Il 13 Novembre 2003 l'Euroleague porta in Viale Sclavo una leggenda della pallacanestro europea: Arvydas Sabonis.
Al penultimo giro di un circuito professionistico che in Europa l'ha visto
vincere numerosi titoli di squadra e individuali e a dispetto di ripetuti
infortuni guadagnarsi un grande rispetto anche in NBA, ha una taglia fisica che
fa sembrare Roberto Chiacig, centro di riferimento della nazionale italiana,
pressoché un esterno.
L'agilità stupefacente della giovinezza è svanita ma il Principe del Baltico ha visione di gioco e trattamento di palla da cattedratico, carisma smisurato e sotto il proprio canestro è un ingombro tale che per arrivare al ferro obbliga a fare la circonvallazione.
Nella sua metà campo quella sera ha 5 recuperi, 16 rimbalzi – 18 totali – 3 stoppate e costringe gli attaccanti senesi a cambiare, non di poco, tempi di tiro e traiettorie. Tutto questo per la Mens Sana si traduce in 38% scarso da 2 punti.
Ma seppur con altre armi anche la difesa di Recalcati è efficace e getta le
basi per la prima vittoria di quell’edizione.
Ne seguiranno così tante che in primavera sarà conquistata la Final Four, la
seconda consecutiva.
In quanto al quarantenne Sabonis, beh... verrà eletto miglior giocatore di quel
torneo.
E’ una stagione di aspettative
fuori dall’ordinario il 2003/04, perché nasce e si sviluppa intorno
all’esigenza di salire un ulteriore scalino verso la vetta, il penultimo,
migliorando i risultati già storici della precedente: una semifinale scudetto,
la prima, in Italia e una Final Four, la prima, da debuttante, in Euroleague.
Per alzare ulteriormente il livello
e divenire, mi si passi il parallelo gastronomico, una cucina stellata
con coraggio e competenza si va a toccare una ricetta che sarebbe già
prelibata.
Via Ergin Ataman dai fornelli, ecco
Carlo Recalcati. Via Mirsad Turkcan e Alphonso Ford dalla dispensa, arrivano
Giacomo Galanda e Bootsy Thornton.
E per legare gli ingredienti la
scommessa – per gli altissimi livelli – del tuttofare con la valigia sempre
pronta David Vanterpool.
Infine a sorpresa si stappa la
bottiglia più pregiata sul mercato: David Andersen, che in uscita dalla
dismessa cantina virtussina, a una manciata di giorni dall’avvio del campionato
firma per la Mens Sana, che brucia sul tempo e sulla credibilità una fitta
concorrenza.
In primavera il lungo atleta di
Melbourne si era sottoposto a un intervento chirurgico alla spalla durato circa
due ore e mezzo, i cui tempi di recupero erano stati quantificati in cinque
mesi.
Il dubbio che potesse non essersi
completamente ristabilito venne fugato pochi giorni dopo la firma, alla prima
giornata di campionato, il 5 Ottobre a Udine.
Lanciato da Recalcati in quintetto
base risponde con una prestazione esaltante e a tratti è il migliore in campo.
La lunga serie di canestri – 8/13
in azione – gli vale infine 23 punti, secondo score mensanino dopo un
gigantesco Thornton.
L’alternanza Europa / torneo nazionale è però una pentola a pressione che a Natale ha già imposto 20 partite in 75 giorni. Tuttavia staff e organico biancoverde rispondono per come sono stati costruiti.
Se le urne dei sorteggi di
Euroleague relegano la Mens Sana in un gruppo di ferro, il record a fine girone
d’andata è comunque di 3 successi e 4 sconfitte, già uno scalpo eccellente
all’attivo – Panathinaikos – e la concreta possibilità di accedere alla Top 16.
In campionato le cose vanno ancora
meglio, perché a Natale, come nel 1983, la squadra è in testa alla classifica –
due sconfitte in tredici turni – ma da sola stavolta. Esattamente come in
questo 2023.
A fare le spese della fame di
successi dei biancoverdi sono tra le altre Pesaro – staccata in classifica di
due lunghezze – Milano, Varese, Napoli e Cantù.
Sono vittorie, mi si passi il
termine, normali nello sviluppo e nelle dimensioni, perché il
gruppo è ancora in fase di amalgama e lontano dallo stato fisico – a
proposito... ciao Maurizio Forconi! – e mentale che farà innalzare
esponenzialmente le prestazioni in primavera, nel momento chiave della
stagione.
Le prime quattro vittorie in campionato
sono nel segno di Bootsy Thornton – e David Andersen… – poi dopo la sconfitta a
Bologna Fortitudo sale in cattedra Vanterpool e subito dopo incominciano a
andare in doppia cifra più e più giocatori: 5… 5… 6… ancora 5…
Ma sarebbe un grave errore limitarsi
a guardare la sola produzione offensiva, perché in quello stralcio di stagione
i giocatori biancoverdi riescono a indirizzare le gare incidendo pesantemente
su tanti aspetti del gioco: difesa, recuperi, rimbalzi, leadership.
Gli avversari non possono permettersi di battezzarne alcuno, perché a
turno tutti sono determinanti: Stefanov, Zukauskas, Vukcevic, Galanda, Chiacig,
Kakiouzis...
E’ un’orchestra straordinaria, i cui interpreti stanno accordando i propri
strumenti nell’attesa di eseguire una melodia in comune.
Bellissima. Indimenticabile.
Gabriele Grandi
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