Il numero 1 (di maglia) biancoverde sembra aver reagito bene allo scotto di quella partita da 0 punti in appena 8 minuti. Cifre da under arruolato come decimo a referto, non come centro italo-americano titolare. Da quella domenica il suo rendimento è tornato di buon livello: 12 punti a partita, quasi equamente distribuiti tra Rieti, Casalpusterlengo e Ferentino, il 70 per cento dal campo, l’80% dalla lunetta, 8,6 rimbalzi di media.
Tre gare in cui DiLiegro è apparso più reattivo fisicamente anche in difesa, cioè il suo tallone d’achille nelle prime giornate di campionato. I centri avversari hanno smesso di segnare 20 o più punti a partita con facilità irrisoria: adesso se li devono conquistare con maggiore sforzo. E devono anche difendere con più attenzione: le percentuali dimostrano che quando la palla arriva dentro, o quando DiLiegro se la prende a rimbalzo offensivo, sa come trattarla.
Non è la prima soluzione offensiva della squadra, non è neppure la seconda, ma è una buona opzione da cavalcare in giornate di buona vena o quando le difese avversarie provano a togliere il pallone dalle mani degli altri due Usa. Il 73,3% stagionale ai liberi (33/45) non è neanche così malvagio ed è essenziale per eliminare rischi di falli sistematici.
La condizione fisica. Quasi sempre DiLiegro quando torna in panchina va direttamente dal fisioterapista per lavorare sotto il profilo atletico. Non è un mistero che, specialmente all’inizio della stagione, soffrisse ancora per i postumi dell’intervento al ginocchio infortunato e che malanni muscolari di vario genere lo abbiano tormentato. Ma il countdown per averlo al top è iniziato: dopo la pausa per l’all star game si potrebbe vederlo finalmente vicino al cento per cento della condizione atletica. Ed è assolutamente incoraggiante vedere che già adesso riesce a interpretare, più di una volta, il ruolo di terzo violino, cioè quello che gli viene richiesto di essere.
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