domenica 30 maggio 2021

Mens Sana, finisce qui. L'obiettivo raggiunto, l'effetto Zoncolan, il retrogusto, i ripescaggi

Chiudere la seconda fase con una o zero vittorie, sinceramente, non cambiava proprio nulla. Quindi è puramente di cronaca il 97-91 (22 Sabia, 15 Sprugnoli, 14 Pannini, 13 Collet) con cui è andata in archivio la stagione. Poi sì, è un filo meglio chiudere quinti e non sesti, però contavano i primi quattro posti. Gli altri piazzamenti sono arredamento.
 
L’accesso alle semifinali playoff non era dovuto, non era indispensabile, non era obbligatorio. Era un di più, perché l’obiettivo dichiarato di inizio anno era il mantenimento della categoria. E quello è stato ottenuto l’11 aprile, quando violando il parquet di Montarioso è stato guadagnato l’accesso matematico alla Poule A. Col senno di poi l’obiettivo sarebbe stato raggiunto all’atto dell’iscrizione al campionato, visto che poi la Poule B si è trasformata nel trofeo dell’amicizia e della fratellanza universale. Il target è stato centrato e fin qui siamo tutti d’accordo. 
 
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Però poi c’era anche la classifica aggiornata al 26 aprile, cioè dopo il primo turno della seconda fase. Riproponiamola per praticità: Quarrata e Cus Pisa 10, Fucecchio 6, Mens Sana 4, Costone e Carrara 0. Quattro punti e scontro diretto sul Costone. Arrivare alla vigilia del sesto turno e non avere chance aritmetiche di qualificazione significa che peggio nella seconda fase non si poteva proprio fare, al di là dei meriti gialloverdi di aver ingranato marce superiori vincendo sempre e ovunque.
  
Oltre a questo c’era anche l’ingaggio di Monacelli, operazione non gratuita, e l’idea, poi concretizzatasi per soli quaranta minuti contro Fucecchio, di riportare alla base anche Perin, una volta risolti alcuni problemi personali. È in questo passaggio, unito proprio alla situazione di classifica sopra esposta, che la stagione biancoverde assume quella connotazione in chiaroscuro che lascia un retrogusto amarognolo.
 
Nel momento in cui si è provato a fare uno step up, ci si è resi conto che così come siamo adesso la strada è ripida. Se non è l’impossibile Mortirolo dal lato di Mazzo di Valtellina, è lo Zoncolan dal versante di Sutrio; roba che quando arrivi agli ultimi tre chilometri e non hai più benzina nelle gambe rischi di rotolare all’indietro. Questo è quello che è accaduto nella seconda fase, una collana di insuccessi con varie punte di rammarico qua e là; su tutte il ko di Carrara, contro una squadra che ha collezionato solo scarti in doppia cifra nelle altre uscite, ma anche le due performance casalinghe con Fucecchio e Pisa, dove con un pizzico di lucidità in più forse si poteva raccogliere almeno una vittoria necessaria per restare in corsa.
 
Sì, gli infortuni hanno pesato. Benincasa è arrivato più tardi per i postumi del grave infortunio al ginocchio ed ha chiuso in anticipo per un altro infortunio alla caviglia. L’oscar della sfortuna va sicuramente a lui, ma anche i guai di Pannini e Gelli hanno inciso tra fine della prima fase e inizio della seconda. Le attenuanti non mancano. Ma c’è il sospetto (meglio dire la certezza) che si potesse fare comunque meglio.

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E adesso? Una fra Quarrata, Cus Pisa, Costone e Fucecchio andrà di sopra diretta. Poi bisogna attendere per capire il quadro completo della categoria superiore: Pielle saluta la compagnia per riproporre lo storico derby con la Libertas (sempre che questa non riesca a salire in A2), un’altra scende in C Silver. Siamo tredici: se Cecina sfrutta il fattore campo nel playout con Ozzano il numero di squadre toscane-liguri non aumenta, anzi c’è pure la possibilità che decresca ulteriormente in caso che Virtus e/o Spezia facciano il colpo agli spareggi interregionali. 

A quel punto bisogna capire se ci sarà posto per ripescaggi che non riguarderebbero direttamente la Mens Sana, ma potrebbero ammorbidire il quadro delle contendenti per la prossima C Silver. Se si riuscisse a toccare l’organico in maniera concreta, la C Argento 2021/2022 potrebbe trasformarsi in Oro nella stagione successiva. È l’auspicio di tutti, per non languire ancora una volta nei rimpianti di partite buttate nel cesso a Terranuova Bracciolini o a Carrara.

Stefano Salvadori


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