Nel 1993, il 9 Settembre la Mens Sana è già fuori dalla Coppa Italia per mano della Glaxo Verona, poi finalista. Ma in Ottobre per la seconda volta rappresenta l’Italia in una manifestazione continentale.
Al secondo turno di quella che una volta era chiamata Coppa delle Coppe viene eliminata dai turchi del Tofas tra le recriminazioni, perché nel finale della gara di ritorno a Bursa è cancellato il canestro di Darren Daye che sarebbe valso il passaggio al successivo turno a gironi.
Il migliore nelle quattro gare fin lì disputate è Bob Thornton, esperto e generoso centro ex NBA, che porta in dote 24,5 punti a sera e concretezza nei pressi dei canestri.
Per quanto concerne il campionato invece, si arriva a Natale con già due passaggi in Rai. Entrambi vincenti.
Il primo a Napoli, dopo un tempo supplementare, interrompe l’andazzo di disdicevoli 2 di picche da dirette concorrenti: a Forlì il primo, al PalaSclavo contro Rimini il secondo.
Successivamente quello di Sassari è oltremodo esaltante, perché caratterizzato da una spettacolare prestazione balistica di Mauro Sartori, che realizza gran parte dei 32 punti personali con una raffica da 7/9 nel tiro da 3.
Nei mesi fin lì trascorsi il pragmatico coach marchigiano ha operato un duro e lungo lavoro su un gruppo molto rinnovato, che facendo tesoro dei propri errori arriverà successivamente ad avere un amalgama, una durezza mentale, una credibilità anche tattica e una continuità di risultati in quel momento ancora sconosciuti. Anche per via di un paio di episodi relativi a Daye che condizionano le prestazioni dell’intero gruppo.
Il primo si consuma alla vigilia dell’avvio del torneo.
Nel volgere di
poche ore l’asso statunitense prima comunica di voler tornare negli
States per giocare con i Clippers in NBA, poi dopo che con un timing
quantomeno sospetto la Società annuncia Raf Addison, verga –
o più probabilmente lo fanno
per
lui
– una sdolcinata lettera aperta
in
cui fa dietrofront e ribadisce
il suo amore per Siena, per i tifosi, per la Società e trottolino
amoroso, dudu dadadà.
Una farsa passata quasi sotto silenzio dalle nostre parti, poco
indagata
dalla stampa e
messa con mestiere presto a tacere. Cosa del resto niente
affatto
nuova in quegli anni.
Il secondo episodio riguarda un malanno fisico che lo ferma alla quarta giornata – pesante sconfitta a Forlì – e per buona parte della settimana successiva e induce a risvegliare dal letargo forlivese Rod Griffin che diligentemente si precipita, s’allena, fraternizza coi nuovi compagni, regala positività ma non viene infine tesserato, perché Daye è in qualche modo pronto.
Il Cerbiatto scende in campo ma non incide, a differenza di Larry Middleton che nella maglia rossa di Rimini è un diavolo che terrorizza la difesa senese ogni volta che riceve palla.
Nel derby degli oli – quel pomeriggio il marchio Olitalia debutta sulla maglia mensanina – il futuro naturalizzato porta la Monini alla vittoria con i suoi 36 punti, sintesi di 6/10 da 2, 6/9 da 3 e 6/10 ai liberi.
Grazie al cielo il talento di Des Moines non avrà altri passaggi a vuoto in quel campionato. Anzi, il suo sarà un rendimento straordinario, eccezionale. Degnamente coadiuvato da Vidili e Thornton.
La capacità di giocare indifferentemente in 4 ruoli e mezzo, spalle o fronte al canestro con la stessa naturalezza e con pari efficacia tirare in avvicinamento al ferro o in fade away e l’abitudine infine di riempire abbondantemente tutte le voci statistiche fanno di Darren Daye un fuori categoria per la seconda serie italiana.
Chi
non vide all'opera questo campione provi a farsene
un'idea grazie
ai
numeri espressi la sera del 21 Novembre ‘93 contro la Floor Padova,
con l'avviso però che non potrà che trarre un modesto Bignami delle
eccezionali qualità tecniche messe in mostra.
Uomo
ovunque per 37 minuti, su lui gli arbitri sanzionarono 9 contatti
fallosi che in lunetta commutò in un
algido
10/10.
In azione 10/13. Sempre
raddoppiato, talvolta triplicato.
Con
i liberi fanno 30 punti, cui aggiunse 8 rimbalzi, 5 assist, 5
recuperi, 3 palle perse.
Tutto per una clamorosa valutazione di
50, non record, perché l'anno prima, sempre in biancoverde, aveva
toccato i 52.
Non empatico hanno detto di lui, poco uomo spogliatoio.
Ma
in quanto a talento, cristallino.
Uno
dei primi
tre
visti
alla
Mens Sana.
Forte,
Daye, Moretti: questo è il mio podio.
Gabriele Grandi
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