avrebbe lasciato nel Vecchio Continente tracce davvero consistenti.
I nomi? Pero Antic, Ioannis Bourousis, Davor Kus e... Nikos Zisis.
La Mens Sana tuttavia vinse ogni quarto, spezzando l'equilibrio nel secondo e facendo sua (77-58) una partita ruvida e spigolosa, che vide anche una baruffa tra Vanterpool e Nikolaidis, con Zisis in veste di diplomatico.

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La Mens Sana fa esattamente ciò che abitualmente, con naturalezza fanno le squadre leggendarie.
Va sul campo di una concorrente costruita per toglierle il titolo e pur pagando ai rimbalzi e sommando troppe palle perse, le sbriciola le ambizioni, sovrastandola mentalmente e in tanti aspetti del gioco.
E se la prova di forza assume contorni estremi e ben definiti è proprio in virtù degli errori commessi e dei limiti mostrati. Nonostante quelli, dominare l'avversario col carattere e la determinazione, non permettendogli mai di immaginare che il senso di marcia delle cose in campo possa in qualche modo essere invertito.
PalaEur, 16 Novembre 2008: Lottomatica 68 – Montepaschi 88.

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2010, Euroleague, il Barcellona si presenta a Siena senza la storica, riverita e identitaria maglia blaugrana, ma indossando un increscioso completo color salmone fluo. Ma tant'è.
La Mens Sana approccia i campioni d'Europa attaccandoli con fluidità, determinazione e confidenza nei suoi giochi tipici, tanto da sbagliare il primo tiro solo all'undicesimo tentativo, a meno di due minuti dal termine del primo quarto.
David Moss sulle piste di Pete Mickeal; McCalebb uno scooter sgusciante tra le auto ferme nell'ora di punta: sarebbe una frazione da sballo se non fosse per un parziale di 0-7 che riporta i catalani a -3.
Ripetuti sorpassi rendono febbrile il secondo quarto, che manda i biancoverdi al riposo col medesimo vantaggio.
E dopo la pausa il quarto della consapevolezza, chiuso a +11.
Poi nell'ultimo Stonerook e compagni toccano anche il +15, per chiudere 76-67 e raggiungere la testa del girone.
Detto dell'inarrestabile McCalebb e del sacrificio di Moss, è doveroso citare la difesa di livello altissimo, Milovan Rakovic e il magnifico Carraretto, che come spesso accade condensa tante cose buone in un utilizzo frammentato.

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2013, si consuma la frattura con Kim English, lasciato in panchina a Malaga e non convocato contro la Fabi Shoes di Recalcati.

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2016. La vittoria a Rieti (66-73) consegna una classifica estremamente positiva, forse inattesa, ma mette sull'altro piatto della bilancia il gravissimo infortunio di Alessandro Cappelletti.
Lì la carriera del giocatore e la stagione mensanina svoltano drasticamente.

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2018, 17 Novembre. Squadra che nonostante momentanee difficoltà di singoli mostra di avere davvero tanta stoffa.
Lunga nonostante manchi Prandin. Con stranieri sì anche discontinui, ma quando giocano fanno il vuoto. Motivata, ben allenata, prende a ceffoni la Remer Treviglio. Specialmente nel secondo e nel terzo quarto.
E' storia di un anno fa. Sembrano immagini di una commedia brillante, invece è l'inizio di uno splatter.


“There were three men came out of the west
their fortunes for to try.
And these three men made a solemn vow
John Barleycorn must die”




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