venerdì 17 aprile 2015

Polvere di stelle all'asta: quando, quanto, cosa, come. E quindi?

Alla riemersione dopo qualche giorno di stop, di nuovo non per mancanza di argomenti ma per cause di forza maggiore, il tema caldo è quello dei trofei all'asta. Anche se la Nazione ha dato ampio spazio, caldo più per il cazzotto allo stomaco di riparlarne che per novità sostanziali.
 
Che ci sarebbe stata l'asta si sapeva - già da settimane il vigile Francesco Anichini aveva segnalato il manifesto di annuncio della svendita dei materiali, oltre che delle coppe -, che i tifosi si erano autotassati per il riacquisto delle coppe anche - già da dicembre, e l'ultima volta su questo blog due mesi e mezzo fa -, così l'unica novità sostanziale è che c'è una data: l'asta è stata indetta per il 3 giugno, forse un po' dopo i tempi inizialmente delineati. Da qui in poi riparte ogni tipo di ragionamento. 



A farli ripartire è stato l'annuncio (qui sopra la foto) pubblicato dal Tribunale sulla Nazione del 16 aprile, in cui si snocciolano un po' le modalità dell'asta. A suo tempo la totalità delle coppe fu valutata intorno ai 60mila euro, cifra che la nuova Mens Sana 1871 non si è dichiarata disponibile a spendere.

Dall'annuncio, la base d'asta (non il prezzo, vista l'eventualità di rialzi) è di 19.520 euro (16mila più iva) per le coppe degli otto scudetti, altrettanti per altri 16 trofei di manifestazioni ufficiali (Supercoppa, Coppa Italia...), più altre 96 coppe di altre competizioni (200 euri più iva ciascuna, fa 23.500 euri). Si dovesse scegliere di rinunciare a qualcosa, rischiando che vada in possesso di qualcun altro, è sicuramente questo più trascurabile terzo lotto.

A costo di ripetere quanto già scritto tempo fa, la prima riflessione è: visto che il valore materiale di quei trofei (inteso come coppe di latta) è forse un decimo di quanto richiesto, fino a che punto arriva il valore simbolico dell'esserne in possesso? E' evidente che ha più senso spendersi (magari parallelamente, non alternativamente) perché da parte della Federazione ci sia il riconoscimento di quelle vittorie della Mens Sana Basket in capo alla nuova Mens Sana 1871 e nel suo palmares ufficiale. A che punto siamo?

La decisione dei tifosi è stata quella di aiutare la società nell'acquisto delle coppe, al cui possesso materiale dunque evidentemente il popolo della Mens Sana riconosce un valore simbolico. La strategia dichiarata a suo tempo dalla società era quella di lasciare andare deserta l'asta, così come il primo, il secondo e il terzo ribasso (quando la base d'asta sarà scesa del 40%), per puntare sull'acquisto a offerta libera. Il rischio naturalmente è che invece ci sia qualcuno che invece non faccia andare deserta l'asta e decida di comprare a quel prezzo. Chi? A che pro? Chissà, sarà sicuramente solo un'eventualità fantasiosa, ma tante cose accadute negli ultimi anni sarebbero sembrate fantasiose prima di vederle succedere.

La grande domanda torna a essere: è giusto che siano i tifosi a pagare? Nessuno li obbliga, si sono offerti loro, perché credono che sia la cosa migliore, anche se non la cosa giusta. Ma è giusto che nessun tipo di istituzione partecipi a queste spese? La Polisportiva parteciperà. L'equilibrio dei suoi bilanci è certo una priorità, e quanto segue è evidentemente un'opinione personale e non una conclusione necessaria.

Ma è ragionevole aspettarsi che la sua partecipazione a queste spese sia corposa. Questo al di là del passato e del controverso dibattito sulla responsabilità oggettiva dei rappresentanti della Polisportiva nel dissesto della Mens Sana Basket, ma piuttosto per il suo ruolo nel presente e nel futuro: farsi carico coi fatti (come ha già fatto in altri momenti) della ripartenza del basket mensanino significa anche questo. Onori e oneri.
 
Contestualmente, prima del 3 giugno, sarà in vendita al dettaglio - all'istituto vendite giudiziarie a San Martino, a partire dal 20 aprile - un po' di materiale tecnico della vecchia Mens Sana Basket. Detto fuori dai denti, quello che è rimasto in magazzino. Di nuovo il vigile Anichini, inviato sul posto, ci segnala che si tratta per lo più di pantaloncini, giacche, giacconi, palloni, sopramaglie, felpe, qualche canotta per lo più senza nome, e tra quelle con nome si segnalano Kemp, Metreveli, Cournooh, D'Ercole, Pecile... Tutto al momento in visione, non ancora prezzato.

Nuova riflessione: è giusto spendere questi soldi? Con maggiore chiarezza: la cessione di questi beni serve a soddisfare i creditori. O almeno la parte dei creditori che ne ha fatto richiesta. E' una delle voci che aiuteranno a tirare una riga per la chiusura dell'inchiesta. Rifonderli delle cifre perse è sacrosanto.

Ma da subito è parso evidente che quanto raccolto dal curatore fallimentare è stato talmente poco da valutare se - per soddisfare i creditori - rivalersi anche economicamente sulle persone che saranno ritenute penalmente responsabili di quanto accaduto. Ogni euro speso oggi per questi beni è un euro che va quanto prima ai creditori, ma anche un euro di cui potrebbe non venire chiesto conto ai colpevoli che dovessero venir fuori dall'iter giudiziario. Certo, si parla di cifre molto esigue: può essere una questione di principio, o di lana caprina, a seconda dei punti di vista. Ogni considerazione è personale.
 
(nota in calce: dovrebbe esserci la prossima settimana l'incontro tra Piero Ricci e i tifosi, chi vorrà dei tifosi. Al desiderio di parlare di mosse in ottica futura si è aggiunta la carne al fuoco del nuovo sponsor, ma il motivo originario era fare chiarezza sulla candidatura al consiglio regionale del presidente della Polisportiva. Candidatura che vivrà questo sabato - con la direzione regionale del Pd - una giornata forse non definitiva ma probabilmente decisiva)

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