venerdì 9 gennaio 2015

Comincia il ritorno. Cinque desideri

Fatto il punto sul girone (qui), il giro di boa è anche l'occasione per fare il punto sulla Mens Sana. Gli obiettivi da fissare per la seconda metà di stagione. O almeno gli obiettivi intermedi strumentali al raggiungimento del noto obiettivo finale. Partendo da una base di partenza di 11 vittorie in 13 partite di cui 8 giocate in trasferta e 5 in casa. E dal punto di vista individuale con Pignatti e Ranuzzi che si sono dimostrati ingaggi azzeccati, capaci di essere molto più che sicurezze per la categoria: sono i migliori realizzatori (13.5 e 12.5 punti), e anche i migliori tiratori da tre (35 e 38%). Cosa chiedere al girone di ritorno?


- Crescere in attacco. Che vuol dire farne crescere la qualità continuativa, non i numeri in sé. I numeri per esempio direbbero che la Mens Sana è ultima del girone con soli 4.9 recuperi di media, che significa correre poco e non trovare canestri facili in campo aperto per dare respiro all'attacco. Ma essere in controllo, senza provare a forzare il passo, permette sul lungo termine di calmierare i ritmi per tutelare un roster che deve farsi trovare fresco ad aprile-maggio-giugno, e nelle singole partite di giocare con sufficiente equilibrio da essere la squadra che perde meno palloni del girone (12.2): si è visto a Livorno e in parte a Cecina quanto faccia male concedere il campo aperto invece di poter schierare la difesa. Invece c'è da difendere il punto fermo attuale: essere la difesa che subisce meno punti (61.1), di cui è figlio anche il fatto di essere la squadra che prende più rimbalzi. 

- Riuscire a migliorare l'attuale 30% da tre ma in maniera sostenibile e realistica, che da una parte significa sapere che la migliore del girone (Oleggio) comunque non va oltre il 34%, dall'altra senza dimenticare la propria natura di squadra che ha bisogno di appoggiarsi in area. Non fa testo pensare di essere una delle squadre che tira più da due e meno da tre, perché dipende da dove si tira da due (da sotto o dai 6 metri non è uguale), e perché "andare sotto" non vuol dire solo "tirare da sotto", ma costringere la difesa a scelte che possono fruttare un buon tiro magari altrove, anche da fuori. Appoggiare la palla sotto si è dimostrato fin qui il modo più affidabile per dare un sistema strutturato a individualità a cui non manca la capacità di andare anche da soli. Ma rischiando presto il cortocircuito.

- Avere prima possibile una rotazione vera di almeno 8 uomini in grado di contribuire. Finora ne bastano anche meno, lo sanno tutti che non c'è da giocare l'Eurolega, ma ai playoff si gioca anche tre volte a settimana. L'importanza di una panchina incisiva si è vista con Paci e Ondo Mengue con la Sangiorgese, proprio quando paradossalmente per la prima volta le seconde linee si erano viste private della "stella" Parente. L'utilità non è solo di lungo termine, per essere freschi alla fine, ma anche per riuscire ad accrescere quanto più possibile all'interno di ogni partita i minuti di "vera Mens Sana", o almeno a far sparire quei blackout che spesso hanno complicato la vita, se non addirittura sono costati cari. L'eventuale e auspicato nuovo arrivo ha senso che vada in quest'ottica, e in quella dei primi due punti. 

- Riuscire ad avere da Davide Parente una presenza di 30-32 minuti di media su cui spalmare la sua qualità. Per intendersi: fino a una settimana fa ne giocava 22.3 di media, poi ha chiuso l'andata bagnando il "debutto da titolare" con la Sangiorgese con 36 minuti, marchiati non per caso col top stagionale di 21 punti, ma anche con le redini della squadra testimoniate dal sigillo messo sul break decisivo, proprio nel momento in cui poteva cominciare a farsi sentire la stanchezza. Nei suoi panni, è una fuoriserie. E poi arrivare ad avere Roberto Chiacig fresco - di polmoni, di gambe e di testa - in fondo, quando conta. Che vuol dire in fondo alla stagione, dai playoff in poi (come ha fatto l'anno scorso a Scafati). E, nello specifico, in fondo alle partite, quando servono delle certezze che invece a volte sono mancate, inducendo chi era in campo a rifugiarsi in giocate di hero-ball, non necessariamente sempre con buoni risultati. 

- Vivere un girone di ritorno allenante (già detta mille volte) in vista dei playoff di aprile/maggio e delle partite secche dell'eventuale Final Four di giugno. Quando dico "allenante" mi riferisco naturalmente innanzi tutto alla squadra e ai suoi automatismi, ma aggiungo anche per Mecacci. Allo scopo, i quarti di Coppa di fine gennaio/inizio febbraio e l'eventuale Coppa vera e propria di marzo sono interessanti test intermedi, ma sono troppo lontani per essere considerati una prova generale. Bisognerà ricavarsela sfidando sé stessi, più che gli avversari, in un girone di ritorno da 8 partite su 13 in casa. Di cinque trasferte (Empoli, Torino, Valsesia, Oleggio, Sangiorgese), al momento la più allenante sembra quella del 1° marzo sul campo di Valsesia, oggi quarta in classifica e con una difesa da playoff da soli 65 punti subiti di media. Affrontare a domicilio Varese, Cecina e Livorno non è allenante come farlo in trasferta: dovrà diventarlo, rendendola un'occasione di miglioramento. 

Non pochi compiti a casa prima dei playoff, ma alzare l'asticella sul basket giocato penso sia più stimolante del subire passivamente la pressione comunque forte di aspettative inevitabili. In bocca al lupo e buon lavoro 

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