sabato 10 febbraio 2018

Bine&Roll: Identità. La Mens Sana oggi, e immaginarla con un lungo vero in più

Small Ball, per Wikipedia:"is a style of play that sacrifices height, physical strength and low post offense/defense in favor of a lineup of smaller players for speed, agility and increased scoring (often from the three-point line)" 
 
SCELTA OBBLIGATA?

Più che altro una tendenza. Ad ogni livello del gioco.
Ovvero preferire adattabilità ad struttura più tradizionale, distinta per ruoli anche in base alla fisicità.

Molte squadre sono così.



I giocatori interni tradizionali di livello sono sempre più rari, quelli che "spostano" sono costosi, costringono a scelte di gioco che devono essere "sostenute" in termini tattici, richiedono particolare attenzione nella costruzione della squadra, richiedendo maggiori dettagli nella caratteristiche dei compagni. Vengono spesso attaccati da giocatori più mobili e perimetrali, vanno aspettati nelle situazioni di transizione, mentre si cerca di rubare un canestro prima che arrivino gli altri.
   
Quelli "giusti", però, apportano un contributo importante:
- Assicurano gioco interno, fondamentale per ogni buon attacco;
- Costringono la difesa ad adeguamenti più definiti, consentendo/richiedendo di muovere la palla non solo da canestro a canestro (nord-sud) ma anche da un lato all'altro (est-ovest), aspetto che rende più efficace un attacco;
- Assicurano maggiore presenza a rimbalzo, grazie alle loro dimensioni ed alla loro capacità dimensionali. E' abbastanza anacronistico, infatti, in una pallacanestro fatta di adeguamenti, rotazioni, raddoppi, riferirsi solo ed unicamente al fondamentale del tagliafuori;
- Assicurazione protezione del ferro, permettendo maggiore aggressività sul perimetro.

SKILLS
Le abilità tecniche e fisiche di ogni singolo giocatore.
Che ormai distinguono i giocatori, al di là dei centimetri e della struttura fisica.
Che abbattono anche i termini del gioco.
Il pivot (o centro) che diventa un "interno", il play (la guardia) che diventano "esterni" o "smallers".
Distinti per capacità più che per centimetri e chili.

Uno dei primi playmaker in post basso - Dejan Bodiroga

Rapidi di piedi anche se più alti degli altri, robusti a sufficienza per difendere quelli più grossi.
Questo aspetto del gioco, per qualcuno "evoluzione", per i più tradizionalisti "involuzione", richiede una alta prestazione fisica, richiede di compensare con il corpo e con l'energia quello che ti manca rispetto ai canoni tradizionali.

 
RISORSE UMANE
Attingere dalla fatica di tutti, quindi, serve per per sostenere un basket atipico, fatto di cambi sistematici, di giocatori capaci di accoppiarsi difensivamente con gli altri e di attaccare in palleggio tutti gli avversari. 


Ottimo lavoro di squadra - tutti con i piedi attivi, rapidi, raddoppio, rotazione = palla recuperata

Anche dovendo scommettere sul fatto che qualcuno queste caratteristiche non le abbia.
Il dibattito si è acceso, inevitabilmente, sulla gestione delle rotazioni.
In particolare sulla mancanza di utilizzo di Lestini (e probabilmente, a parte il recente infortunio, anche di Simonovic).
I meno adatti per la pallacanestro che il roster di permette di fare (cambi sui blocchi, difesa aggressiva su tutto il campo).
Quelli più attaccabili dagli altri. I più lenti di piedi in difesa ed i meno capaci di giocare spalle a canestro per dare almeno una dimensione interna alla squadra.
Quelli da mettere nel mirino per gli avversari per recuperare uno svantaggio o strappare in avanti.
Nonostante questo, drammaticamente necessari, per distribuire la fatica degli altri, i falli degli altri. Di quelli più "adatti".

Uno dei possessi decisivi - giocatori fermi in attacco - poca lucidità

IL CORAGGIO
Arrivare ai momenti decisivi della partita avendo gestito le "risorse umane", per portare in fondo il miglior quintetto lucido per gestire i possessi decisivi.
Richiede il coraggio dello staff, che dovrà "rischiare", anche solo per alcuni minuti.
La cosa più difficile.

Sandri, dopo una perfetta difesa di squadra, manca un contatto sul rimbalzo sfinito dalla fatica e.....

A COSA AFFIDARSI
Certamente alle proprie capacità, senza dover inventare niente.
Spetta allo staff tecnico fornire alla squadra gli strumenti offensivi e difensivi per giocare insieme, collaborare, esaltare e fondere le caratteristiche dei giocatori.
Ma spetta ai giocatori migliorare ed innalzare il livello di comprensione del gioco.
Capire rapidamente quello che gli avversari stanno per fare.

Le caratteristiche di questo roster lo permettono.
Tollerando di concedere un rimbalzo in più e consapevoli che, spesso, gli avversari possono affidarsi ad un talento più diffuso.
La partita di Scafati affrontata da "underdog", senza niente da perdere, è stata una partita di alta intensità ed attenzione, ben preparata, decisa dai dettagli ed a favore di una squadra ben più attrezzata, profonda, con tantissime risorse tecniche, tattiche, di talento.
Segnata solo dalla fatica.
  
Un lungo vero in più nelle rotazioni potrebbe aiutare ad alleviare questa fatica, laddove per mettere la palla dentro bisogna chiederlo a giocatori di taglia diversa, per andare a rimbalzo serve uno sforzo diffuso di tutta la squadra per non affondare e per andare al ferro bisogna essere bravi ad arrivarci costruendo il gioco più che per gravità attorno a un bel corpo. 
Un continuo inseguimento, ogni partita, ogni azione della partita, rispetto a cui un lungo vero permetterebbe a tutta la squadra di tirare il fiato per qualche minuto.

Eppure è attorno a questo assetto leggero, nei centimetri e nei chili prima ancora che nelle rotazioni corte, che la Mens Sana nelle ultime settimane ha saputo costruire un'identità coerente di energia, intensità, ma anche atipicità, rapidità (di piedi e di lettura), cambi sistematici, attorno alle caratteristiche dei giocatori.

Identità che con l'integrazione di un lungo vero, che può essere il centro atteso dal mercato, ma in un certo senso anche il ritorno di Simonovic (che però a 18 anni offre molte meno certezze), dal punto di vista tecnico e tattico bisognerà, per forza, rinegoziare. 

E per non perdere i benefici di quanto costruito finora, ma neanche quelli di avere finalmente un giocatore con le caratteristiche attese da tempo per dare respiro a tutti gli altri, servirà dimostrare come squadra la maturità tecnica per imparare a costruirsi due distinte identità tattiche.

Il primo avversario, per consolidare l'assetto attuale e per aggiungerne un altro, è il tempo. Rischiando. In corsa.Per questo, a prescindere, bisogna fare lesti(ni). Prima possibile. Con fiducia.
  
   
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