venerdì 16 maggio 2025

Risorse, conferme e obiettivi, tra confronti e consapevolezza: dove va adesso la Virtus

C'è un passaggio della stagione appena conclusa che aiuta a farsi un'idea di dove va la Virtus: quello in cui, dopo cinque stagioni in cui è stata stabilmente la realtà di più alto livello del basket senese, dal fallimento 2019 della Mens Sana in poi, si è ritrovata invece risultati alla mano a essere a un certo punto la terza su tre, vedendo annullata dal campo la superiorità progettuale e organizzativa costruita e consolidata negli anni. Non è poi in realtà esattamente così, per una serie di motivi. In quel momento, tanto più col senno di poi di quello che ha detto l'ultima parte di stagione da 18 vittorie in 21 partite, la Virtus si è guardata dentro e ha capito che il punto non è essere prima, seconda o terza, ma credere nel fare le cose alla propria maniera. E per questo la strada a cui guarda ragionevolmente oggi per un rilancio la prossima stagione non ha la forma di una sterzata o di un'accelerata, ma della continuità
 
Continuità innanzi tutto nelle risorse a disposizione. Sono giorni e settimane di definizione, ed è presto per considerare le bocce ferme. Ma per la Virtus si profila già per l'anno prossimo un budget al livello di quello di quest'anno (compresi gli interventi importanti a stagione in corso), più o meno nella fascia di mezzo del girone toscano. E che l'anno prossimo vale di più, perché con il nuovo obbligo di introdurre due Under nei dieci (e saranno due su cui non pagare parametri), le stesse risorse saranno usate per due giocatori in meno, e quindi crescono. Continuità vuol dire anche, ed è anche un altro modo per concentrare altrove le risorse, la ricchezza di avere avuto metà squadra su cui non dover pagare parametri: Calvellini, Bartoletti, Braccagni e Costantini oltre a Olleia. Ragionevolmente sarà difficile, anche se verosimilmente ci si proverà, a confermarli tutti tutti. Ma più ne restano, meno giocatori c'è da andare a prendere fuori e più le risorse possono concentrarsi su di loro. Tra opzioni a favore del club o dei giocatori, una riga per tirare le somme si potrà tirare a metà giugno. 
 
E poi continuità tecnica, non solo nel nome di Evangelisti, arrivato con un progetto pluriennale a cui si è rinnovata con convinzione la fiducia anche quando era più difficile. Continuità, al di là dei nomi già fatti, significa razionalmente immaginare che venga esercitata l'opzione per trattenere Gianoli. Un affare invidiabile per tanti e che sarebbe complesso sostituire, che è esploso quando è arrivato un play che ha saputo metterlo in ritmo. La striscia di fine stagione è arrivata con la composizione di quest'asse. Per questo l'altra casella da cui si parte è proprio la regia, con la certezza empirica che per quel ruolo serve un giocatore funzionale che abbia, a prescindere dal talento, le stesse caratteristiche che ha portato Guerra. E per questo si proverà a confermare Guerra, sapendo che è un giocatore di categoria superiore con ambizioni conseguenti, che a metà stagione era libero proprio perché è la B Nazionale la sua prima scelta. Ma anche con l'ottimismo di potergli proporre un progetto tecnico in cui dargli le chiavi di una squadra con ambizioni di competere. 
 
Il resto della costruzione viene poi di conseguenza, perché la gravità di cui è capace un asse del genere chiama a gran voce la scelta naturale di circondarlo di tiratori. E sia Braccagni che Costantini nella seconda parte di stagione in un certo tipo di contesto hanno dimostrato di essere esiziali. Così come l'impeto di Bartoletti ha dimostrato di poter essere una risorsa anche dalla panchina. E Calvellini è ormai in pianta stabile uno dei giocatori più produttivi del campionato. Tutti giocatori per cui il rischio sono le sirene della B Nazionale. Ma anche nel segno della continuità, mancherebbe ancora un pezzo, e sarà con tutta probabilità il giocatore su cui investire: un "4" titolare tecnico, con tiro e capacità di lettura, mix difficile da avere in categoria, anche perché oltretutto in tanti preferiscono puntare su quella fisicità che invece la Virtus andrà probabilmente a compensare negli altri ruoli. Per il resto potrà aiutare la credibilità di Evangelisti, che fa la differenza quando gli addetti ai lavori decidono dove mandare un giocatore.  

E' questo, in linea di massima, fare le cose alla propria maniera. Avendo maturato la consapevolezza, che non è di tutti, che il gioco di primeggiare sulle altre società cittadine a livello di prima squadra non interessa, perché non ha senso, forse ha senso per chi insegue e trae motivazioni in più dal raggiungere gli altri. La Virtus non ha avuto i risultati del Costone (anche se il filotto finale ha lasciato un retrogusto diverso anche sulla competitività) e non ha avuto i 700 abbonati della Mens Sana (anche se ha 3-400 persone sempre presenti, e la capacità di mobilitarne 50 per una trasferta a Genova). Però, rispetto ai cicli abbastanza recenti di Mens Sana e Costone, come società la Virtus vanta una storicità superiore in termini di legami col tessuto cittadino, che poi significa una rete di contatti e di sponsor che tocca circa 60 aziende partner. Per questo, più dei confronti cittadini, la priorità è mantenere quella credibilità e quelle relazioni con sponsor e tifosi possibili solo senza snaturarsi. La consapevolezza che questo possa anche essere il livello giusto per la Virtus di oggi non toglie un grammo alla volontà di fare bene. E con ambizione. 

 



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19 maggio 1973 

 

 

 

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