giovedì 22 ottobre 2015

Pochi (pochi?) ma buoni

Ricordandoci un momento della partita di domenica con Casale, il post di Stefano Salvadori su Roberts ha aperto uno squarcio sull'ambiente respirato in alcuni momenti al PalaEstra. "Caldo come ai bei tempi", ha detto chi c'era.

"Ai bei tempi" al palazzo c'erano seimila persone, cinquemila, carichi a molla per le partite con il Panathinaikos, il Maccabi, Milano, Roma, Fortitudo, Spanoulis, Navarro, Obradovic... In queste due partite di A2 la Mens Sana ha fatto duemila spettatori di media. Che non sono pochi per niente. Ma oggettivamente sono un bel po' meno dei bagni di folla di allora, tecnicamente meno anche dell'anno scorso in Serie B, quarta serie, anche se sul fatto di essere effettivamente meno si può discutere.

Più o meno gli stessi, qualcosa in più, di quelli che c'erano l'anno scorso ai playoff. E di quella scorsa primavera inoltrata si respira un'aria simile. Chiaro, senza il pathos del dentro-fuori in cui ci si giocava tutto, non solo la stagione. Ma ancora col coinvolgimento totale in un clima carico, che si sente (non solo nei decibel). Si sente in rapporto alla categoria.

Il coach di Casale Ramondino alla vigilia aveva parlato del fattore di venire a giocare a Siena su un campo caldo. E per un attimo è venuto da sorridere pensando che il campo caldo era quello con il Panathinaikos, il Maccabi, Milano, Roma, Fortitudo, Spanoulis, Navarro, Obradovic. Ma per la categoria è caldo. Per la categoria doveva essere caldo il campo di Scafati e sembrava un teatro. Campi caldi capiteranno, soprattutto contro squadre che giocano per qualcosa. Ma tra questi campi, in cima, c'è Siena. Anche in duemila.

Sarà perché il passaggio da quattromila a duemila ha diminuito il numero degli appassionati, anche con trasporto, ma non ha scalfito se non in parte (e magari per altri motivi) il nucleo dei tifosi, peraltro quelli attorno a cui è più naturale che si crei un clima di un certo tipo. Quelli che non hanno bisogno di una squadra di classe per accenderlo, basta il sempreverde di qualche arbitro con cui prendersela.

Assume così una forma più chiara l'assunto estivo che pareva quasi una frase fatta, secondo cui la Mens Sana la salvezza avrebbe dovuto costruirsela in casa. Una squadra da battaglia potenzialmente c'è. Un ambiente che ha dimostrato di cavalcarla anche. Se il coinvolgimento creato sarà attrattivo e non esclusivo, c'è da pensare che sia la pubblicità migliore perché i duemila non restino in duemila.

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