domenica 14 giugno 2015

M I S S I O N E C O M P I U T A


Il 14 giugno 2015 entra negli annali della Mens Sana, a fianco agli scudetti, alle Final Four, alle Coppe Italia. Forlì non sarà più ricordata per quella Coppa Italia 2002 con Chiacig (proprio lui) e Naumoski che per la prima volta rivelava una nuova grande del basket italiano, né per le sconfitte con Napoli, Cantù e Roma, né per la Supercoppa vinta nel 2011 con Cantù. Dopo la rinascita dell'estate scorsa, la rinascita della Mens Sana ha vissuto il suo primo gradino risalito: dalla Serie B alla Serie A2. Le lacrime di commozione, dopo quelle di rabbia.

E' stato detto: la Mens Sana non torna nel posto che le compete, perché quello è la Serie A. Lo hanno ricordato i tifosi, quando a due minuti dalla fine hanno cominciato i festeggiamenti cantando un non sazio ma liberatorio "noi vogliamo tornare in Serie A" (seguito di una trentina di secondi dai cori su Minucci). Per il prossimo gradino serviranno soldi, competenze, probabilmente tempo, sicuramente il giusto consolidamento societario a vari livelli, e di questo - che diventa ora centrale - ci sarà modo di parlare con calma più a freddo.
Di certo, anche questo è stato detto dopo i festeggiamenti, ma era stato premesso chiaramente a inizio anno quasi mettendo le mani avanti, nessuna nobile decaduta ripartita dal basso - a memoria - era riuscita a risalire subito, al primo tentativo. La difficoltà non era il livello tecnico, per cui si era attrezzati, ma non poter sbagliare, laddove la storia dice che tutti hanno sbagliato. Anche la Fortitudo, che contro la Mens Sana aveva festeggiato l'inizio della propria risalita solo 24 ore prima, pur avendo cinque anni di "vantaggio", quelli che sono serviti per capire a tentativi cosa serviva. La Mens Sana è riuscita a salire il primo gradino nel minor tempo possibile.
Fermarsi alla partita con la Fortitudo sarebbe stato stupido, così come considerarlo adesso un asterisco al percorso fatto. Di certo con Agropoli la Mens Sana, ma anche tutto l'ambiente attorno, ha vissuto la partita in maniera diversa da subito, sentendosi più nella propria zona di comfort, più a suo agio. E ristabilisce anche un giusto equilibrio nella valutazione del cammino: non miracolati a essere arrivati fin qui grazie a un girone più facile, perché quello della Fortitudo sì che era duro; né eroi nell'essere usciti vincenti da un campionato più duro di quello che nel girone D ha vinto Agropoli, che pure la promozione se l'era meritata.
Da quest'ultima partita dipendeva la valutazione vera e insindacabile dell'annata. C'era solo un risultato, mancarlo significava aver fallito. Non importava il "come". Così oggi siamo a parlare di una missione compiuta. E allora è anche giusto riconoscerlo a chi ci ha messo la faccia, anzi a chi si è giocato la faccia: Matteo Mecacci alla guida tecnica, Lorenzo Marruganti alla direzione sportiva, Piero Ricci alla presidenza. In campo Davide Parente e in un senso diverso Roberto Chiacig, su tutti, per fermarsi ai nomi più chiacchierati, quelli intorno a cui si sono accese più discussioni, a volte ragionevoli (altre meno).
Dire con chiarezza che è una vittoria anche loro, nella misura in cui sarebbe stata addebitata loro una sconfitta in caso contrario, non lega le mani per qualsiasi valutazione verrà aperta, poi, sul futuro. Ma oggi è un atto di onestà. Festeggia, Mens Sana: la Serie B era un capitolo doloroso, necessario, estenuante. Adesso è alle spalle, è il passato, entrerà nei racconti dei babbi ai figlioli. Come tutti gli altri momenti più belli della tua storia.

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