Dire che il momento è delicato è usare un eufemismo. Ma non tanto per il -20 di Quarrata e per la terza sconfitta consecutiva riportata dalla Mens Sana. Un’analisi seria e obiettiva deve andare oltre il risultato e concentrarsi su quei blackout che hanno accompagnato le sconfitte del PalaMelo e, prima, quella in casa con Lucca. Con la Virtus la componente emotiva ha aiutato (forse) ed un crollo come nelle altre circostanze non c’è stato. Però anche lì il risultato negativo non ha aiutato il morale. E adesso, nella settimana del turno infrasettimanale che porta a chiudere il girone di andata con Empoli e Costone c’è tantissimo bisogno di risollevarsi.
LA CHIAVE
La partita si è chiusa nel secondo quarto quando Quarrata ha
piazzato un parziale complessivo di 22-7, fuggendo sul +20 a metà partita. Qui
la Mens Sana ha letteralmente perso la bussola: è stata 5’ senza segnare,
sbloccandosi solo dalla lunetta e mettendo a segno un solo canestro dal campo
in tutto il secondo periodo (Tognazzi a 1’22” dall’intervallo lungo). Nel
frattempo Quarrata colpiva dall’arco e, quando sbagliava, recuperava quasi sempre
rimbalzo, sfruttando una Mens Sana assente che, tra le altre cose, ha sbagliato
almeno un paio di sanguinose rimesse dalla propria metà campo. Insomma, la
squadra non c’era.
Ed è questa la cosa che preoccupa di più. Perché queste imbarcate non aiutano nell’ottica di un campionato dove non si sa ancora con chi ci si troverà a giocare nella seconda fase e quali saranno i risultati aggregati che ci poteremo dietro dalla prima. Avere sul “gruppone” un paio di -20 non aiuta.
Poi c’è da dire un’altra cosa: mollare non è da Mens Sana. Nella sua plurisecolare storia la Mens Sana non è stata solo la squadra che vinceva titoli e scudetti all’inizio degli anni 2000. Prima degli allori, la Mens Sana è stata anche una realtà “umile” che non sempre finiva in prima pagina e che spesso si trovava a sgomitare con altre provinciali di tutta Italia, sfidando realtà più forti e strutturate senza mai mollare la presa sulla partita (come del resto hanno fatto i tifosi a Quarrata sol -30, dando un impulso di orgoglio alla squadra).
Anche questo deve essere presente. Perché per superare momenti negativi e ripartire – e di ripartenze in viale Sclavo se ne sono viste molte negli ultimi 10 anni – occorre ricordarsi chi veramente si è e quali sono i valori da portare sempre con sé. Un atteggiamento diverso, nonostante le difficoltà del momento, è dovuto oltre che auspicabile.
IL PROTAGONSITA
Con una sconfitta di 20 punti e con un margine che avrebbe
potuto essere anche più pesante, si fa fatica a “salvare” qualcuno. Però merita
un discorso a parte Edoardo Pannini, autore di un paio di canestri importanti nel
terzo quarto (11 i suoi punti complessivi), lanciando il parziale di 13-0 per
la Mens Sana che ha evitato un passivo finale ben più pesante. Del resto,
stiamo parlando del capitano, di colui che più di ogni altro può incarnare e
far sentire i valori del dna mensanino. Bravo Pannini a dare un segnale in tal
senso, nonostante l’esito del match fosse ormi segnato.
LA PROSPETTIVA
In conclusione, il momento è difficile, molto. Questo è
chiaro. Ma occorre reagire. Con orgoglio e senso di appartenenza. Si sapeva a
inizio anno che, in questa B2, c’era un gap fisico e tecnico da colmare con le
avversarie. Se non si riesce a farlo con il gioco occorre cercare qualche altro
tipo di risorsa, quantomeno per vedere un diverso atteggiamento sul parquet.
Poi si potrà vincere e si potrà perdere, questa non è una Mens Sana che deve giocare con l’obbligo di fare risultato a tutti i costi. Sono altri gli avversari che hanno questa “spada di Damocle” sulla testa. Ma la Mens Sana deve lavorare per essere sempre mentalmente in partita. Evitando blackout che non fanno bene né alla squadra, né all’ambiente.
È un meccanismo psicologico complesso, perché ci si esalta forse troppo nei momenti positivi, iperperfomando, ma allo stesso modo - e forse ancora più potentemente – ci si affossa in maniera eccessiva quando le cose non vanno.
Serve quindi un maggiore equilibrio. Oltre che pazienza. Doti che la squadra di Betti deve trovare dentro di sé e da trasferire in campo, cercando di avere un pizzico in più di lucidità. Cercando di giocare un basket corale (che è stata la chiave del buon avvio di stagione mensanino), senza necessariamente intestardirsi in soluzioni individuali.
La Mens Sana deve ritrovare se stessa e il suo basket, cercando di crescere nonostante le difficoltà di questo periodo. Perché se la squadra sta attraversando un periodo di polveri bagnate in attacco, ha il dovere morale di cercare quantomeno di rendere la vita difficile agli avversari. Senza uscire dalle partite quando le cose non vanno.
Andrea Frullanti
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