sabato 24 dicembre 2016

Per il rilancio dell'azione del Consorzio

Avere quasi 600 soci di cui quasi metà votanti, tutti che si sono messi le mani in tasca, molti in maniera corposa, e quindi esigono trasparenza, ed essere appena andati a democratiche elezioni per darsi un indirizzo, rende la vita, le questioni e le prospettive dell'Associazione Io Tifo Mens Sana molto più comprensibili di quelle del Consorzio Basket e Sport a Siena. Che ha sempre avuto problemi a comunicarsi, all'interno e all'esterno, anche al variare di pesi e contrappesi interni.

Per cui è solo naturale che il silenzio abbia generato una delle più gettonate domande del momento (un momento che dura da settimane): come stanno andando le cose al Consorzio? La risposta: bene e male. Bene, perché il ripianamento è stato un passaggio importante, e il lavoro della quotidianità va avanti metodico. Male, perché i risultati non si vedono: il numero dei consorziati non aumenta, anzi. Anche perché quello che il Consorzio offre loro, oggi, dopo mesi, è ancora molto poco.

La gente di Mens Sana ha messo i soldi nell'Associazione, non nel Consorzio, è vero. Ma lo ha fatto per un progetto di cui entrambi gli organismi sono gambe imprescindibili l'uno per l'altra, e guardare a come vanno le cose dall'altra parte è il minimo. La mancata conoscenza genera dubbi, e fin qui arriva la parte comprensibile dello strano clima che si è creato. Ma ha ben altra costruttività guardare il Consorzio non con sospetto, bensì come una risorsa. Anzi, a guardar bene, la sua buona riuscita in questo momento è l'unica speranza che ha la Mens Sana per darsi un futuro senza un altro shock societario.

Per questo aspettarsi che l'attività del Consorzio decolli non è ficcare il naso in un sodalizio tra privati, ma una doverosa attività di stimolo per il bene della Mens Sana. Il suo compito di socio, e di socio-guida, il Consorzio lo ha assolto partecipando in maniera decisa a un passaggio cruciale ma forse dato troppo per scontato come il ripianamento. Non è in discussione il contributo del Consorzio alla Mens Sana Basket 1871, ma c'è interesse per la visione che sta riuscendo a darsi per sé stesso.

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Alla fine si sono attestati attorno alla ventina, forse leggermente sotto, i soci fondatori del Consorzio, definizione che sarà codificata meglio appena ce ne sarà l'occasione. Già perché ancora non c'è stata un'assemblea dei consorziati dai primi vagiti di quasi sei mesi fa, e questo ha naturalmente generato un po' di malcontento. E dal ripianamento ancora deve tornare a riunirsi il cda del Consorzio (per questo il "forse" di cui sopra), per assenze di consiglieri anche di punta: non è cattiveria o menefreghismo, sono problemi di lavoro, ma qualcosa va cambiato o registrato perché non sia il Consorzio a risentirne.

Si parla in via attendibile di possibili defezioni prima della chiusura dei conti della semestrale, quindi in questi giorni. Viceversa ci sono una manciata (potrebbero non stare nelle dita di una mano) di possibili nuovi consorziati interessati all'ingresso ora che non c'è più l'onere del ripianamento. E c'è il ritorno della vecchia idea, attualizzata, di fare squadra con le associazioni di categoria e da lì crearsi nuove opportunità. Per dire che i grandi risultati non si vedono, ma nella quotidianità si sta lavorando, si sta seminando, solo che i tempi tecnici per raccogliere rischiano di essere incompatibili con le necessità.

Si dice, ma non serve a risolvere il problema, che le basi andavano gettate a giugno-luglio (in fin dei conti l'atto di nascita è del 7 marzo) e oggi si sta pagando il fatto di aver perso tempo allora. Il 7 settembre quattro consiglieri su nove (Cagnazzo, Gentili, Giorgi e Turillazzi) erano praticamente già usciti dal cda, mentre oggi e dall'uscita di Gian Gastone Brogi (formalizzata in questi giorni ma nei fatti da metà ottobre) è tra i loro nomi che vanno cercati i nuovi motori del Consorzio, in asse col lavoro di Egidio Bianchi per conto di Fabio Bruttini.

E' partendo così di rincorsa e con un assetto nuovo che il Consorzio ha saputo mettere in piedi l'operazione del ripianamento. Si è meritatamente glorificato l'incredibile lavoro dell'Associazione che ha prodotto, nella prima fase, 180mila euro di raccolta. E' il minimo. Ma usando gli stessi criteri, è notevole anche il ripianamento da 120mila euro a cui ha partecipato il Consorzio, attingendo in poche settimane a chi aveva già dato, e che in molti casi andava coinvolto in un passo ulteriore rispetto a quanto prospettato al momento dell'ingresso. Si può obiettare che si parla di aziende e non di privati cittadini, ma la mancanza di fatto al momento di servizi (a parte la pubblicità) offerti dal Consorzio ai propri aderenti rende i consorziati qualcosa di non molto diverso dai soci di Io Tifo Mens Sana, solo con un portafoglio più grande. Ma lo fanno per passione, tifo o altre motivazioni, di certo - oggi - non per ritorni per le proprie aziende.

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Era una mancanza nei primi mesi e continua a esserlo anche con la nuova "gestione": il Consorzio è un contenitore che deve riempirsi di contenuti. Non solo perché mancano un'altra ventina di quote perché i conti tornino, ma anche per dare quel che si aspetta chi ci ha creduto da subito, e che invece finora si è visto chiedere anche qualche sacrificio in più, per necessario amor di patria. Non ci sono solo i passaggi burocratici, le modifiche allo statuto, le soluzioni tecniche per affrontare il ripianamento... che pure certo sono una parte necessaria. La dedizione quotidiana di chi si sbatte da mesi non è in discussione. Ma per non buttare via questo lavoro, anzi per dargli senso, manca un pezzo.

Il Consorzio per funzionare deve essere un organismo vivo, come è altrove. Un club che organizza eventi, seminari, workshop, occasioni alle aziende per fare rete tra di sé, per acquisire competenze e per offrire formazione, per fare affari tra di sé, aprendo strade di business nuove e uniche a chi ne fa parte. Così è altrove, nei consorzi del basket (qui un post di... nove mesi fa). Ma non c'è bisogno di andare molto lontani: l'Emma Villas ha appena fatto un workshop con tutte le aziende sostenitrici. Qui si comincia ora a lavorare alla possibilità di organizzare incontri, cene. Non è per vedere l'erba del vicino sempre più verde: ci sono carenze oggettive.

Il 21 giugno si è formato il cda del Consorzio, il 25 luglio ci sono state le dimissioni di Bruttini, a settembre le ha ritirate con la nomina dei cinque rappresentanti nel cda della MSB 1871, il 15 ottobre c'è stato il citato cambio di governance (espressione impropria, visto che presidente e vice sono rimasti gli stessi, ma sono cambiati i pesi interni). Tutto questo per dire che i due mesi e mezzo che sono passati da allora sono i primi, nella vita del Consorzio, di concordia universale, o almeno così è stata descritta dall'interno, e per esserci un clima così costruttivo forse è solo logico che ci si aspettasse qualche risultato più tangibile.

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Ci sono anche difficoltà strutturali. Presidente (Bruttini) e vice (Poggiali) del Consorzio sono due figure di spessore, così come le loro aziende, centrali nel progetto: è per tutti una sicurezza che in quei ruoli ci siano loro. Non hanno però nelle proprie corde, per questioni di decisionismo e/o possibilità di dedicare il tempo che serve, l'operatività quotidiana che serve a un Consorzio. Di più: a un Consorzio che vuole essere un organismo vivo che organizza iniziative che offra qualcosa ai propri aderenti, a un Consorzio che ha bisogno di attrarre nuove aziende esibendo le opportunità che genera, a un Consorzio del genere serve un manager. Dedicato, che si occupi di quello. Un direttore commerciale con competenze specifiche, e non c'entra col mandato conferito a Letizia Pini, si va ben oltre. 

Forse non ci sono maghi, ma almeno provarci. Se qualcun altro all'interno del Consorzio avrebbe potuto rivestire questo ruolo sarebbe già emerso, pescarlo da fuori è un investimento, ma è l'unico modo perché il Consorzio funzioni (e non c'è bisogno di evocare gli scenari se invece finisse per non funzionare). Serve che il Consorzio, nei suoi soci, nei suoi consiglieri, nei suoi vertici, ne sia consapevole. Perché l'idea di Consorzio, sviluppata con la precisa funzione di offrire qualcosa, resta una proposta di fascino inarrivabile, per caricare a bordo aziende che vogliano condividere un cammino unico.

C'è l'urgenza di chi ha di fronte le settimane di non ritorno, non solo per il Consorzio ma anche per trovare quelle risorse per arrivare a una semestrale accettabile, perché un nuovo ripianamento in questo scenario non è contemplato. Questione, nella MSB 1871, di trovare per lo meno gli sponsor di maglia: non è una favola ma sono fatti le quattro-cinque trattative aperte al momento, di cui un paio per mano direttamente del Consorzio o di consorziati, ma le trattative ci sono da un anno e mezzo, quindi di per sé non c'è notizia. E' il mese decisivo. L'ennesimo. 

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