Il calendario vuole che il secondo anniversario del 21 febbraio 2014 - uno dei picchi assoluti dello psicodramma della storia della Mens Sana - cada in un momento molto particolare, all'interno di un momento già unico, in cui non si è anche evocato il precedente di quell'assemblea dei soci, perché aveva cominciato a girare la stessa parola ("liquidazione").
Nelle ultime ore è stato presentato l'atteso nuovo soggetto, che per comodità chiameremo Consorzio, anche se racchiude anche altre iniziative collegate e convergenti. Ma senza mancare di rispetto al lavoro e alla passione di nessuno e alle altre parti del progetto, il fulcro potenzialmente decisivo per il futuro della Mens Sana è quello che riguarda il coinvolgimento di imprenditori e dunque risorse.
Giusto informarsi da chi c'è stato di persona, alla presentazione, su queste pagine si proverà comunque nei prossimi giorni a entrare un po' più in profondità. Intanto, visto che il modello è quello, un'idea ci si può fare anche guardando al precedente Varese. I fatti parleranno per questo nuovo progetto. Ma su tutto aleggia una questione: visto che poi sarà l'azionista di maggioranza a decidere cosa fare, cosa pensa la Polisportiva Mens Sana di questa iniziativa? Basta chiedere, e ascoltare cosa ha da dire.
"Abbiamo accolto con apprezzamento ed entusiasmo questa manifestazione di interessamento, così come con piacere siamo disponibili a ogni idea di allargamento della compagine sociale", dice a Palla al Cerchio Antonio Saccone, il presidente della Polisportiva dalle dimissioni di Piero Ricci fino all'elezione del suo successore, l'uomo sotto la cui presidenza si gestirà la crisi da cui dipende il futuro della sezione basket. Saccone non decide da solo, non è una dittatura, decide la Giunta, ma in questo momento è lui nella sua persona a rappresentare con piena legittimità l'istituzione dalla sua posizione più alta.
Saccone ha partecipato alle prime due riunioni di questo progetto con Giangastone Brogi e l'ex presidente della Polisportiva Giorgio Lucchesini, ma il progetto è loro, non è della Polisportiva, che si occupa di un'altra fase del salvataggio, quella relativa al reperimento risorse in particolare sul fronte sponsor. Per capirsi: il Consorzio ha l'obiettivo di entrare nella compagine sociale della Mens Sana. Ma al momento non sono possibili aumenti di capitale in presenza di una perdita superiore al capitale sociale, 309mila euro dalla semestrale al 31 dicembre scorso. Quindi prima va coperta la perdita, e di questo si sta occupando la Polisportiva, poi si può andare col resto.
Ma la risposta di Saccone, che ha voluto esplicitamente rendere pubblica, ha una doppia valenza. Innanzi tutto apre a iniziative non necessariamente nate dentro la Polisportiva: sembra scontato, se è per il bene della Mens Sana, ma siamo in giorni in cui c'è bisogno anche di queste rassicurazioni, eccome. Poi apre alla possibilità che la Polisportiva possa cedere il controllo del basket: anche qui, in una situazione del genere non dovrebbe esserci bisogno di dirlo, e invece ce n'è. Mescolando tutto insieme, sembra un'approvazione dell'iniziativa. No?
Ci sono paletti? C'è un minimo di denaro che va raggiunto perché la Polisportiva la prenda in considerazione? "Non ci sono paletti, qualsiasi cifra è sempre gradita. Aspettiamo che ci mandino il piano di lavoro per studiarlo", dice Saccone. Chiaro che più soldi ci sono e più è un progetto sensato, che possa fare da capofila di tutta l'operazione di salvataggio. Ma comunque è destinato a partire. E quelle di Saccone non sono parole che lasciano presagire un domani uno stop da parte della Polisportiva, anche se adesso il progetto va studiato prima dell'assemblea dei soci dei primi di marzo (data ancora non fissata, si è ragionato sulle date del 3, dell'8 o del 9 marzo). La bacchetta magica non esiste, esiste la qualità del lavoro. Vediamo.
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