mercoledì 4 maggio 2016

Rimontare da 0-2

Solo le serie tra Brescia e Trapani (2-0 con 16 punti di differenza canestri) e tra Ferentino e Roseto (2-0 con 24 punti di differenza) fin qui sono state meno equilibrate di quella tra Imola e Mens Sana, che adesso si sposta a Siena sul 2-0. E' sul 2-0 anche Scafati con Verona, ma entrambe le partite sono finite con un possesso di distacco. La Mens Sana è passata dal -4 di gara-1, arrivata a rimontare a -2 dal -14, al -9 di gara-2 in cui, dopo aver rimontato da -15 a -2, è stata rimbalzata di nuovo fino al -11 con cui è entrata nell'ultimo minuto. Naturale chiedersi quali motivi ci siano per considerare la serie ancora aperta, e se ci siano precedenti a cui aggrapparsi.

In A2 l'anno scorso ai quarti Trieste è tornata da 0-2 a 2-2 con Brescia, ma poi ha perso gara-5, sempre in ossequio al fattore campo. Lo stesso ha fatto viceversa Brescia nella finale 2013 con Pistoia, da 0-2 a 2-2, salvo perdere poi la bella. L'ultimo ribaltone che si ricordi lo ha fatto al primo turno 2011 Veroli, sesta in regular season, contro Rimini, terza: 0-2 subito, al cambio di campo ha pareggiato 2-2 e poi ha vinto la bella sul campo dei Crabs, che però erano arrivati a quel punto senza un giocatore importante come Roderick. Era la Rimini di Caja e di due ex mensaini come Vukcevic e Metreveli, e a inizio anno c'erano anche Eliantonio e Scarone. Era la Veroli di Cavina e Rosselli, di Scoonie Penn e Jarrius Jackson: una sesta un po' atipica, aveva già vinto la finale di Coppa Italia.

Nei playoff scudetto c'è nella storia recente un passaggio da 0-2 a 3-2 che la Mens Sana ricorda molto bene. Era la finale 2014. Peccato che fosse al meglio delle sette partite... e infatti... vabbè, non è il caso di rivangare. Era partito 0-2 anche il primo turno con Milano 2013, ma la serie lunga diede la possibilità alla Mens Sana di vincere quattro delle successive cinque partite. Ma nelle serie al meglio delle cinque? L'anno scorso ha rimontato Cantù da 0-2 a 2-2 con Venezia, al primo tiurno, ma poi ha perso al Taliercio gara-cinque. Lo stesso dell'anno prima tra Milano e Pistoia, da 2-0 a 2-2 e poi bella all'Armani. In realtà anche in A un precedente di ribaltone c'è: playoff 2012, sempre sesta contro terza, la Cantù da Eurolega di Trinchieri, Cinciarini, Basile, Perkins, Markoishvili, Micov, Brunner, Leunen, Scekic, Shermadini andò 2-0 al primo turno contro la Pesaro di Dalmonte, Hackett, Hikcman, White, Cusin, Cavaliero, Hickman, Jones, Lydeka, che fu poi capace di riaprire la serie a casa, per poi conquistarla 3-2.

***

Fin qui per dire che non è impossibile. Ma anche per dire quanto sia speciale riuscirci. Cambierà il fattore campo. Serve che sia veramente fattore campo per aspettarsi che aiuti a riaprire la serie. Aver rimontato di nuovo nonostante una serata non brillante ha dimostrato ancora che Imola non è più forte in assoluto, ma che sicuramente finora è stata più scaltra, più a suo agio, più capace di mettere la partita sui propri binari, preparando la serie bene e dimostrandosi più brava a mettere in campo il piano partita, pur cambiando i protagonisti tra le due partite.

"La sensazione è che nelle prime due partite hanno avuto più benzina di noi - ha detto Alessandro Ramagli -. Attaccano meglio, hanno più fluidità, ma anche difensivamente siamo stati più arrendevoli, meno pronti sulle palle vaganti: ai playoff almeno quella partita la devi pareggiare, altrimenti è l'intensità che fa la differenza. L'ha vinta meritatamente chi ha messo per 40 minuti energia e la durezza giusta per giocare una partita di playoff contro una squadra che è stata intermittente in questo e ha accumulato un passivo ancora troppo pesante per riuscire a ricucirlo".

Anche stavolta a fare male delle triple di Imola è stato il peso specifico in certi momenti della partita più che la percentuale complessiva (37%: buono, ma non perfetto, ed era stato il 34% in gara-1), perché a essere punite sono state le scelte difensive. La Mens Sana è tornata da -14 a -2 con un 14-2 in 6' costruito attorno a un quintetto atipico, con Borsato, Bucarelli, Roberts, Ranuzzi e Cucci, crollando poi di nuovo col rientro prima di Udom e poi di Bryant. Sommata alle condizioni di DiLiegro, il contributo degli americani è stato ancora troppo evanescente, per qualità più che per quantità.

Si aggiunga il 14/22 ai liberi (63%). Si aggiunga il 15% da tre (3/19), e solo una volta (1/17 con Scafati) la Mens Sana ha tirato peggio in stagione. E non è tanto una questione di tiro che non entra, ma è una logica conseguenza della missione compiuta di Imola nello smembrare il gioco della Mens Sana, nel senso di rompere i collegamenti tra un giocatore e l'altro, trovando terreno fertile negli istinti di alcuni a mettersi in proprio in assenza degli sbocchi abituali. Quello che non torna è quanto la Mens Sana sia ancora finita pesantemente sotto sul piano dell'energia. 

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