venerdì 14 dicembre 2018

#unoasettimana Todor Radonjic, "uomo schermo" di Moretti

Nel Medioevo, tra le tante regole non scritte dell’amore cortese c’era anche quella che imponeva all’innamorato di non dichiarare apertamente il suo amore, per non svelare l’identità dell’amata e preservarne intatto l’onore.

Ci voleva discrezione: così la donna non era esposta al chiacchiericcio e al morboso interesse dei tanti curiosi. Uno dei metodi per fare ciò era inventarsi un’altra innamorata, una “donna schermo”, in pratica una copertura che servisse solo a distogliere l’attenzione di tutti. Come quando, nella Vita Nova, Dante in chiesa finge di guardare una in tralice, ma in realtà i suoi occhi sono tutti per Beatrice (rima non voluta, ispirata probabilmente dal Sommo nda); la strategia pare funzionare, tanto che a metterla in pratica non sarà soltanto l’Alighieri.

Per fortuna quest'esperta tecnica di distrazione non viene usata più soltanto per le schermaglie d’amore, ma anche in altri contesti, come ad esempio da  Moretti sul rettangolo di gioco. E, per farlo, il coach è solito utilizzare il suo “uomo schermo” preferito, colui che attira su di sé gli sguardi degli altri e libera il gioco per le varie ‘Beatrici’: Todor Radonjic.

Nato 21 anni fa il giorno in cui tutti si fanno gli scherzi (1/4/97), Todor è montenegrino di culla ma italiano per formazione cestistica e non solo (leggi passaporto). Cresciuto nel vivaio della Stella Azzurra, abbandona la lingua slava per dedicarsi all’italiano e ben presto anche al dialetto romanesco, che inizia a maneggiare con la stessa facilità con cui un sommelier maneggia un Tastevin. Durante il suo ultimo anno a Roma, nel 2016, partecipa anche alle finali nazionali Under 20 e viene nominato nel miglior quintetto della manifestazione in virtù delle statistiche che fanno lustrare gli occhi ai tanti scout presenti (in 6 partite tiene una media di 14 pti, 8 r. e il 60% da 2).

È il momento di fare sul serio, e il passaggio coi grandi è lo sbocco naturale per un talentuoso come lui. L’opportunità gliela dà Roseto, dove subito riesce ad ambientarsi e farsi amare, anche perché il suo sorriso e il suo sguardo aperto, sincero, sono lo specchio di un carattere che riuscirebbe a farsi benvolere anche da Lord Voldemort in persona. 

“È di una pasta straordinaria, duttile, sempre positivo verso le cose nuove” dice di lui Moretti, interessato certo al contributo che il giocatore può dare fin da subito, ma anche e soprattutto a ciò che Todor può diventare in futuro. L’esperienza agli Sharks serve a forgiare meglio che nella fucina di Efesto il suo carattere e a testare le capacità di adeguamento ai piani alti, ma non solo. L’Abruzzo per lui oltre ad essere terra di monti e di armenti è anche terra d’amore, perché proprio a Roseto conosce Francesca, sua moglie.

Nel 2017 l’arrivo a Tortona, in una società prestigiosa e affamata di vittorie. La crescita continua. Todor sembra uno di quei draghetti giocattolo che quando li metti nell’acqua sono piccoli e poi, dopo aver assorbito il liquido, diventano grandi e grossi. Il suo segreto di Pulcinella sembra essere sempre il solito: animo sereno e tanta voglia di imparare. Quest’estate, poi, ecco la Mens Sana, un boccone troppo ghiotto per non essere mangiato con gusto.

A Siena Radonjic ha trovato la situazione ideale: club prestigioso, staff preparato e un coach che crede in lui. “Now, it’s up to you” diceva il vecchio e saggio Coach Zen. In campionato ha avuto una partenza cinque stelle lusso, con prestazioni convincenti e punti decisivi. Dopo, una leggera flessione, per poi tornare a segnare canestri pesanti nelle ultime gare.

Esempio lampante è l’ultimo match casalingo contro Roma. Terzo quarto, Siena in affanno, Virtus baldanzosa in netto recupero. Nel momento più delicato, bomba del 70 a 65 del nostro e partita con un nuovo indirizzo, quello giusto stavolta, quello che porta la W in casa mensanina.

In campo, da vero trasformista, si sta adattando a fare di tutto, soprattutto in fase difensiva. E’ ricco il campionario di cose richieste dal suo coach: si va dal far valere i suoi centimetri contro avversari più piccoli (in più di un caso si è trovato a marcare i playmaker avversari), all’adattarsi a situazioni di lungo tattico, ruolo in cui le proporzioni si ribaltano totalmente. In attacco invece, al netto degli evidenti margini di miglioramento soprattutto vicino al ferro, i suoi polpastrelli bene educati sanno sempre come trattare adeguatamente la sfera, e non è certo cosa da poco.

La speranza dei tifosi è quella di vederlo ancora tante volte esultare verso la nord; sarà il segno evidente che “l’uomo schermo” ha colpito ancora.



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