Da una parte lo stanziamento di 3,5 milioni di euro previsti nella programmazione triennale 2025-2027 delle opere pubbliche per il necessario adeguamento sismico del palasport della Mens Sana, la cui idoneità in scadenza al 31 dicembre 2027 segna un limite oltre cui potrebbe non essere più possibile utilizzare il palazzetto per le partite. Dall’altra l’adozione di una variante semplificata al piano operativo sulla zona di viale Sclavo che per la prima volta delinea scenari per il futuro dell’impianto che vanno dalla riqualificazione appunto del palasport alla possibilità di demolirlo per farne uno nuovo. Arrivano le mosse dell’amministrazione comunale sul futuro del palasport e meritano di essere analizzate per delineare gli scenari.
I due provvedimenti si integrano. Dopo aver fin qui investito circa 1,6 milioni sull’adeguamento statico, i cui lavori proseguiranno anche l’estate prossima, quello sull’adeguamento sismico è un ulteriore tipo di intervento. L’avvio del progetto di fattibilità tecnica (col mandato di provvedere all’affidamento dell’incarico per la progettazione dell’intervento) è la risposta alla necessità non più prorogabile di valutare le opere necessarie, e poi eseguirle, perché il palasport sia a norma quando ormai tra poco più di un anno scadrà l’idoneità sismica.
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La modulazione dei 3,5 milioni per l’intervento, frutto della richiesta di un mutuo al credito sportivo, dipenderà dagli esiti delle verifiche in corso sugli interventi necessari. Negli scenari più auspicati, il desiderio è di coprire con lo stanziamento non solo i lavori di adeguamento sismico ma anche il restyling di un palazzetto che ormai dimostra tutta la sua età, per renderlo più accogliente anche allo scopo di ampliarne le possibilità di utilizzo a un numero maggiore di eventi. Più si riveleranno robuste le necessità di intervento e a soffietto meno risorse ci sarebbero per il restyling.
Con la variante del piano attuativo si apre poi a un ulteriore scenario, quello che le necessità di intervento siano ancora così robuste da valutare il palasport non adeguabile, prevedendo con questo provvedimento già le possibili strade da percorrere. L’argomento della variante, per contestualizzare, non è solo il palazzetto, ma la separazione del destino dell’impianto da quello degli altri due interventi in arrivo nella zona, fin qui vincolati ai lavori al palasport: la realizzazione di uno studentato privato indicativamente da 300 posti e di un parcheggio multipiano in una zona cruciale come polo scambiatore tra gli arrivi da fuori città, gli accessi al centro e la presenza della vicina stazione.
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La variante appena approvata ha elevato a 5000 metri quadrati la superficie edificabile nella zona a scopo sportivo. Questa costruzione era stata identificata in passato con la possibile realizzazione di una palestra in cui conferire tutte le attività della Polisportiva che ora si svolgono nel palasport. Che resta magari un’ipotesi valida nel caso in cui l’adeguamento sismico del palasport si riveli fattibile e il basket resti lì. Ma se l’adeguamento non fosse fattibile, aver adesso previsto nel piano attuativo la realizzazione non più di una "palestra" ma di “un nuovo impianto sportivo coperto” apre a due scenari
Primo scenario, il palasport senza più idoneità sismica non potrebbe più ospitare eventi di pubblico spettacolo ma potrebbe restare in piedi come un nuovo Dodecaedro da usare per gli allenamenti, spostando gli eventi aperti al pubblico (le partite) in questo previsto “nuovo impianto sportivo coperto” che però, in 5000 metri quadrati di superficie edificabile massima, significherebbe un nuovo palazzetto che difficilmente oltre la capienza di 3500 spettatori. Secondo scenario, il palasport senza più idoneità sismica potrebbe essere abbattuto e le superfici cumulate con i 5000 metri quadrati previsti per il “nuovo impianto”, permettendo la realizzazione di un impianto a quel punto molto più grande. Se esiste anche il primo scenario è perché il secondo avrebbe evidentemente costi molto superiori: non solo per la maggiore grandezza dell’impianto da costruire, ma anche per i costi di demolizione del vecchio. In ogni caso l’eventuale costruzione di un nuovo palasport sarebbe prevista lì e non altrove, perché quella è una zona destinata ad attività sportiva, e già organizzata per ospitarla.
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Un risvolto interessante è che lo stanziamento di 3,5 milioni può essere un punto di partenza della disponibilità ma non necessariamente di arrivo, perché potrebbe sbloccare ulteriori risorse. Esempio: la Polisportiva, con cui il Comune dovrà interfacciarsi visto che resta proprietaria delle palestre sotto e di una parte del tetto del palasport, potrebbe partecipare ai lavori. Con quali soldi? Con quelli in arrivo dalla cessione del terreno dove verrà fatto lo studentato. Altro esempio: se a realizzare lo studentato arrivasse un player importante, come pare, con l’ovvio interesse a valorizzare il palazzetto in un’area in cui ha investito, è verosimile la creazione di una partnership pubblico-privato per aumentare le risorse a disposizione per l’intervento. Oltre a portare oneri di urbanizzazione che il Comune possa reinvestire proprio nella zona aumentando il proprio budget.
Tutti scenari che avrebbero normalmente richiesto una variante più avanti, ma aver attribuito una classificazione urbanistica diversa crea già oggi la flessibilità per ogni tipo di decisione e intervento. Un dato importante è che il Comune dimostra con queste mosse di avere consapevolezza che, con la donazione del palasport da parte della Polisportiva per 70 anni, questa è una situazione che va gestita, e si è capito che non è più prorogabile, nell’interesse di restituire prima possibile l’impianto alla città nelle giuste condizioni. Il resto è una questione di tempi, quelli necessari per capire la portata degli interventi per l’adeguamento sismico, e a cascata se quelli lasceranno o meno lo spazio anche per un restyling, o se addirittura portassero alla decisione di non usare più il palazzetto, tenendolo solo per gli allenamenti o rifacendolo nuovo. Tempi che a quanto risulta dovrebbero portare a poter prendere una decisione entro la fine dell’anno.
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