sabato 18 ottobre 2025

Aura e garbo, pompiere e ispirazione: grazie Carlo Recalcati, l'uomo dell'ultimo passo

Parlare di Carlo Recalcati? Va bene, quanto tempo avete?

E invece no, non mi metterò a srotolare la lunga pergamena dei magnifici risultati ottenuti in quasi sessant’anni di carriera da giocatore e tecnico, in oltre mezza dozzina di città e fino alla guida della Nazionale. No, perché per definire una simile icona della pallacanestro bastano poche parole, se sono quelle giuste.
Vorrei riuscire a coglierle, con la speranza che possiate condividerle.

Rappresentatività è tra tutte quella che mi sembra più efficace.

da avversario in Mens Sana-Forst del 1974. Foto Augusto Mattioli

La natura sportiva del senese medio si esalta con personaggi che con linguaggio e atteggiamenti innescano il suo orgoglio corporativo e campanilistico, che di per sé è un moltiplicatore della passione.
Così è anche in politica, se ci pensate, e in questo periodo storico ne abbiamo chiari esempi.

Ma per restare in argomento strettamente sportivo, evocare emozioni parlando più alla pancia e al cuore che alla corteccia prefrontale del cervello è il comburente spesso utilizzato da piccole realtà nel tentativo di colmare il gap con i giganti della categoria. Detto in parole epiche, è l’artificio retorico per trarre lo slancio in più dal sacro fuoco che abbiamo dentro.
Nella realtà di casa mensanina possiamo identificare gli esempi in Dado Lombardi e Ergin Ataman. Dove cova una fiammella, basta un soffio di vento per far divampare un ardente fuoco.

La personalità di Recalcati è l’antitesi di tutto questo.

Sul parquet, ai microfoni, completamente all’opposto. Un campione dell’equilibrio e della pacatezza, del garbo, delle buone maniere, della diplomazia e dell’umiltà, in parte per natura e in parte per l’aura cresciuta esponenzialmente negli anni, che non necessita di gesti plateali né d’innalzare la voce per ottenere la dovuta considerazione.
  
foto Augusto Mattioli

Qui non si parla, fate bene attenzione, di maggiore o di minore importanza dell’uno rispetto agli altri, si parla unicamente di temperamento e di caratteristiche personali.
E se per peculiariarità sia Lombardi che Ataman furono fondamentali per la crescita, non meno determinanti furono le doti umane e temperamentali messe sul piatto da Recalcati nel momento di scrivere la parte più nobile della storia sportiva biancoverde

Tra le epopee dei primi due e l’avvento dell’altro era cambiata intanto la Mens Sana, questa è la realtà. Questa è la vera discriminante. Perché dove prima c’era bisogno di mangiatori di fuoco, poi ci fu bisogno di un pompiere.
Da adulta la Società si era fatta matura. E in quanto alla squadra allestita, non v’era più necessità di spingere per mettersi al centro dell’attenzione, poiché al centro degli sguardi già c’era.
Piuttosto era necessario non uscirne.

In Viale Sclavo alla viglilia della stagione 2003/2004 tante componenti erano di prim’ordine. Mancava giusto giusto di fare l’ultimo passo, che come ben sappiamo è il più importante, dal momento che è anche il più difficile.
Per la panchina ci voleva dunque un acclamato regista che potesse ispirare la squadra infondendole le necessarie certezze affiché quel passo decisivo fosse portato senza ansie né timori, ma al contrario con decisione e risolutezza.
E quando il nome di Carlo Recalcati fu svelato, in pochi ebbero dubbi.
 
Di più, sebbene l’aver scelto di sposare la causa senese per lui significasse dividere tempo ed energie in due progetti, quello olimpico per la Nazionale e quello tricolore in tre anni per la Mens Sana, prendemmo atto di un accresciuto rispetto e credito già dalle prime uscite stagionali.
D’altro canto non si offre il timone a uno dei primi tre tecnici italiani e tra i primissimi in Europa se non al cospetto di un progetto chiaro, ricco, serio e stimolante. Dunque il vantaggio fu certamente reciproco.
Quel progetto fu poi rivisto in itinere, perché le cose non andarono proprio secondo programmazione: il titolo che si sarebbe dovuto centrare in tre anni... arrivò già al primo.


In quella indimenticabile stagione Recalcati ebbe la possibilità di lavorare in un contesto organizzativo eccezionale, con una capacità economica di alto livello, mentre dal canto suo la Mens Sana ebbe l’onore di porre ad alfiere della sfida che lanciava al campionato uno dei tecnici più in vista e ricercati del momento: il tecnico in carica sulla panchina azzurra.
Qualcuno avrebbe potuto darle più lustro?
Qualcuno avrebbe potuto più degnamente rappresentarne le grandi velleità?

di spalle (n.6) da avversario in Mens Sana-Forst del 1974. Foto Augusto Mattioli

Per ironia della sorte e per la legge del contrappasso, Recalcati è coniugato con la Signora Giovanna, che certamente in molti ricordano assai attiva sulla poltroncina dei centrali fronte panchina del Palasport senese assistere alle partite del marito.
 
Competente ed estremamente appassionata, spesso in disaccordo con i fischi arbitrali, dopo i quali non si peritava di allungarsi verso il campo di gioco per dirne quattro ai direttori di gara.
A Lei e alla pietra miliare della storia mensanina Carlo Recalcati il più sincero bentornati!

E’ il momento del meritato tributo.
La gratitudine che dalle tribune gli sportivi senesi riverseranno sull’amato parquet non è un atto di circostanza: è un sentimento vero.


Gabriele Grandi




*** 

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19 maggio 1973 

 


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