martedì 26 luglio 2022

Perché la Mens Sana ha fatto bene ad accettare il ripescaggio in Serie C Gold

E' una domanda a cui c'è anche bisogno di dare una risposta? Mettere sul tavolo pro e contro, come quando due anni fa ci si trovò di fronte alla scelta di accettare la Silver al posto della Serie D, aiuta a farsi un'idea più ragionata e non di pancia. Le ore convulse che negli ultimi due-tre giorni hanno portato alla decisione della Mens Sana di accogliere positivamente la proposta della Fip di un ripescaggio in Serie C Gold hanno sollevato questioni non banali. 

C'era stata occasione anche qui di esternare il disagio per un terzo anno consecutivo in Serie C Silver che, al di là della difficoltà a rinnovare l'entusiasmo di esserci ancora, aveva il sapore di essersi impantanati, per un progetto a cui si chiede di continuare a crescere, almeno un altro po', perché continui ad avere un senso. E con tutte le volte che la casa madre viene chiamata in causa, va dato atto alla Polisportiva che, costretta a metterci la faccia nel prendersi la responsabilità di una decisione dirimente, ha portato avanti alla fine una scelta di crescita e non conservativa.     

Prima gli elementi concreti, poi i ragionamenti sui massimi sistemi. Per la Mens Sana affrontare la Serie C Gold, per come ci si propone di farla, invece della Silver, avrà costi aggiuntivi (soprattutto legati al raddoppio dei parametri da 1250 a 2500 euro) quantificabili in circa 20mila euro, che possono diventare una trentina a seconda di eventuali nuovi arrivi. In assenza di elementi per sapere se la Mens Sana può permetterselo, ci rimettiamo al fatto che chi deve mettere insieme quel budget non appare preoccupato dello scostamento di bilancio, evidentemente con delle ragioni. Sul piano dell'esito sportivo della stagione invece è una scelta che comporta zero rischi dal momento che non ci saranno retrocessioni: quindi tra un anno la Mens Sana si ritroverà nella stessa serie in cui si sarebbe ritrovata chiudendo la Silver in uno dei primi dieci posti, quella Serie C Gold che tra un anno sarà la quinta categoria della piramide del basket. 

Per inciso, ma è veramente prematuro ragionarne, solo per aggiungere un elemento, aver fatto la Gold, a differenza della Silver, metterà tra un anno la Mens Sana in posizione di poter aspirare (ad avere le risorse...) a una delle 30 wild card che la Fip distribuirà a pioggia per partecipare alla nuova Serie B Interregionale, la futura quarta serie. In ogni caso comunque ci si ritroverebbe appunto nella stessa serie. Certo avendo speso in Gold qualcosa in più quest'anno, come detto: maggiori spese che potrebbero comunque ripagarsi in buona parte già con gli incassi dei derby con Virtus e Costone (e il campionato dei tre derby sarà a suo modo storico da vivere, e bellissimo da raccontare), fermo restando che la Silver che si prospettava sarebbe stata in ogni caso meno attrattiva rispetto all'anno passato. Ma da qui all'estate prossima ci sarà in mezzo una stagione, giusto per rimanere ai fatti concreti, realisticamente ad altissimo rischio di imbarcate sul campo, in cui la Mens Sana rischia prevedibilmente di vincere veramente poche partite: forse neanche saperlo prima salverà dalla frustrazione di non riuscire a essere competitivi.   

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Qual era l'alternativa? Un'altra stagione in Serie C Silver che, vista la formula, era difficile non considerare un anno perso: nel caso migliore, quello di un dominio inutile in un campionato in cui andrà bene arrivare anche decimi, sarebbe stata un'annata da zero a zero. Se oggi il problema è chiedersi quanto seguito potrà avere una stagione in Gold da poche vittorie, quanto interesse invece poteva veramente avere un campionato vinto dalle prime dieci squadre su sedici? Zero, per chi scrive, anche se poi legittimamente ci sarà anche chi la pensa in maniera diversa. Ti diranno bravo a vincere un campionato del genere. Affrontarlo per arrivare primi per forza, pur di provare a tener vivo l'entusiasmo, si prospettava come uno spreco di risorse a qualsiasi livello, senza certezza (giustamente, è lo sport) di sapere se saresti arrivato primo, e anche in quel caso quanto entusiasmo avrebbe generato effettivamente.  

Spreco di risorse: compreso aver cominciato a prendere gente da fuori per fare un campionato che nel giro di qualche giorno si è scoperto di fatto non avere più significato. E' adesso con il cambio di scenario che quelle mosse invece prendono più senso. Non sarà certo come averlo saputo per tempo: nella programmazione di inizio estate i piani per questo scenario c'erano e prevedevano un rifacimento della squadra più corposo, e realistico. No, purtroppo per tutti, confermare il blocco storico della promozione accarezzata non è lontanamente sufficiente per affrontare la nuova categoria. Le tempistiche hanno poi portato la costruzione della squadra in una direzione diversa da cui non si torna indietro, anche se sarebbe auspicabile. Ma d'altra parte ritrovarsi al 25 luglio a costruire una squadra competitiva per la categoria superiore è una missione proibitiva se non impossibile: c'è di buono che è l'unico anno in cui ci si può permettere. Arriverà comunque poi anche il momento in cui ricordare che portare in giro il nome della Mens Sana richiede di farlo con dignità, a prescindere da eventuali gap tecnici.  

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Guardandosi negli occhi, però, questa prospettiva di una stagione di lacrime, sudore e sangue non potrà essere una ragione accettabile per veder allontanarsi la gente. Bisogna uscire dall'equivoco secondo cui i tifosi della Mens Sana vanno al palasport solo se si gioca per vincere. Non solo perché si parla di vincere... in C Silver: quindi di che si parla? Per chi ha visto scudetti e Final Four di Eurolega potrà veramente essere questa una motivazione? E poi è un argomento totalmente antistorico: affrontare campionati con l'obiettivo di vincerli non è nell'essenza della Mens Sana, che ha vissuto solo una parte minoritaria delle proprie stagioni con ambizioni di successo, ma anzi è invece nelle annate sofferte che ha cementato quello zoccolo duro di appassionati a cui ci si aggrappa anche oggi, che la stragrande maggioranza dei tifosi degli anni d'oro sono svaniti. Una sfida dunque anche per tastare la maturità della piazza, che (perché le è stato detto, più che per sua richiesta) in questi anni ogni volta che si è trovata a ripartire ha pensato di doverlo fare per forza per vincere, quando la normalità della vita di ogni società è diversa, e la normalità della vita della Mens Sana per lunghi anni è stata diversa.  

Una piazza chiamata dunque a vivere con intelligenza un'annata del genere, sapendo come è nata, con quali aspettative reali, con quale senso, con quale logica, sapendo quali richieste si possono legittimamente fare alla parte sportiva. Dipenderà molto, moltissimo, anche dalla capacità della Mens Sana di comunicare bene tutto questo. Ma l'esteriorità della comunicazione andrà riempita di sostanza e di contenuti, con cui costruire una storia capace di prescindere quanto più possibile da risultati che (felici di essere smentiti dal campo) si annunciano probabilmente anche grami, e i tanti derby non affievoliranno certo la sensazione. Una storia costruita su altri obiettivi tecnici che ci si vorranno comunque stabilire per dare un senso a questa stagione e vincere l'abitudine di tutti a guardare agli stretti risultati del campo, a cui comprensibilmente si è consueti riferirsi come primo e ultimo parametro. 

A cosa si dovrà guardare allora? Allo sviluppo dei singoli in ottica futura? Due anni fa accettare il doppio salto dalla Promozione alla Silver saltando la D fu importante anche per conoscere il piano superiore e poi, con una serie di passi giusti, al secondo anno arrivare quasi a vincere il campionato (anche se notoriamente "quasi" non conta). Così questa è l'occasione per conoscere la quarta serie, capire il livello delle altre e mettere alla prova quei 3-4 giocatori (possono essere di più, speriamo non di meno) da cui si vuole capire se possono starci in futuro: misurarne i progressi, lavorare per portarceli, e già valutare la loro crescita di partita in partita può essere una chiave della stagione. In quest'ottica se eventuali nuovi arrivi potrebbero servire a colmare quel gap di competitività che oggi pare oggettivo, d'altra parte sarebbe anche interessante vedere puntare su giovani a cui proporre un progetto tecnico di crescita per ritrovarsi in casa tra un anno giocatori pronti per la categoria. La costruzione della squadra, peraltro già avanzatissima, e le ragioni tecniche attorno a cui formarla sono il prossimo tema sul tavolo.

 
   
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