venerdì 23 novembre 2018

Pick-and-Tom: Io m'accoppio, tu ti accoppi, egli si accoppia. La condivisione secondo Moretti

“Sono contento della condivisione che continuiamo ad avere a livello difensivo”.
Parole e musica del coach, Paolo Moretti. In effetti, a veder bene, la sua Mens Sana è riuscita a passare col rullo compressore sopra la flebile verve dei trevigliesi grazie soprattutto alla disponibilità in difesa a collaborare dei suoi uomini. Pecchia e compagni avevano rifilato 91 punti ad Agrigento giusto 6 giorni prima e 92 alla Leonis nel turno ancora precedente.

Contro Siena, più o meno dal minuto 15, hanno cominciato ineluttabilmente a fare a cornate contro il muro mensanino. Principale ingrediente dell’indigestione degli ospiti: la difesa match-up dei biancoverdi, già spolverata in stagione, mai utilizzata con questa continuità. Cerchiamo di capire i motivi che hanno spinto l’attento staff senese ad adottare in maniera più sostanziale questa strategia e soprattutto gli effetti che questa scelta ha prodotto sull’economia del match.

To share: significa condividere ed è un vocabolo inglese molto utilizzato negli spogliatoi delle squadre di pallacanestro ad ogni latitudine. Fa riferimento alla necessità di disporre di una serie di princìpi e valori in comune per essere team ma anche all’opportunità di coordinare i movimenti in campo. E in difesa, che sia uomo o zona, muoversi insieme diventa vitale. È sufficiente bucare una rotazione e la frittata è fatta. A maggior ragione occorre fare attenzione in quel tipo di difesa “evoluta”, chiamata comunemente match-up e che assume prospettive differenti a seconda delle concezioni di chi decide di implementarla.

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Nel caso della Mens Sana si è passati da un utilizzo centellinato della match-up, più o meno limitato agli inizi di periodo e alle situazioni di rimessa in fase d’attacco degli avversari, a un’applicazione più estensiva, destinata ad ogni azione difensiva susseguente a un canestro realizzato o a una qualsiasi altra interruzione del gioco. Da un simile cambiamento possiamo dedurre un paio di considerazioni: o Moretti ha deciso di elevare la propria arma tattica, riservata fin qui – potremmo dire – alle missioni speciali, a difesa principale oppure, più probabilmente, ha studiato caratteristiche e abitudini che hanno reso temibile Treviglio in questo frangente di campionato ed ha deciso così di porvi rimedio.

Quella di coach Vertemati è infatti una compagine fisica, che fa molto affidamento sull’atletismo e l’energia dei propri interpreti, specialmente quelli più giovani. Pecchia, Palumbo, Taflaj, D’Almeida, Olasewere (quando c’era) sono più produttivi quando possono arrivare al ferro piuttosto che accontentarsi delle conclusioni dalla grande distanza.


Anche nella partita del PalaEstra, abbiamo potuto notare l’aggressività con cui gli esterni (ma non solo) trevigliesi cercano abitualmente di tagliare a fette l’area degli altri con penetrazioni insistite. Qui ci provano prima Palumbo e dopo Frassineti, forse il più perimetrale dei suoi ma non per questo meno "assetato" di pitturato.

Siena ha cominciato a fare affidamento molto presto alla propria difesa match-up. Il rapido movimento di palla degli ospiti nel primo periodo di gioco ha però messo a nudo le lacune, sotto forma di varchi eccezionalmente aperti e zone di campo sguarnite, a cui una scelta, così radicale, può esporre.

In questa particolare tipologia di schieramento, la proverbiale coperta può risultare improvvisamente corta, soprattutto quando, muovendosi dalla zona di partenza, un giocatore finisca per seguire un taglio, compiuto da un avversario tagliando, per l’appunto, il campo sia orizzontalmente, sotto il canestro, che verticalmente, a uscire in punta.

Poletti insegue Pecchia in angolo, Pacher esce alto insieme a Borra. Caroti vede inaspettatamente aprirsi il campo davanti a sé e penetra centralmente. Le rotazioni difensive si mettono in moto ma la palla gira talmente veloce che si ha l’impressione che i senesi arrivino comunque in ritardo. Le posizioni sono saltate, così come gli accoppiamenti, e il rimbalzo è preda delle lunghe leve di Borra. Sulla riapertura verso Roberts, Pecchia sorprende centralmente la difesa mensanina eccessivamente sbilanciata (Pacher lontano dal pitturato non sa letteralmente più che pesci prendere.)


Abbiamo aperto il pezzo parlando di condivisione. Avere i giusti sincronismi sul parquet permette a un team di collaborare, andando a mettere una pezza sugli spazi, di cui sopra, eventualmente lasciati incustoditi. Non c’è condivisione nella difesa, mostrata sotto, di Siena, in cui Morais e Poletti per rimanere nella zona di loro competenza, fraintendono il compito assegnato loro, accoppiandosi con lo stesso avversario, Borra, e lasciando Roberts in angolo libero di segnare, o sbagliare (a seconda dell’allineamento dei pianeti più che degli uomini in campo.)


Analizzati un paio di errori, peraltro prontamente rattoppati, torniamo al ragionamento iniziale. Adottare una difesa come la match-up che, nell’idea di coach Moretti, intende presidiare il terreno generalmente battuto dagli esterni, partendo da uno schieramento 3-2, e non lasciar loro il minimo spazio, grazie ai cambi difensivi sistematici, può avere lo scopo di impedire agli esuberanti giovani in forza alla Blu Basket di mettere palla per terra e attaccare il canestro.

Nella match-up generalmente ci si dispone a zona: il campo è suddiviso in parti, ognuna delle quali è affidata inizialmente alle cure di uno specifico difensore. Praticamente già dopo il primo passaggio, non appena l’avversario ha manifestato la propria intenzione di gioco, si procede immediatamente agli accoppiamenti. Esiste quindi tutta una serie di regole, molte delle quali si ripetono, che sono in grado di connotare diversamente le scelte di ogni coaching staff.

Per esempio, nella match-up in salsa biancoverde, come regola si seguono sempre i tagli, sia quelli eseguiti orizzontalmente, da angolo ad angolo, sulla linea di fondo, che i movimenti a uscire per giocare in punta dei lunghi. Di fatto la difesa biancoverde si trasforma in una uomo vera e propria, con responsabilità e rotazioni tipiche della difesa uno vs uno. Nel terzo quarto della partita contro Treviglio, ma già la strada era stata tracciata prima del riposo lungo, i famosi sincronismi, che procedevano un po’ a singhiozzo, sono andati a posto e Siena ha travolto la Remer.


Dopo il primo pick&roll, ogni senese ha preso in consegna l’avversario di riferimento. I cambi difensivi, molti dei quali coinvolgono anche Poletti e Pacher lontano dal canestro, serrano le file della difesa biancoverde. Radonjic, nel seguire correttamente il taglio orizzontale, lontano dalla palla, di Pecchia, si sofferma un attimo a centro area, per monitorare la situazione ed esser pronto ad offrire un aiuto a un compagno eventualmente battuto. Le linee mensanine si muovono con elasticità, questa volta a disegnare una coperta sufficiente a coprire la porzione di campo interessata. Gli ospiti non trovano spazio dietro ai blocchi e Caroti deve prendersi un tiro da molto lontano, fuori ritmo.

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La scelta di Moretti si è rivelata vincente contro Treviglio. La vena realizzativa di Morais e Pacher ha fatto il resto. Resta da capire se ci dovremo abituare a vedere un elevato numero di azioni di match-up alternate alla uomo, con l’intento di scombinare i piani degli avversari. Di sicuro un simile atteggiamento ha creato non poca confusione nel piano partita della squadra di Vertemati, apparsa la brutta copia di quanto ammirato soltanto qualche giorno addietro. Le poche primavere della coppia in regia costituita da Caroti e Palumbo probabilmente hanno avuto un peso, in negativo, nel determinare le sorti dell’incontro.

Come già detto in passato, trovarsi di fronte a una match-up, eseguita da giocatori che mostrano una discreta condivisione, richiede capacità di lettura rapide e un bagaglio di esperienze piuttosto consistente. Caratteristiche queste che non si ritrovano sempre nella stessa misura. 




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