sabato 11 giugno 2016

Piccolo spazio pubblicità

Quella di giovedì è stata per la Mens Sana la giornata del compimento di un lavoro lungo mesi, originato dal tentativo di salvataggio di una società che era a un passo della chiusura, e arrivato ora a celebrare il passaggio di proprietà nelle mani del soggetto che del salvataggio, e delle possibilità di darsi un futuro, doveva essere lo strumento definitivo.

E' stato il giorno in cui dare notizia di più di venti aziende pronte a credere in un futuro della Mens Sana sposandolo, una nuova proprietà pronta a investire 200mila, forse anche 300mila euro all'anno, nella Mens Sana. Nel travaglio iniziato pubblicamente quattro mesi fa, di fatto un po' prima, è stato forse più di ogni altro il giorno da celebrare. Ha finito invece per essere quasi un giorno passato sotto silenzio.

Finita la prima fase, quella del salvataggio a opera dei tifosi, con uno slancio più unico che raro nella storia dello sport italiano, il nuovo passaggio di quote segna l'inizio di una seconda fase in cui il focus anche mediatico si sposta dall'Associazione al Consorzio. O almeno dovrebbe, avrebbe dovuto. Mentre invece è finita che ha avuto più risonanza la diatriba, e poi l'accordo, con la Polisportiva, di una giornata epocale come quella di giovedì.

La Nazione ha fatto un pezzo. Il Corriere di Siena ha fatto un pezzo. Al di là dell'indubbia qualità informativa di quei pezzi, a livello quantitativo e di risonanza una giornata epocale ha avuto lo stesso impatto mediatico di un'intervista a Leonardo Marini. E non c'entra chi se n'è occupato: i media vanno messi in condizione di lavorare. Siena Tv ha realizzato un buon speciale di una decina di minuti messo online su youtube e con funzione di riempitivo del palinsesto, ricavandone al massimo piccoli estratti per i notiziari. Altri media storici come Canale 3 e Antenna Radio Esse probabilmente neanche erano presenti a una pietra miliare come quella di giovedì.

***

Si può dare la colpa agli addetti ai lavori cattivi (ma tutti tutti?) oppure farsi domande sul perché è successo. Sul perché la mattina dopo della cena "costitutiva" del Garden sul web neanche ce n'era traccia. Si era vissuta una giornata storica e non se n'era accorto nessuno. Non c'entra niente il fatto che le modalità di "uscita" del Consorzio sono state decise solo nella giornata di giovedì, e che con tutte le cose a cui pensare non c'è stato tempo per farlo meglio, perché che sarebbe stato quel tipo di giornata si sapeva da una settimana e c'era tutto il tempo per prepararsi a un outing che al massimo sarebbe avvenuto all'indomani. Ma serviva essere consapevoli che comunicarsi bene, in quel momento, era una priorità.

C'era un comunicato scritto molto bene, informativo, programmatico, fattivo, segno che si sa comunicare. E' rimasto confinato ai pochi che sono stati invitati alla serata, invece di darne ampia diffusione (e magari ampliare gli inviti), come invece a fronte del vuoto informativo è successo solo la mattina dopo, con un ritardo che poco c'entra con la comunicazione ai tempi di internet.Perché poi al giorno d'oggi le notizie (purtroppo, maledizione) non viaggiano più neanche sui media tradizionali, in particolare sui giornali, ma sul web, sui social, sul contagio del battage che ne nasce, e di cui in alcuni episodi è stata protagonista anche l'Associazione (per esempio coi video La mia squadra è mia).

Invece il Consorzio, che pure si è dotato di un sito ben fatto, non ha neanche una pagina Facebook, Twitter, Instagram (presto per aspettarselo? Il Consorzio è stato costituito tre mesi fa...). Un profilo social ce l'ha l'Associazione Io Tifo Mens Sana, che spesso ci pregia di mettere in rassegna Palla al Cerchio, e questo è un piacere. Ma che sulla sua pagina Facebook non ha neanche dato conto del passaggio di quote che, anche volendo considerare il Consorzio un'entità separata, ha comunque coinvolto direttamente l'Associazione (come venditore).

***

Non è per fare i professori: sono considerazioni da osservatori e non da chi pensa di poter fare meglio. Non è neanche per additare nessuno in particolare, anche perché non risultano deleghe alla comunicazione. Nessun retropensiero. Semplicemente serve accorgersi di tutto questo per stimolare con costruttività una nuova sensibilità a sapersi comunicare: se si crea una piattaforma che si propone di offrire servizi agli imprenditori, riuscirci è imprescindibile. Anche perché questo è un momento in cui far vedere che il Consorzio funziona, e ha qualcosa da offrire, è importante anche per convincere gli indecisi. E per comunicare bene serve metodo, servono persone con competenze, serve farne una priorità. Non basta una sola di queste cose, ma servono tutte insieme. Avere momenti di casualità, in questo frangente, non si può.

Il punto non è come si riescono a informare i tifosi delle proprie iniziative (e anche di quello c'è una certa fame), ma piuttosto che la nuova realtà del Consorzio porta tutti in una dimensione diversa con "obblighi" e responsabilità diversi. Le aziende hanno aderito certo perché ci vedono un punto di incontro con altri imprenditori (in un mondo ideale questa dovrebbe essere la molla quasi esclusiva), ma sicuramente perché l'adesione possa garantire loro anche visibilità, fa parte della missione dare loro una vetrina che non sia solo il cartellone pubblicitario. Invece all'indomani della prima manifestazione pubblica, sul web non era possibile neanche trovare la lista delle aziende fondatrici. I nomi. Dovevano essere a carattere cubitale. Un post su internet per ognuna delle aziende. Serve un lavoro di ricerca per arrivare a quei nomi? Oppure dovrebbe essere interesse del Consorzio darne più ampia pubblicità possibile?

È un'occasione che non ritorna, IL momento era questo, quello del lancio. E vabbè, ormai è andata, così. Sono problemi che ci si possono porre solo perché si è avuta la forza, il coraggio, l'ingegno di arrivare fin qui. E' solo l'inizio, ci sono delle cose da mettere a posto. Basta saperlo. Capirlo. Farlo. 
Buon lavoro.

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