Nel momento del bisogno, in piena emergenza, a causa degli infortuni a due uomini chiave della rotazione dei lunghi, coach Moretti ha provato a correre ai ripari, apportando degli adeguamenti, delle volte estremi, soprattutto nella metà campo difensiva. Se questo eclettismo ha costretto Bucchi, nella partita d’altri tempi con Roma, ad inseguire costantemente le scelte dello staff mensanino, snaturando progressivamente i suoi quintetti, lo stesso risultato non è stato raggiunto nelle successive due trasferte, soprattutto quella in terra siciliana, quando Poletti è di nuovo mancato per l’intera durata della gara.
Ma un filo logico in grado di legare la partita del PalaEstra con quella del PalaSikeliArchivi è comunque rintracciabile. Capo d’Orlando non poteva minimamente disporre di uomini d’area che fossero anche lontanamente avvicinabili al miglior lungo del campionato, Henry Sims, anzi, per certi versi la Benfapp quest’anno ha pensato proprio di fare a meno di un centro, inteso alla vecchia maniera, ma presentava in Parks e nel senese Bruttini due effettivi in grado di mettere in enorme difficoltà la linea dietro senese, sia col gioco fronte che spalle a canestro.
Dunque, dove eravamo rimasti? Già, vi avevamo lasciato col quintettone con Lupusor in ala piccola, messo in punta alla 3-2 a sbarrare il traffico con le lunghe palette segnaletiche. Neppure il tempo di metabolizzare lo stratagemma e gli dei del basket hanno presentato alla Mens Sana la loro nuova, impertinente sfida. Con quasi sette minuti da giocare nel terzo quarto contro la Virtus, i biancoverdi hanno visto uscire dalla partita prima Poletti, per infortunio, e dopo Pacher, seppure momentaneamente per via del quarto fallo personale. Una sequenza tremenda, di fronte alla quale Moretti si deve esser sentito stordito come un pugile all’angolo. Ed infatti ha definito in conferenza quel momento della partita un durissimo uppercut, nella nobile arte dei pugni uno dei colpi più devastanti.
Il nostro, come è ben saputo, ha ovviato all’imprevisto presentando Lupusor e poi addirittura Ranuzzi (195 cm) al fianco di Radonjic, come ultimi baluardi a difesa del ferro. C’era però da arginare un autentico animale del pitturato come Sims. Ed allora ci si è affidati, come da programma, alla match-up, in cui l’accoppiamento con l’ex-NBA aveva più peso degli altri. Se l’uomo deputato a difendere la zona del lungo era in ritardo, vi ruotava immediatamente un altro (Morais nelle immagini sotto), il quale aveva il compito di riconsegnarlo al più presto a un più credibile compagno. Nell’occasione, Ranuzzi fa vedere tutto il suo mestiere, ingaggiando un corpo a corpo con il più prestante Sims. Difesa rigorosamente davanti, per provare a non fargli arrivare la palla.
Questa è stata probabilmente la prima azione, da quando il quintetto biancoverde si è abbassato inesorabilmente, in cui non è stato necessario ricorrere al fallo. In altre circostanze è finita diversamente. Tanto che, nei successivi 2 minuti, Sims ha accumulato 8 tiri liberi. Prenderlo in consegna non appena varcasse la linea dei 6,75 non era più sufficiente, scommettere sulle sue percentuali (non impeccabili) dalla lunetta diventava viepiù dispendioso: quarto fallo assegnato anche a Radonjic. Moretti allora ci ha provato con timidi raddoppi. Quello di Prandin per aiutare Ranuzzi qua sotto non appare così convinto ma l’idea del coaching staff è chiara: che provino tutti gli altri (Sandri nello specifico) a segnare con 3 metri di spazio purché il 21 sia braccato come un vitello durante la Merca. È buona norma scommettere sulle abitudini in cui gli altri trovano meno conforto ma in certe serate serve comunque una buona dose di fortuna.
Pick your poison, dicono gli americani quando si trovano stretti fra due alternative poco desiderabili quasi in egual misura. La pallacanestro è fatta di scelte. Non è possibile contenere tutte le iniziative degli avversari. La preferenza di Moretti, nell’intero secondo tempo vs Roma, è ricaduta sulla guardia di Sims, a costo di lasciare sguarnite ampie fette di campo. Nel disporsi a zona con l’abituale schieramento iniziale 3-2, la difesa biancoverde non è riuscita a coprire orizzontalmente il parquet come è solita fare. O forse ha semplicemente deciso di non farlo. Sanguinetti, Radonjic e Ranuzzi disegnano qui un ideale triangolo, dentro al quale ingabbiare il lungo degli ospiti. Specialmente Ranuzzi è talmente sbilanciato verso il centro area da lasciare Chessa completamente libero di agire in angolo. A Nic Moore non transita neppure dal talamo - la porta d’ingresso delle immagini nel nostro cervello - la sagoma di Sims, però la point guard capitolina ha gioco facile nell’imbeccare il compagno, il quale a sua volta non può che punire il close-out tardivo del mensanino.
Abbiamo accennato in apertura al nesso tattico che lega la vittoria su Roma con la sconfitta di Capo d’Orlando. Proprio la capacità di sperimentare in condizioni di emergenza per poi tirare fuori dalla soffitta, alla bisogna, quanto implementato precedentemente in campo si è rivelata in più occasioni l’asso nella manica dell’allenatore aretino in questa stagione. Il nuovo forfait di Poletti nella trasferta isolana obbligava ancora una volta Moretti ad adottare una configurazione di partenza decisamente più leggera.
Quando allo scoppiettante Pacher era concesso il meritato riposo, compariva nuovamente sul parquet la collaudata banda di piccoli. Adottare la strategia del cambio difensivo rappresentava a quel punto soltanto una mera conseguenza delle caratteristiche dei 10 in campo. Parks naturalmente è giocatore completamente diverso da Sims ma la sua incidenza sulle sorti della squadra, specie quando è isolato a 4-5 metri dal ferro, è quanto meno paragonabile a quella dell’altro. Così, come testimoniato dalle immagini, è impensabile lasciarlo in singola marcatura contro un difensore più basso come Sanguinetti. Prontamente Lupusor, sul perimetro, adegua la propria posizione ma soprattutto arriva Radonjic dal centro per il raddoppio. E se non bastasse, è pronto pure Morais.
L’agilità e la qualità del tocco dell’americano però difficilmente sono state arginate nell’arco della serata dai biancoverdi e sono arrivati trentello e vittoria per i padroni di casa. La Mens Sana ha dimostrato tuttavia di aver imparato un’altra lezione, da trascrivere nel corposo quaderno di appunti della stagione ed andare a consultare nuovamente, quando – si spera – sarà chiamata a farlo per scelta e non per necessità. E magari la squadra sarà meno imballata, nelle gambe e nella testa.
sabato 22 dicembre 2018
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