sabato 11 ottobre 2025

Cinquant'anni fa la monetina. Il giorno in cui la vecchia Mens Sana perse l'innocenza

L'episodio
Il 12 Ottobre 1975 la Mens Sana è ospite della Virtus Bologna per la terza giornata del massimo campionato di pallacanestro. Ezio Cardaioli per la Sapori e Dan Peterson per la Sinudyne dalle panchine giocano a scacchi sul parquet.
Il primo chiede agli atleti in biancoverde di contenere il ritmo dei più veloci e tecnici virtussini. In risposta Peterson chiama un pressing profondo e ficcante in caccia di palloni che possano avviare rapidi contropiede e consentano di prendere l’inerzia del gioco.
 
L'inizio è comunque d’impronta biancoverde: 12–10 al settimo minuto.
Abituata agli alti ritmi – una media di 98 punti nelle partite precedenti – la Virtus è invece costretta a ragionare al cospetto di un rompicapo difensivo che le toglie spazi e certezze. Anche il grande talento di Caglieris stenta a emergere.
E’ la difesa di Cardaioli, una zona 2–3 alternata con la uomo, a irretire i portatori di palla bianconeri impaniandone il gioco e rendendogli complicato vedere il ferro.
Si deve quasi esclusivamente a Gigi Serafini – 20 punti alla fine – se Dan Peterson si porta avanti nel punteggio.  
 
La tattica senese sembra tuttavia tenere ben aperta la partita, ma il precoce quarto fallo di Johnson suona come una condanna. E’ solo il 16° del primo tempo e le V nere conducono 30–25.
La reazione mensanina però è sanguigna. E’ un'orgogliosa prova di squadra che vale il 10–2 che la manda al riposo sorprendentemente in vantaggio di 3 punti. Il primo tempo senese è un affresco del Beccafumi!
Poi al 5° della ripresa, ancora in vantaggio 45–44 guidati per mano dal coraggio di Piero Franceschini – 20 punti più 2 assist, con 7/14 al tiro – e dal sacrificio di Giustarini, c’è l’episodio che si consegnerà alla storia.

Uscito con la palla da un rimbalzo, Alberto Ceccherini, fin lì con un sontuoso 5/6 al tiro, s’invola in contropiede. Gli si oppone Massimo Antonelli. C’è un contatto.
Gli arbitri vedono il fallo del difensore, lo fischiano, ma in campo e soprattutto in tribuna taluni non condividono la decisione.
Abitualmente calda, già niente affatto ospitale nei confronti della realtà senese, certamente indispettita dalla sua strenua vivacità sul campo, una parte del pubblico bolognese protesta animatamente.
In piedi urla, si braccia, inveisce, preme sulle transenne.

Il pregiato parquet bolognese si ricopre di palle di carta e pure di qualche moneta.
Ceccherini s’accascia a terra con la testa tra le mani e sebbene soccorso non è in grado di riprendere il gioco.


Ceccherini a terra


Non potendo nemmeno sedere in panchina, scioccato e dolorante Alberto viene trasportato fuori dal campo in barella.
E mentre i suoi compagni riprendono a render durissima la vita alla Virtus arrendendosi solo nel finale, viene trasportato all'Ospedale Maggiore dove gli viene refertata una ferita lacero contusa alla regione occipitale, causata da un gettone telefonico oppure una moneta.
Prognosi: 6 giorni.

***

In quel preciso momento la vecchia Mens Sana, nuova per la Serie A, perde l’innocenza.

Sebbene il dito indice venga immediatamente puntato sugli insofferenti tifosi bolognesi – non solo virtussini – principalmente su quelli del parterre, sembra essere stato lanciato da lì il gettone incriminato – la provinciale che porta sempre un nutrito, chiassoso ed effervescente seguito in trasferta, gioca al rallentatore, specula su ogni pallone, difende ossessivamente e sul suo campo in cemento rende vita durissima a tutte le squadre, anche le più blasonate, perde d’un tratto quella benevolenza con cui due anni prima era stata accolta da simpatica e pittoresca novità nel salotto buono della pallacanestro nazionale e nel corso delle settimane è suo malgrado risucchiata nell'occhio del ciclone, tiratavi a forza da una certa stampa.

Un episodio dibattuto per settimane come il fallo fischiato a Massimo Antonelli quel pomeriggio, oggi sarebbe messo a nudo e visionato frame per frame delle televisioni e dal web, stemperando seduta stante le polemiche.
Nel ‘75 giudice unico era il colpo d’occhio della coppia arbitrale, che in pochi istanti decideva per l’uno o per l’altro.

Poche ore dopo la partita, ufficializzata la decisione del giudice sportivo favorevole al 2–0 per la Mens Sana e la squalifica del campo della Virtus, comprendiamo a nostre spese cosa voglia dire esserci seduti al tavolo delle potenze cestistiche nazionali non accontentandoci di fare da comparsa ma sfidandole e battendole, pur non avendone blasone, forza economica e più ancora capacità politica.

Ora quelle zone che rimangono indigeste a (quasi) tutti, così ben architettate da Cardaioli perché frutto di una conoscenza cattedratica del gioco e degli avversari e al contempo della disciplina di Cosmelli e compagni nel metterle in pratica in allenamento e in partita, quelle zone che Cesare Rubini – sì, proprio lui, il Principe della pallacanestro italiana – aveva pubblicamente osteggiato, sono da taluni additate come antibasket.
Lo stesso gioco offensivo sempre controllato e spesso compassato, organizzato con la necessità primaria di muovere le pesanti torri Johnson e Bovone al ritmo degli esterni, nella superficialità di chi lo giudica non ha la considerazione che invece opportunamente meriterebbe.

Solo tre anni prima il bravissimo tecnico senese, pur sempre ben attento a non disperdere risorse e opportunità, con una squadra diametralmente opposta dal punto di vista fisico rispetto all’attuale – centro, Gigi Paoli, 198 centimetri – aveva infatti ampiamente dimostrato di saper abbracciare e perfettamente organizzare un’idea di gioco offensivo veloce e brioso, istruendo e armonizzando l’attacco più prolifico dell’intera serie B. 

***

In quanto ai tifosi, che nei due precedenti tornei già erano venuti alle mani a Roma, con Rieti e con i corrispettivi delle due bolognesi – sorte comune in quegli anni, condivisa tra molte tifoserie – vengono ora fatti passare per facinorosi e il Dodecaedro presentato come forca caudina dalla quale tutti hanno timore di passare.

Sperimentiamo sulla pelle cosa significhi non avere né la forza economica né quella politica delle squadre del Nord e delle due bolognesi.
Si, perché là il basket è storia di livello anche internazionale, ed è proprio là che stanno i soldi degli sponsor e hanno sede i quotidiani e i periodici che dedicano pagine su pagine a una pallacanestro finalmente attrattiva e in pieno boom d’interesse.

Nel corso delle settimane la Società biancoverde rischia di passare dal ruolo vittima a quello d’accusata. Nonostante referti e sentenze si mette persino in dubbio che Ceccherini stesso sia mai stato colpito. “Forse una gomitata” dice qualcuno.
Così la polemica monta invece di sopire, alimentata anche dai botta e risposta delle lettere dei tifosi cui quelle stesse testate giornalistiche concedono spazio. S’arriva pertanto ai “j'accuse” e all’invettiva, passando per le minacce.

Ciò porta a una tensione altissima per la gara di ritorno, che fatalmente culmina in scontri fuori dal palazzetto di Viale Sclavo e fino alla stazione ferroviaria, proprio come già a Bologna a gara conclusa.
Ma ancora non basta. Le polemiche non finiscono, perché c’è chi si prende la briga di andare a scavare nel personaggio Ceccherini.

Complice anche una frizione con i tifosi di casa nell’intervallo della partita di seconda fase giocata a Caserta, Alberto viene schernito, additato d’essere un provocatore e, fatto del tutto ingiustificabile, ne viene addirittura messa in pubblico la vita privata.
Su un importante settimanale di basket edito a Bologna si fa dell’ironia su una dama bionda con la quale Alberto è solito accompagnarsi.

Forse sanno, ma colpevolmente preferiscono tacerlo, che a Siena non c’è assolutamente niente di segreto né tanto meno strano, perché la Signora villanamente tirata in ballo nient’altri è che Letizia, sua riconosciuta fidanzata, futura sposa e madre di Valentino.  


La statistica
La decisione del giudice sportivo fa così maturare al quarto tentativo i primi due punti mensanini sul campo della Virtus Bologna.
Una vittoria già al primo assalto nel Marzo ‘74 a lungo accarezzata – infine 75–73 per i virtussini – e mai invece realmente contesa nelle due successive trasferte della seconda stagione in A.
Quella sera in un sol colpo quella moneta improvvidamente lanciata in campo assegna qualche punto a Ceccherini, qualche altro ai biancoverdi, ma soprattutto ne toglie due agli uomini di Peterson, frenandone lo slancio.
Nei mesi successivi le V nere sapranno però ben riscattarsi, andando a vincere il titolo di campioni d’Italia, così spezzando il clamoroso dominio lombardo che durava da quasi due decenni: dieci titoli per l’Olimpia Milano, sette per Varese, due per Cantù.


La sigaretta
Ho scarsa conoscenza del privato di Cardaioli. Diverso il discorso per l’aspetto sportivo e professionale, e non lo ricordo fumare.
La stessa figlia Elena conferma di ricordarlo a fatica con la sigaretta in bocca “Comunque Mamma dice che non durò a lungo”.


Cardaioli fuma in panchina

Dettaglio Cardaioli su Ceccherini


Due aspetti. Il primo di ordine generale, perché col divieto di fumare al chiuso ancora di là da venire, i campi di gioco dei palasport anni ‘70 dopo l’intervallo erano avvolti da una spessa cortina di fumo.
La seconda è una riflessione sullo stress cui un addetto ai lavori è soggetto. Tanto più un professionista meticoloso e sensibile com’era Cardaioli.

Non so realmente se quella sigaretta esplicitasse il bisogno di scaricare la tensione nervosa, ma è pur lecito pensarlo.
Se così fosse, ci mostrerebbe la figura degli uomini che chiamiamo allenatore assai più vulnerabile e meno scontata di come probabilmente la immaginiamo.


La fotografia

Foto Ceccherini in barella


A parte documentare l’uscita dal campo di Alberto Ceccherini, questo scatto è una rarissima occasione per ricordare enormi personaggi che certamente contribuirono a far grande la storia del sodalizio biancoverde.
Detto del pluricitato Cardaioli (1) si riconoscono Giorgio Brenci (2), Angelo D’Ambrogio (3), Alfredo Barlucchi (4) e Carlo Ciccarelli.
Un pensiero di grande riconoscenza va a tutti loro.


Siena sportiva
Per tacere del Meeting dell’Amicizia che in estate poneva il Rastrello al centro della scena sportiva internazionale, per gli sport di squadra i weekend senesi nei mesi d’autunno e inverno ‘75/’76 avevano davvero una marcia in più.

Dopo un avvio complicato la gagliarda Robur guidata da Ettore Mannucci dalla panchina e Eugenio Pazzaglia sul campo – a proposito, un caro, carissimo pensiero a Gerardo Tosolini, recentemente scomparso – si trasformò in macchina da gol issandosi in cattedra del proprio girone di serie D e correndo irresistibile verso la promozione in C, sulla scorta di sedici vittorie interne in altrettante gare, prima di perdere, a promozione già largamente acquisita, proprio l’ultima al Rastrello. 

La mattina dei match casalinghi un allegro e colorito carosello di automobili strombazzanti per le vie cittadine richiamava i più sportivi e i più curiosi a quei divertenti happening pomeridiani.
In un tripudio di sciarpe e bandiere ai finestrini, dal tettino aperto di una Fiat 500 ricordo spuntare un metro e mezzo di un’artigianale riproduzione della Torre del Mangia. Poi dopo la partita molti correvano in Viale Sclavo per cercare uno strapuntino al palazzetto della Mens Sana.

Dal canto loro i biancoverdi venivano da tre anni strepitosi che avevano portato prima la promozione in A e poi due clamorosi tornei da settimo e quinto posto assoluto. Una cosa inimmaginabile solo pochi anni prima. Circostanze che avevano fatto esplodere pubblico e generale interesse verso la pallacanestro.

Frequentare il Dodecaedro significava stare come chicchi di riso nel sacchetto sottovuoto, con alle spalle già ore di file per l’acquisto del biglietto e l’accesso al palazzo.
Per atmosfera, le trasferte poi erano quanto di più godibile si possa immaginare. Sorrisi, lazzi, canti, mangiate in allegrissima compagnia, mentre si coltivava sì la speranza di vincere, ma senza drammi di fronte a una sconfitta.

Leggerezza è il primo sostantivo che mi viene in mente.
Genuinità il secondo. 
E non dimentichiamo il Cus Volley! Altra squadra in serie A, altro sogno ad occhi aperti.
Era una gran bella Siena ed erano gran bei tempi.

Bellissimi!


Gabriele Grandi



*** 

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19 maggio 1973 

 


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