Ragionare su come giocherà una squadra che ancora non esiste per otto decimi è uno sport estremo. E pesantemente inesatto, perché il gioco lo fanno i giocatori con le loro caratteristiche. Ma lo fanno anche gli allenatori, con le loro caratteristiche. E questa casella è già riempita. Se un discorso compiuto sarà possibile solo a squadra completa, l'estate è il momento del bar sport assurto a filosofia di vita, e allora bar sport sia partendo da quello che dà a questa squadra il suo allenatore, Alessandro Ramagli. Non è molto diverso da quando si dice di essere capitati in un girone di ferro solo sulla base del blasone e delle disponibilità presunte di squadre ancora senza giocatori.
Invece di andare con le opinioni personali, è più interessante parlare di come giocano le squadre di Ramagli sulla base di quello che dicono alcuni suoi qualificati colleghi. Sebbene per una serie di scelte e situazioni in Serie A ci siano altri e non lui, il nuovo allenatore della Mens Sana è uno dei più qualificati tecnici della scuola livornese ispirata da Cacco Benvenuti, dove è cresciuto al fianco di Luca Banchi nel settore giovanile degli anni d'oro prima ancora di subentrare in prima squadra, conquistare la salvezza e spiccare il volo altrove.
Che con Banchi si compenetrassero bene, per aver lavorato insieme o prima ancora per indole tecnica personale complementare, lo fa pensare il fatto che una volta diventato capo allenatore Ramagli abbia mostrato caratteristiche speculari rispetto all'ex coach Olimpia, anche se naturalmente il discorso sarebbe più articolato e meno banalizzato di dove ci spinge la semplificazione delle etichette. Fatto sta che una virtù storica riconosciuta alle squadre di Ramagli è il modo in cui giocano in attacco.
Per capirsi: poche chiamate, gioco libero, tante letture. Un sistema coerente che ha bisogno di tempo per essere sviluppato e soprattutto per essere interpretato al meglio da chi va in campo. Che ha portato spesso le squadre di Ramagli a uscire alla distanza, per dire tra l'altro che potrà volerci pazienza con la nuova Mens Sana, non solo perché dopo nove anni difficilmente stavolta sarà competitiva per giocare la finale del proprio campionato.
Il fatto è che all'inizio la squadra non potrà ancora esprimersi come si esprimerà più avanti. Vale per tutti, è chiaro, ma in particolare con questo tipo di impostazione. Qui subentra l'integrazione col tipo di squadra che Ramagli si troverà effettivamente a disposizione. Americani realizzatori, magari a lungo con la palla in mano (esterni), offrirebbero la scorciatoia per macinare attacco da subito, in attesa di affinare automatismi più virtuosi.
E poi, per il tipo di campionato che dovrà fare e per il tipo di organico (non da promozione, in sintesi) su cui dovrà puntare visto il budget, la Mens Sana sarà una squadra a cui non basterà essere bella: bella anche in termini di efficacia offensiva, non solo di estetica. Ma probabilmente - non è un'aspettativa, solo una deduzione, non necessariamente corretta - avrà bisogno di essere anche un po' più tattica.
Via via sono emersi i concetti di corsa, ritmo, intensità. Che, insieme alla gioventù diffusa, paiono coniugarsi anche con un allungamento delle rotazioni rispetto a quelle "a otto" che si è abituati a vedere da Ramagli. Fin qui i concetti abbastanza astratti, per aspettare che prendano vita - in queste o in altre direzioni - è evidente che si debba aspettare di capire chi ci sarà a impersonarli in campo. Ma al bar sport è curioso farsi un'idea della Mens Sana che verrà anche prima di sapere chi ci sarà dentro. L'attesa va consumata in qualche modo...
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