mercoledì 25 gennaio 2023

Il rompicapo della crisi Mens Sana: da dove si viene e dove si va, sfaccettature e prospettive

Si dice che il primo passo per risolvere un problema sia quello di prenderne coscienza. Pertanto, le cinque sconfitte consecutive riportate nell’ultimo periodo dalla Mens Sana impongono una serie di riflessioni per nulla banali: un'analisi del momento sul medio termine che vada al di là dell’imminenza o della singola partita. 
 

CHI ERAVAMO, CHI SIAMO - Ma riavvolgiamo il nostro e partiamo dall’inizio. Le premesse estive, le aspettative di un campionato poco competitivo, la squadra già costruita per un'altra categoria e chiamata alla sfida in quella superiore. Tutto smentito dalla prova del campo dove questa Mens Sana - costruita sulla base di quella della scorsa stagione ma rinforzata dagli arrivi di Bacci, Lazzeri, Empilo e Buca - ha dato dimostrazione di avere un’identità chiara, di poterci stare e di competere. Fattori che l’hanno portata a raggiungere il settimo posto in classifica dopo 6 giornate. O anche il decimo fino al derby con la Virtus. Caratteristiche che, in ogni modo, non sono mai venute meno, nemmeno adesso che a mancare sono i risultati. 


LA FOTOGRAFIA - Il derby con la Virtus, dominato per metà e poi perso, è la sliding door della stagione. Oltre che il presagio di quello che sarebbe poi successo a Lucca, ad Agliana, con Prato, ad Arezzo, con Castelfiorentino e infine a Valdisieve. Sei sconfitte che, insieme a quella interna con Valdisieve nell’opening game di campionato, aumentano il carico di rimpianti per ciò che poteva essere (e non è) la classifica e (consueguentemente) la stagione biancoverde. Fa eccezione la vittoria con la Synergy ma, anche in quella circostanza, stiamo parlando di una partita condotta largamente per metà e poi messa in discussione nel secondo tempo. 


LE RESPONSABILITÀ - In questi casi, come è consuetudine, il primo a finire sul banco degli imputati è l’allenatore. Del resto, coach Pierfrancesco Binella ha sempre rappresentato il fulcro tecnico del progetto (dalla Promozione in poi), assumendosi per sua stessa ammissione anche responsabilità ogni qual volta le cose non sono andate per il verso giusto. Però, va anche detto che il coach ha dato un’etica e una chiara impronta del lavoro da fare in palestra. Un imprinting che, a detta di tutti, era una delle chiavi dell’ottimo impatto avuto dalla Mens Sana sul campionato.


I SINTOMI - Fare una fotografia del momento mensanino è piuttosto semplice. La squadra di coach Binella tiene il campo nei primi tempi, conduce e a tratti domina. Salvo poi crollare nei secondi 20 minuti di gioco. È in quei frangenti che emergono limiti tecnici ma anche mentali della squadra. I deficit ai tiri liberi sono sintomatici in tal senso. Oltre a questo, il fatto che la squadra, per lacune a livello esperienziale, non riesce mai a far svoltare gli episodi in suo favore. È stato sottolineato più volte che sono quasi tutti giocatori esordienti in categoria.


I SINTOMI, PARTE 2 – Da inserire negli episodi sfavorevoli anche il rapporto con gli arbitri, non semplice e quasi mai fruttuoso. Però questo elemento, noto da tempo, è un fattore esterno. Su cui si può agire in maniera assolutamente relativa e, pertanto, senza riuscire a incidere come si vorrebbe. Ne consegue che l’ambiente e tutto ciò che ruota attorno alla squadra deve essere considerato un fattore secondario. Anche perché percepire in maniera eccessiva e tensiva le pressioni che arrivano da fuori rischia di minare il cammino di un gruppo di ragazzi che, invece, avrebbe bisogno di tanta serenità e leggerezza mentale


SFACCETTATURE – Tutto questo per dire: questa Mens Sana, per come è costruita, ha minor margine di errore rispetto alle avversarie. Ed è forse questo il motivo principale per cui ogni minimo passo falso, tutte le incertezze e anche le più piccole lacune vengono puntualmente e costantemente punite. Addentrandosi però in questo contesto è bene capire quali siano i problemi. Trovare spiegazioni logiche può aiutare ma non deve rappresentare un alibi.


LA PROSPETTIVA – Come e cosa cambiare quindi? Come cercare di invertire il trend? Fughiamo subito qualsiasi dubbio: secondo quanto risulta e confermato dagli ambienti mensanini, coach Binella non si muove, così come non sono previsti movimenti di mercato in entrata. Sebbene sia abbastanza chiaro che a questa squadra manchi il famoso go-to-guy, il famoso giocatore esperto a cui affidare la palla quando scotta. Il rientro di Tognazzi rappresenta un quid in più ma non può essere risolutivo: il giocatore deve essere necessariamente re-inserito negli equilibri di squadra, anche in modo da permettere a lui stesso di ritrovare la forma migliore. Poi, qualsiasi decisione - in merito a coach e roster - snaturerebbe i presupposti e l’idea su cui era stata impostata questa stagione. E, più in generale, il progetto tecnico impostato negli anni in viale Sclavo. Quella 2022/2023 era la stagione di transizione per eccellenza, per vedere se e chi all’interno del roster poteva reggere la Gold, senza l’assillo del risultato. A fine anno occorrerà tracciare una linea e capire cosa è e cosa vuole essere la Mens Sana. Ora e nel futuro.


IL PRESENTE - Al tempo stesso però, non bisogna buttar via i panni con l’acqua sporca, dissipando quanto di buono fatto vedere fino a oggi. Perché, chiunque sappia di sport (e non sia necessariamente un tifoso della Juve di Giampiero Boniperti), lo dice sempre: vincere non è importante, è l’unica cosa che conta. Ebbene, anche per questa Mens Sana, il risultato deve rappresentare un fattore che dà un’ulteriore certificazione di qualità del lavoro svolto. Qualità che non manca perché, cercando di andare oltre il proprio potenziale, la Mens Sana è riuscita a competere. Ora le si presenta davanti una nuova sfida: quella di tornare a vincere. Dovere morale verso sé stessi e verso gli innegabili sforzi profusi ogni giorno da squadra, coach, staff tecnico e societario. 


Andrea Frullanti



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