venerdì 25 gennaio 2019

Pick-and-Tom: Come cambia la Mens Sana senza Poletti?

Mitch Poletti, uno dei perni su cui era stata pensata questa Mens Sana non c’è più. Se n’è ritornato alla Scaligera, dove aveva passato la seconda metà della scorsa stagione, anch’essa iniziata altrove. Alla base dell’ennesimo trasloco dell’uomo con la barba stanno motivazioni personali più che tecniche. Ma le ripercussioni si vedranno ovviamente sul parquet, dove negli ultimi tempi la squadra di Moretti, una macchina virtuosa fino a inizio dicembre, sta a dir poco arrancando. La cosa positiva però risiede nel fatto che questa ulteriore novità ci permette di non dover analizzare da un punto di vista tattico lo strazio, tecnicamente parlando, della partita di Rieti. E scusate se è poco.
 


Come potrebbe apparire un’azione della Mens Sana dopo la cessione di Poletti. Stiamo chiaramente giocando, l’azione in questione la ricorderete molto bene. Siamo nel finale di gara, quando le scelte delle squadre si estremizzano e, nel caso dei biancoverdi, l’area si svuota perché diventi terra di conquista di un serafico angolano.

Come sarà il dopo-Poletti? Ovviamente non è possibile dirlo adesso. Anche quando il numero 0 è stato assente, comunque si è trattato di una situazione temporanea che, come tale, non richiedeva grossi aggiustamenti. Non possiamo neppure ancora immaginare se sarà rimpiazzato (e soprattutto con chi): allora la configurazione degli schemi mensanini potrebbe variare ulteriormente.

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Quello che è lecito ipotizzare, già da ora, è che aumenterà lo spazio a disposizione, e con esso cresceranno le responsabilità, per Pacher. Molto più spesso l’americano sarà coinvolto nei pick&roll con Morais o Marino e avrà a disposizione un numero di tiri significativamente maggiore.

È pur vero che, giocando come lungo sull’altro gomito della lunetta (ovvero quello non impegnato come bloccante principale), poteva aprirsi al tiro in punta, oltre l’arco dei 6,75, da dove il nativo di Vandalia sa essere molto pericoloso.Anche quando, nelle serie Corna, Marino sceglieva il suo lato, Poletti tagliava a canestro dall’altra parte e Pacher usciva comunque fuori per il tiro sullo scarico.

Di contro Siena avrà un uomo in meno da far giocare in post basso, spalle a canestro. Anzi, probabilmente ha perso l’unico realmente credibile nel farlo. Nel suo stazionare alle tacche però delle volte il centro milanese ha rappresentato pure un ostacolo, per via della presenza del suo difensore, per le penetrazioni degli esterni.


Avere un Poletti in squadra non è per tutti ma finisce per condizionare l’intero attacco. Finito contro il più piccolo Bonacini, pretende di ricevere palla nei pressi del canestro (e come dargli torto?) Nel frattempo sul lato debole ci sarebbe pure Pacher contro Adegboye, ma fa lo stesso. Sanguinetti perde del tempo per trovare l'angolo di passaggio giusto. Quando poi decide che è ora di attaccare, trova sul suo cammino Poletti, il proprio marcatore e il difensore di Poletti. Non contento, prova comunque a servirlo.

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Non bisogna sottovalutare tuttavia il fatto che Poletti fosse anche il migliore dei senesi a portare i blocchi. Se almeno Ranuzzi, quanto a scaltrezza, poteva essere in grado di fargli concorrenza in certe serate, di sicuro per mole di blocchi effettuata, nella sua permanenza senese, Poletti ha svettato testa e spalle sopra tutti gli altri, non fosse altro che per fisicità e struttura.

Senza l’ex-, oltre che neo-, acquisto, di Verona verrà a mancare uno degli uomini a cui Moretti ha affidato fin qui la maggior parte dei compiti nei primi secondi delle azioni. Che fosse utilizzato come bloccante del pick&roll iniziale o semplicemente gli venisse chiesto di aprirsi in posizione di 1 per poi consegnare la palla con un hand-off all’esterno deputato ad attaccare, da lì si poteva star certi che si sarebbe partiti. Adesso la posizione centrale in lunetta, soprattutto contro le zone (zone adattate, meglio) sarà presumibilmente appannaggio di Pacher, sempre in attesa che si palesi il fantomatico nuovo rinforzo.


Oltre al ruolo di "smistatore" in lunetta di Pacher, è interessante osservare il comportamento dei mensanini (nello specifico Pacher, Radonjic, Ranuzzi.) intenti ad occupare ed immediatamente sgombrare l’area per le iniziative dei compagni.  Nonostante Sanguinetti non trovi il canestro, si sono create diverse opportunità: tiro di Radonjic, passaggio dentro per Lupusor, spazio per Sanguinetti per attaccare la difesa.

A.J. è più passatore di Poletti ed anche leggermente più dinamico dell’ormai ex-compagno ad andare ad occupare e, successivamente, liberare gli spazi, a seconda degli sviluppi del gioco. Il dato degli assist è simile ma a differenziare i due bigmen ci sono la capacità di giocare a testa alta e l'abitudine ad andare lontano dal, piuttosto che verso il, ferro. Il gioco di Poletti infatti si è progressivamente adattato ad un impiego più perimetrale, conservando il centro gravitazionale nel pitturato. Pacher ha istinti e movimenti da esterno più automatizzati.

Se escludiamo alcune situazioni di alto-basso, in cui i due si sono imbeccati con costrutto, la loro convivenza non è andata poi così bene. Difficilmente sono emersi entrambi nella stessa partita. All’atteggiamento spesso aggressivo fin dal primo possesso dello 0, faceva da contraltare l’ingresso più lento e farraginoso del numero 2 nelle pieghe della partita. Specie nella serie di sconfitte recenti, non di rado Poletti ha finito per intestardirsi, trattenendo la palla nel tentativo di avvicinarsi al canestro a sportellate, mentre intorno non succedeva assolutamente nulla.


L’azione contro Roma qui sopra si conclude con un canestro ma appare abbastanza chiaro come il post di Poletti, seppure in una chiara situazione di mismatch vantaggioso, rappresenti il piano A, B e C dell’attacco senese in questione. Fatta eccezione per un timido taglio di Prandin, restano tutti ad  aspettare che Mitch faccia il suo dovere.

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In difesa sarà ancora più esasperato il ricorso al cambio difensivo. È vero, Poletti non è certo il lungo più stazionario e impacciato con i piedi che ci sia in circolazione ma il suo pur apprezzabile dinamismo non gli consente comunque di correre esattamente dietro a tutti. Per questo, sarebbe molto più adatto un quintetto con Lupusor, Ranuzzi, Cepic o Radonjic da 4, al fianco di Pacher. Fatta questa considerazione, non è peregrino pensare che nella metà campo dietro le cose possano cambiare soltanto nel caso in cui arrivi un corpo pesante, con caratteristiche diametralmente opposte a quelle di Poletti.


Contro Agrigento, si cambia su ogni blocco.
Naturalmente "i rimasti" dovranno tutti sacrificarsi di più a rimbalzo, per ovviare all’assenza dei 6 rimbalzi a partita (non il dato più entusiasmante per il 5 della squadra, né il migliore della carriera del milanese) che garantiva Poletti. In questo particolare fondamentale, crescerà quasi di default l’apporto degli ex-compagni di reparto (Pacher e Ranuzzi su tutti.) Può dare una mano ulteriore anche Morais, per l’atletismo che lo contraddistingue. Chi deve aggiungere concretezza sotto le plance, per ruolo e parabola di sviluppo, è Lupusor, oltre al già sorprendente Cepic. Sempre che si resti così e non arrivi dal mercato invernale il nuovo Dennis Rodman dalle parti di Viale Sclavo.

Consapevoli di non aver potuto mostrare granché, restiamo in attesa di proporvi un pezzo, ben più organico e fondato su situazioni concrete, dal titolo “Come gioca la Mens Sana con Mister X”. Anche perché potrebbe benissimo arrivare un lungo di posizione, ed allora tutti questi discorsi andrebbero gettati direttamente nel cestino.



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