mercoledì 30 ottobre 2019

Storia da Grandi: La maglia nera e Zorzi in tribuna, l'arrivo di Bantom e la fuga di Watson

Il secondo viaggio a ritroso nella storia della pallacanestro mensanina mette a fuoco i fatti accaduti nella prima settimana di Novembre.
Come ben noto ve n'è uno fondamentale nella vita societaria e cittadina, perché segna il debutto in Serie A (4 Novembre 1973 contro l'Innocenti Milano), ma proprio perché già tanto se n'è scritto e detto mi prendo la libertà di scansarlo, come farò con altri, per riportare a galla quelli meno noti o più curiosi.


Uno di questi è datato 6 Novembre 1977 e riguarda la comparsa della maglia nera con strisce laterali bianche e verdi che accompagnerà la promozione e i playoff della stagione '77-'78.
Per la terza di campionato, ospite la Mobiam Udine, Ceccherini e compagni vanno sul parquet con un completo inedito, che relega i colori bianco e verde a rifinitura e propone dominante il nero. Sul petto rimane bella evidente la scritta Mens Sana Siena.
Quella muta da gioco è una sorpresa che ha davvero un gran colpo d'occhio. Assai particolare ma bellissima, archiviata presto solo per il cambio di main sponsor e sponsor tecnico, la cui idea di base rimane tuttavia per il biennio successivo (le maglie da trasferta Antonini dei primi due anni) e sarà ripresa negli anni 2000 per disputare l'Euroleague.

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1981, 1 Novembre. La sconfitta di misura a Napoli (80-79) costa la panchina a Giorgio Brenci, avvicendato da un nome conosciuto e gradito alla piazza: Antonio Zorzi.
In certi ambienti di stampa si afferma però che prima di legarsi al Paròn la famiglia Lanfredini si sia preoccupata di telefonare a Boston, a casa di Terry Driscoll, prestigioso pluriscudettato ex giocatore e allenatore della Virtus Bologna, che abbandonato l'ambiente cestistico si stava affermando anche come uomo d'affari nel settore farmaceutico. Solo il suo rifiuto avrebbe riportato i dirigenti mensanini sulle piste dell'allenatore goriziano.
E' una voce che non pare priva di fondamento in ragione anche degli stringenti regolamenti che limitavano il raggio d'azione di Zorzi, ritenuto dalla FIP legato alla Reyer Venezia, sebbene da quest'ultima ormai scaricato.
In effetti, pur preparando la squadra tutta la settimana il bravo Tonino per l'intera stagione le partite fu costretto a leggerle dal settore numerati e da lì suggerire le contromosse a Raffaele Taglialatela e Daniele Sensi che invece sedevano in panchina.

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1982, 1 Novembre. In Viale Sclavo arriva Michael Allen Bantom, più genericamente Mike, che per tanti motivi è in quegli anni un nome davvero di rilievo della NBA e del basket americano.
Viene per sostituire Brett Vroman, lungo non avvezzo a riempire l'area e a giocare spalle a canestro, il cui destino è segnato da settimane.

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La prima settimana di Novembre sia del 1984 che del 1985 vede l'attuale decano degli allenatori di serie A Cesare Pancotto perdere al PalaSclavo.
Nell'84, abbinata Cida, la sua Sangiorgese è una neopromossa dal gioco ben organizzato che anche per la qualità di Quercia, la completezza di Rudy Hackett e la mira dell'altro ex mensanino Davide Ceccarelli, dopo cinque giornate ci precede di 4 punti ed è sorprendentemente capoclassifica, perché battuta una sola volta, d'un soffio, a Brescia, altra capolista.
La Mens Sana affidata a Lajos Toth è invece completamente rinnovata e sembra restìa ad assimilare i precetti tattici del coach ungherese di passaporto italiano, ma contro i marchigiani vede esplodere le straripanti qualità di Mike Bantom e James Hardy.
I due fanno il 60% dei punti della squadra, prendono da soli quasi il doppio dei rimbalzi degli ospiti, stoppano, recuperano palloni e ai compagni servono assist come cappuccini al bar.

L'anno successivo Pancotto perde Quercia e lo sponsor, parte più lentamente, ma i suoi sono ancora in batteria per organizzazione di gioco e determinazione.
Qua invece si fanno i conti con gli americani, perché dopo appena quattro turni di campionato viene dato il benservito a Curtis Berry, non funzionale alle esigenze del team, e chiamato Charles Jerome Kupec, all'esordio proprio contro i rosso granata di Porto San Giorgio.
Con la fama che lo accompagna e sulla scia dei canestri dalla lunghissima distanza che da sempre ne sono il pezzo forte, tanto da esser chiamati “bombe K”, C. J. contro la Sangiorgese risveglia l'entusiasmo di un pubblico finalmente rumoroso e partecipe. I suoi 16 punti nei primi venti minuti tuttavia non impediscono ai concreti ospiti di chiuderli in testa.
Nella ripresa un rassicurato Johnstone, le zampate di Carraro e l'intelligenza di Degl'Innocenti permettono di prendere in mano la gara e non saranno alcune distrazioni finali a mettere a repentaglio la vittoria.
Nonostante queste due sconfitte Pancotto guida i marchigiani in tornei più che dignitosi, con salvezze guadagnate sempre in largo anticipo.
Le qualità di tecnico solido e preparato gli valgono un credito in costante ascesa.

Anni dopo, è il 1990, guarda caso sempre la prima settimana di Novembre, la terza sfida al Palasport non la lancia dalla medesima panchina, ma da quella dell'ambiziosa Kleenex Pistoia.
Con Rowan a far sé stesso, Claudio Crippa a spiegarla e, inatteso, Giuseppe Valerio da 35 punti in 30', si prende una secca rivincita: 90-105.
Per i tifosi mensanini è una delle serate all'apparenza più insensate e certamente più sconfortanti dell'intera gestione Lombardi.
Quella lezione indigeribile, così severa per com'è maturata, segnerà invece il punto di svolta della stagione biancoverde, perché messi di fronte ai propri limiti tattici e caratteriali, i ragazzi di Dado si mostreranno di lì in avanti un blocco granitico per intenti, disponibilità reciproca e determinazione.

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1995, sabato. Il marchio CX Orologi, che per preziosa intercessione del Monte dei Paschi viene a mitigare una critica fase finanziaria, debutta al Palasport proprio nel giorno della diretta tv.
L'impegno contro il Benetton di D'Antoni, Pittis e Rebraca, già difficile sulla carta, è complicato dal prematuro K.O. di Vidili, fermato da un problema al ginocchio.
Pur spremendosi in marcatura sul povero Henry Williams, finché è della partita Bip non trascura di far la voce grossa in attacco e quando lascia il campo è proprio in virtù delle sue triple se la Mens Sana ha messo via un patrimonio d'una quindicina di punti di vantaggio. Bomba → difesa che s'apre verso l'arco → area che s'apre a Mills e Turner.
Ma è appena l'inizio del secondo quarto e il pensiero che di lì in poi il cronometro giochi a sfavore è un fantasma che incombe sulle tribune.
Dopo un momento d'assestamento tuttavia la squadra si ritrova e va all'intervallo con un vantaggio comunque importante: 50-41.

Nel secondo tempo c'è ancora una grande Mens Sana. Veloce, determinata, che anziché sgonfiarsi offre sfacciata la crescita di Mills (alla fine 11/15 per 27 punti) e Anchisi, la solidità di John Turner e, manco a dirlo, le bordate del rimpianto ex capitano Massimo Iacopini (9/12 dal campo per 24 punti).
Ma c'è gloria anche per Vario Bagnoli, a cui gli anni passati con Lampley e Comegys qualcosa hanno insegnato. In 6 minuti “allenta” 3 stoppate, che se non è un record gli assomiglia tanto.
Per la Mens Sana è la duecentesima vittoria casalinga in A, campi neutri compresi (4).

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1997, a poche ore dal match di Coppa Korac contro i tedeschi dell'Oberelchingen, Jamie Watson svicola alla chetichella e parte per gli Stati Uniti per non fare più ritorno.
Colta di sorpresa la dirigenza biancoverde non riesce a tesserare il sostituto per la domenica successiva, sebbene riesca a individuarlo.
Si tratta di Jerry Reynolds, svogliato e lunatico talento cestistico dalla vita romanzesca, che terminata o bene o male la stagione regolare e vinto il primo turno dei playoff contro Cantù andrà a sua volta a rescindere, lasciando sola la squadra nel quarto di finale contro la terribile Fortitudo Teamsystem.

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1998. La vittoria in Korac contro i turchi del Tuborg Izmir vede al Palasport solo poche centinaia di innamoratissimi.
Snobbare una competizione continentale, purtroppo cosa abituale nei nostri anni '90, è a mio avviso un'occasione malamente sprecata per mostrarsi all'altezza di un contesto importante.
Perché è bene ricordarlo, fare le Coppe è un riconoscimento al livello raggiunto, magari con sforzi enormi, nel torneo nazionale. E' dunque un premio al lavoro svolto.
In secondo luogo, si va a rappresentare la propria nazione.
Terzo, si va ancor più per la propria immagine. E' insomma un'opportunità per mettere in mostra (oltre alla Città) le proprie ambizioni di salire di livello.
Infine, appena fuori dai confini ogni match diventa un confronto tra scuole ed è comunque bello provare ad affermare la propria. E' così d'estate al campetto sulla spiaggia, a maggior ragione dovrebbe esserlo nei palasport del continente.
Per tornare alla partita, i pochi presenti furono testimoni di un Henry Turner da raccontare a veglia.
L'ala ex Fenerbahce ne mise 30 (12/16 al tiro), accompagnati da 11 rimbalzi, 6 recuperi, 3 assist, che resero le cose più facili anche a Paris Bryant, piccolo playmaker statunitense di passaporto austriaco che ne segnò 16.
Chi pensava che con lui in quelle condizioni di forma il colpo a Pistoia si potesse fare non aveva fatto i conti col doppio volto di “Uzun”, che in campionato stentava, eccome.
E così fu. Nel derby chiuse con soli 4 punti in 31 minuti e altre nefandezze, che a fine gara gli valsero l'eloquente valutazione di -9.

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2007. La nettissima affermazione (100-65) sull'Angelico Biella, seconda in classifica e in striscia vincente da 4 turni, vede la Mens Sana chiudere con ben 151 di valutazione (Biella 37...), che nella storia della Società vale la quinta prestazione di tutti i tempi.

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2008. La vittoria 89-60 sulla Carife Ferrara è per la Mens Sana la numero 600 in serie A.

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2009, 1 e 4 Novembre.
Lavrinovic è fermo per curare la schiena, ma i compagni non lo tradiscono, perché al Forum di Assago rimandano in più materie l'Armani Jeans (79-91) e tre giorni dopo a Villeurbanne reagiscono da duri a distrazioni iniziali che portano a un primo quarto a dir poco inusuale: 29-10 per l'Asvel.
Pianigiani fa ripartire i suoi dall'ABC, la difesa, che mette in ritmo anche l'attacco. E così la seconda è una frazione da 21-3, che manda sì al riposo i padroni di casa ancora avanti di 1, ma non più padroni del ritmo e men che mai dell'inerzia del gioco.
Nei due quarti finali la gara è controllata senza apparenti difficoltà: 26-16 la terza frazione; 25-17 la quarta.
Con Romain Sato trascendentale  (8/12 da 2, 4/6 da 3, 5/6 ai liberi per 33 punti totali, suo massimo in Euroleague, di cui 16 nel solo 3° quarto) e McIntyre che con 10 assist è a -2 dal suo record nella manifestazione, il 72-36 dei tre quarti realmente giocati dai biancoverdi è un ulteriore messaggio inviato in Europa.
Nell'Asvel c'è un futuro mensanino, Kristjan Kangur, ma rimane in campo nemmeno cinque minuti.



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Ricomincio da 820. Il primo mvp della Mens Sana in Promozione è il pubblico 

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