giovedì 16 gennaio 2020

Storia da Grandi: I 9000 contro Varese, Anchisi da centrocampo e il passing game di Brenci

Una volta di più parliamo della storia della pallacanestro mensanina provando a districarci nella fittissima selva di date, nomi, numeri e informazioni.
Vi offro qui una piccola parte di quanto successo nella terza settimana del mese di Gennaio, col criterio di sempre: non necessariamente i fatti più conosciuti e celebrati, ma magari quelli più curiosi e particolari.


NUMERI

Nelle prime due stagioni in A la Mens Sana disputò tornei oltremodo positivi, risultando la rivelazione di entrambi i campionati, grazie al settimo posto del '73/'74 e addirittura il quinto del '74/'75.

Allenatore meticoloso che niente lasciava al caso, Cardaioli in palestra era più che esigente e nella maggior parte dei casi i giocatori seppero accondiscenderne le richieste (e in qualche modo sopportarlo), avendo però in cambio l'opportunità di crescere tecnicamente e togliersi molte soddisfazioni. In qualche caso di tornare addirittura a nuova vita sportiva.

Cantù esclusa, contro il ragionato sistema di gioco biancoverde tutte le grandi formazioni in quel biennio capitolarono, ma non sempre l'organizzazione potè sopperire al gap di tasso tecnico e d'esperienza, a cominciare da quelle giornate in cui la concentrazione subì, com'è fisiologico, momenti di calo.


E' anche per questo motivo se il 19 Gennaio sia del '74 che del '75 il Sapori andò incontro a due batoste storiche.

La prima a Cantù quando, seppur privata presto di Marzorati per una distorsione alla caviglia, la Forst dilagò fino ai 36 punti di scarto finali (96-60).

La seconda al PalaLido di Milano, quando l'Innocenti inferse ai biancoverdi una lezione ancor più dura: 110-64, meno 46, un passivo maturato in larga parte già nel primo tempo (56-21).

Quello del PalaLido è a tutt'oggi il secondo gap di sempre subito dalla squadra mensanina nel campionato italiano, peggiorato solo dal -47 (108-61) di 6 anni dopo, sul campo della I&B Fortitudo Bologna.


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Il 21 Gennaio 1979 la partita d'altissima classifica contro l'Emerson Varese di Meneghin, Morse, Ossola e Yelverton passa alla storia come quella dei 9000 spettatori al Palasport.

Un pienone mai visto prima, sebbene da tempo le partite interne dei biancoverdi fossero seguite non solo da senesi, ma anche da appassionati di altre province. Umbre, laziali e liguri incluse.


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Nel '96 la vittoria 74-70 sulla Stefanel Milano di Bogdan Tanjevic, che poco più di quattro mesi dopo diverrà campione d'Italia, è la numero 300 in serie A e fa il paio con quella dell'andata, quando al PalaTrussardi di Lampugnano il mensanino, ma milanese di nascita, Matteo Anchisi fulminò i suoi concittadini scagliando da centrocampo la tripla che valse alla piccola CX Orologi il pregiato scalpo meneghino.


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A Reggio Emilia il 17 Gennaio '99 la Mens Sana uguaglia il record societario di 118 punti realizzati in una partita.
Era accaduto una prima volta il 4 Dicembre '83 a Siena (118-98 contro Perugia), con George Bucci anch'egli a record (48 punti), ma ce ne sarà una terza il 20 Maggio 2010, sempre al Palasclavo (118-79 contro Treviso).
Per quanto possa sembrare strano, senza il tiro da 3 e gli americani, Campanini, Ninci, Paoli e gli altri eroi della prima promozione in A, ci andarono molto, ma molto vicini nel Gennaio del '73, quando superarono l'ASSI Brindisi col clamoroso punteggio di 116-44, addirittura 72 punti di scarto.

Per tornare alla gara di Reggio Emilia, vinta 118-116 dopo 2 tempi supplementari, i padroni di casa della Zucchetti avevano in panchina Dado Lombardi e in campo altri due ex, Pastori e Bagnoli.
Ma avevano soprattutto il nazionale italiano Basile, quello francese Bonato, il formidabile realizzatore Mike Mitchell e Tracy Moore, guardia con la valigia sempre pronta all'uso, un centinaio o poco più di presenze in NBA, che quella sera sparò nel canestro biancoverde ben 47 punti (10/19 da 3), terzo score di sempre di un avversario mensanino dopo i 54 di Joe Bryant il 9 Marzo '86 e i 52 di Chuck Jura il 16 Aprile '78.


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Dicevamo che la vittoria record di Reggio Emilia cadde il 17 Gennaio '99.

Il 17 Gennaio 2001 invece le lacrime di Boris Gorenc bagnano il parquet dell'Astroballe di Villeurbanne dopo la bomba allo scadere che valse la vittoria in quella trasferta di Suproleague.

Il 17 gennaio 2008 la vittoria 77-64 sul campo della VidiVici Bologna.

Il 17 Gennaio 2010 quella di 31 punti (trentuno, 87-56) al Pianella di Cantù.

In altre parole, in questo giorno specifico la Mens Sana non è mai tornata sconfitta da una trasferta: 4 partite, altrettante vittorie.


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Nel 2007 l'anticipo di mezzogiorno giocato al PalaSclavo e vinto 78-50 contro la Legea Scafati, è la millesima partita in serie A (529 vittorie).

Nel 2017 il successo 58-57 ottenuto sul campo di Casale Monferrato è la trecentesima vittoria in trasferta in serie A.




GIOCATORI E PERSONAGGI

Nel 1992, nella partita casalinga contro il Fernet Branca, c'è l'esordio del lungo filiforme Cedric Jenkins, chiamato a sostituire Frank Kornet nel tentativo di supportare Lampley nell'area pitturata.
La sua buona volontà non compensa però la mancanza di peso e muscoli e dopo sole 5 partite a poco più di undici punti e nemmeno 5 rimbalzi di media, viene a sua volta tagliato.

Nonostante la presenza di Oscar Schmidt, con l'udinese Andrew Gaze il più tremendo cecchino al mondo in rapporto alla distanza di tiro, quello scontro diretto con Pavia viene vinto 90-80. In parte per l'eccezionale lavoro difensivo di Visigalli sullo stesso Oscar, e molto per il dominio di Stefano Vidili.
L'esterno torinese scavalca per la prima volta in carriera il muro dei 30 punti, mettendone a segno 34 col 70% da 2 e ai liberi e il 60 da 3.
Negli anni, altre 14 volte sarà capace di andare oltre i 30, sempre da mensanino (massimo score 38), delle quali ancora una contro i pavesi.

Quel match contro Pavia ha anche un'altra peculiarità.
Accade infatti che si fermano i tabelloni segnapunti e dopo un fitto lavorio la partita può essere ripresa e portata a termine solo grazie all'allestimento di un segnapunti a cartelle tipo tennis tavolo e un vecchio cronometro da tavolo, azionati manualmente dagli addetti.
Per favorirne la visione dalle panchine, il tavolo su cui sono posti non è quello centrale degli ufficiali di campo, ma uno messo all'uopo di fronte, nell'angolo tra il reparto statistiche e la tribuna stampa.


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1995. In una sfida di centro classifica la Comerson di Pancotto va a Treviso con l'inconfessabile speranza di fare il colpo.
Al riposo è ancora intatta, perché sul tabellone al soffitto in stile NBA si legge 33-31.
Al rientro in campo però la squadra di D'Antoni cambia passo e va via in scioltezza, giocando una frazione da 55 punti.
La Mens Sana non può reggere e cede 88-70, abbacinata dai lampi di Naumoski: 5/5 da 3, 7/7 ai liberi, 7 falli subiti, 5 assist, regia d’autore.

Sette anni dopo, cioè sabato 19 Gennaio 2002, a Fabriano (sconfitta 102-99 al supplementare), per sopperire all'assenza di Vrbica Stefanov, fermo un paio di settimane, il giocatore Steven Rogers disputa senza demeritare la sua unica partita in maglia biancoverde.
Nonostante la buona prova, il lunedì non sarà già più in forza, perché Ergin Ataman si prepara ad accogliere proprio Petar Naumoski.

A Roseto degli Abruzzi c'è una tradizione sfavorevole.
Dopo una vittoria nell'82, sconfitte nell'89 e per cinque volte consecutive nei primi anni 2000.
Nel 2006 finalmente il ritorno al successo, la cui chiave è il superbo lavoro di Shaun Stonerook sul rimbalzista principe del campionato Jack Martinez.

In Top16 di Euroleague, ad Atene nel 2013, con un rapidissimo e sgusciante contropiede a tutto campo concluso in sottomano, Bobby Brown finalizza una rimonta 7-0 che cancella le zampate a momenti letali del grande Spanoulis, regalando una prestigiosissima vittoria a coach Banchi.

Superate le visite mediche, mercoledì 17 Gennaio 2018 Tomas Kyzlink si lega alla Mens Sana, che può così dedicarsi alla risoluzione del contratto di Elston Turner Jr.




CURIOSITA'

Capitalizzando l'assenza di Arvydas Sabonis, giovedì 15 Gennaio 2004 da par loro Stefanov e Vanterpool conducono la squadra nell'impresa di violare (75-73) la sempre temibile Kaunas Sports Hall, casa dello Zalgiris. Una vittoria che spiana la strada alla Top16 di Euroleage.

A causa di un imprevisto la Mens Sana scende in campo con una stranissima muta da gioco, costituita dai pantaloncini ufficiali, quelli scuri da trasferta e... dalle spoglie maglie bianche da allenamento.




RICORRENZE

Il 18 Gennaio 1948 nasce a Tyler, borgo di un migliaio di abitanti nel Minnesota, Carl Johnson, primo giocatore straniero della Mens Sana, che rimane a Siena per 4 campionati in cui si fa apprezzare per serietà, disciplina e numeri davvero interessanti.

Nel 2011 a Gorizia muore d'infarto Giuseppe Brumatti.
A fine anni '80, a chiusura di una ricchissima carriera, una sola stagione a Siena ma di grandissima qualità e premiata con la promozione.

Nel 2016 muore invece a Baltimora a causa della sclerosi laterale amiotrofica (SLA), l'appena quarantaquattrenne Sherron Mills, apprezzato giocatore biancoverde nella stagione '95/'96.




L'EVENTO

La giornata del 15 Gennaio 1978 si impresse nella memoria dei mensanini, poiché due appuntamenti concorsero a renderla dapprima tesissima, poi emozionante.
In parte fu caratterizzata dalle elezioni per il rinnovo delle cariche della Polisportiva, dov'erano contrapposte due correnti.
L'una sosteneva il Presidente uscente Bruttini e gli uomini della cosiddetta Finanziaria, un gruppo imprenditoriale che gestiva la sezione autonoma basket, quindi anche la prima squadra.
Tra loro lo stesso Bruttini, il vicepresidente della Polisportiva Imo Bibbiani, Gigi Selvolini, Umberto Stasi e altri.
L'altra appoggiava invece Lao Cottini e vi confluivano coloro che ritenevano che la Polisportiva dovesse necessariamente riassorbire quella sezione autonoma.

La formula dell'autonomia aveva permesso l'ingresso di capitali, drenati grazie all'impegno degli imprenditori della Finanziaria e persone a loro legate. Una liquidità di tutto rispetto per la serie A2, che dopo anni di movimenti di mercato assolutamente minori aveva permesso di mettere le firme in calce a contratti pregiati quali erano quelli di Bucci, Fernsten e Quercia.
Nonostante ciò il Presidente Bruttini e i suoi sodali nel corso dei mesi videro crescere una fronda interna che contestava loro, tra le altre cose, la rinuncia al general manager Barlucchi, mai sostituito, la sanguinosa gestione del caso Bovone, messo fuori rosa e poi reintegrato, e soprattutto il licenziamento di Cardaioli.

La Finanziaria aveva un mandato in essere per gestire la sezione e la prima squadra per ulteriori ventinove mesi, ma quel 15 Gennaio lo spoglio elettorale sanciva l'ascesa ai vertici della Polisportiva proprio della corrente opposta, quella facente capo all'Avvocato Cottini, poi presidente, e suoi vice, Bruno Tiezzi e Giorgio Cocchia, poi delegato alla gestione della sezione basket.
Si era così creata una situazione davvero delicata, potenzialmente esplosiva, messa però saggiamente in quiescenza fino alla fine del campionato allo scopo di non danneggiare gli equilibri della squadra in piena corsa per l'A1.

E a proposito di corsa alla promozione, quel pomeriggio era in programma la sfida col Mecap Vigevano, stessi punti dei biancoverdi, praticamente uno spareggio per il secondo e ultimo posto utile per l'A1.
Come se non bastassero la consistenza dell'avversario e l'enorme posta in gioco, a dare pressione c'era la televisione di stato, cosa rara all'epoca, che offriva però anche l'occasione per inviare un messaggio indiretto all'Althea Rieti, di cui i biancoverdi sarebbero stati ospiti di lì a 8 giorni.

L'attesa febbrile fu ricompensata con altissimi dividendi, poiché in campo una Mens Sana splendidamente motivata, continua e martellante si abbattè sui vigevanesi nella luce fuorviante del primo pomeriggio.
Gli ospiti rimasero in partita per pochi minuti poi, rotti gli argini, i biancoverdi se ne andarono sempre più sciolti e impietosi, così da chiudere la gara con un punteggio inaudito, inatteso e senza dubbio storico: 113-83!
Mai prima di allora la Mens Sana aveva segnato così tanto in una partita.

Quel risultato eclatante ottenuto da Giorgio Brenci e dai suoi atleti è in pratica la genesi di una filosofia di gioco che si chiama passing game, che per la squadra biancoverde sarà pressoché una costante fino alla metà degli ’80.
Un sistema basato in attacco sul continuo e rapido movimento dei giocatori e del pallone e su una cospicua libertà d’azione dei protagonisti, che sembrava sposare alla perfezione le caratteristiche di Bucci, Fernsten e Quercia, ma pure degli stessi Ceccherini e Dolfi, che avrà in Tonino Zorzi un convinto assertore, ma che sarebbe stato impensabile negli anni precedenti, visto il materiale fisico e tecnico a disposizione di Cardaioli: un playmaker/palleggiatore di stampo classico, dai ritmi compassati come Cosmelli e due centri pesanti e statici come Bovone e Johnson.



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