venerdì 19 luglio 2019

Dopo l'Associazione

E' un valore avere un'aggregazione di tifosi quanto più rappresentativa possibile, costituita anche giuridicamente, in grado di porsi come interlocutore nei confronti della proprietà della società e nei confronti delle istituzioni, un baluardo per i momenti di crisi e di transizione, e che anche in tempo di pace rappresenti un patrimonio di memoria e valori. In un certo senso una casa madre, perché casa madre non è solo la scatola al cui interno si deve tornare per ripartire dalle radici, ma è casa madre anche un popolo in cui riconoscersi, che di quelle radici è portatore dinamico, che afferma quell'identità, la conserva e la tramanda. Più che una Fondazione, piuttosto un organismo vivo, composto da persone e non da enti. "Vivo", nel senso di capace di organizzare iniziative che ne radichino la vita sociale e che allarghino la base. E' un valore poter coagulare una passione attorno a un organismo del genere. Per il mondo biancoverde, oggi quell'organismo non può più essere l'Associazione Io Tifo Mens Sana.

Lo scioglimento dell'Associazione sarebbe la logica presa d'atto del ciclo che si è esaurito con la fine della Mens Sana Basket 1871. Inizialmente pensata come un Trust, sulla scia di modelli di successo altrove, era nata per salvare la società dal basso, per volontà e iniziativa popolare, quando stava per chiudere di nuovo un anno e mezzo dopo il fallimento della Mens Sana Basket. Incrociando persone coinvolte, risorse raccolte e scopo sociale (inizialmente non una componente minoritaria del club, ma il socio di maggioranza!) è stata un'iniziativa di partecipazione civica unica, senza precedenti né emuli, sicuramente nel basket e con ogni probabilità in tutto lo sport italiano. Un'utopia diventata realtà.

Indubbiamente si è rivelata una forza più di lotta che di governo. Anzi, diciamola meglio: una forza capace di dare il meglio nelle emergenze - anche quando questo ha significato assumersi responsabilità di "governo" all'inizio o adoperarsi anche di recente per pensare come dare un futuro alla Mens Sana - più che in tempi teoricamente di pace, in cui avrebbe dovuto controllare, ed è andata com'è andata, ma anche svilupparsi e radicarsi, e invece si è prosciugata ben oltre il calo che sarebbe stato comunque fisiologico dopo la chiamata alle armi del 2016. Il tempo, le energie e le risorse anche materiali che in tanti hanno sacrificato, per dedicarli a questa "idea superiore", sono motivo di stima, e di gratitudine. Poi però buona volontà, sforzi e sacrifici non sono il metro su cui si possono valutare i risultati delle responsabilità che ci si è assunti, scontando il fatto di non avere le competenze, o la forma mentale, o la lucidità di chi certi oneri se li sobbarca per lavoro e non per passione.

Insomma l'Associazione ha vissuto fasi diverse, per non fare di tutta l'erba un fascio. Ma ormai come organismo - a prescindere dagli sforzi di chi ne fa parte e anche dai risultati recenti, ultima delle quali la raccolta firme - si porta dietro una serie di peccati originali, concreti oltre che abbastanza univocamente addebitati dall'opinione pubblica, in particolare nella gestione del rapporto coi Macchi (e per qualcuno anche col Consorzio), da cui appare impossibile ricostruirsi una verginità, che servirebbe per poterlo considerare un soggetto da cui ripartire ora che si apre una fase nuova. Ma di un organismo c'è bisogno, di un'aggregazione, di una massa critica che possa interfacciarsi con le istituzioni, la Polisportiva, eventuali soggetti interessati a salire a bordo, facendosi portatori dei valori Mens Sana. Per cui, come riparte da zero il basket, può ripartire da zero una nuova idea di associazionismo.

***

Al momento oltretutto non è neanche chiaro che pubblico di riferimento avrà la nuova Mens Sana, se così la si vuole chiamare. Il fallimento 2014 aveva lasciato in eredità la spaccatura tra minucciani e antiminucciani. Il disastro 2019 ha visto allargarsi la forbice tra quello che è rimasto dell'Associazione e i dissidenti dell'Associazione, e in più su un binario separato si è trovata la curva, dove di fianco alla Brigata è stato tangibile (come già nel 2014 anche nelle proposte di questa estate) anche il ruolo senatoriale forte di chi veniva dall'esperienza del Commandos Tigre. Essere divisi aggiungerebbe solo miseria alla realtà già pesante di dover ripartire da zero. E infatti c'è nell'aria la costruttività di chi ne è consapevole: ci sono differenze grosse, e valutazioni che restano, sugli altrui errori negli ultimi mesi, ma nessuno dei soggetti lancia anatemi verso altri ritenendosi portatore dell'unica vera Mens Sana e pensando di avere la verità in tasca (com'è normale e onesto, visto che negli ultimi anni errori di valutazione ne hanno fatti un po' tutte le componenti).

Ecco, un nuovo associazionismo avrebbe poco senso se fosse solo un modo per far confluire questi soggetti in un nuovo contenitore in cui replicare le correnti di Io tifo Mens Sana. Nessuno ha la soluzione in tasca, però diverso sarebbe aprire una scatola nuova, fatta da chiunque a caso, non importa chi, e chi vuole ci entra e aderisce, senza portarsi dietro i retaggi degli ultimi anni per riformare dinamiche già viste, piuttosto ripartendo da un'idea nuova, tutta da costruire attorno a chi deciderà di esserci, nel modo che si capirà quando si vedrà chi c'è a bordo.

Evidentemente portando comunque in dote il proprio modo di vivere la Mens Sana, che sia quello ultras o che sia quello delle raccolte per le giovanili (solo per fare un paio di esempi): sarà il proprio contributo a un soggetto unitario che possa perpetuare quell'identità Mens Sana che è stata massacrata dagli eventi degli ultimi anni. Magari (questo sì) con facce nuove nei ruoli di responsabilità. (Per evitare equivoci, non è assolutamente l'idea di fondere o sciogliere gruppi di tifosi: il tifo organizzato è un valore che rimanga così com'è, ma chi ne fa parte può partecipare anche a un livello diverso alla vita della Mens Sana, come è stato negli scorsi anni partecipando all'Associazione, e come ha confermato la proposta di ripartenza esposta alla Polisportiva)

Poi non significa pensare di dare patenti di tifoso vero a chi ne faccia parte, e negarle a chi non ne faccia parte: individualmente per tanti è comprensibilmente difficile pensare di fare un nuovo investimento emotivo su qualcosa, dopo tutto quello che è successo. Ognuno elabora il lutto a modo suo e dà fiducia a chi vuole, sempre che sia possibile darne ancora a qualcuno.

Ma quello che conta è il messaggio della risposta che Siena riuscirà a dare come popolo: ogni alternativa all'idea di ripartire insieme, come gente di Mens Sana, ora che si ricominciare da zero, rischia di naufragare nella tristezza e basta. E i fatti degli ultimi mesi dicono che l'Associazione (col Comune) e la curva (con la Polisportiva) da soli hanno il peso che hanno, purtroppo. La delegazione di 5-6 persone di varia "estrazione" che martedì andrà dal sindaco per ora è un Manuale Cencelli delle componenti degli ultimi anni, ed era anche giusto che fosse così. Poi ci sarà da lavorare al futuro, anche fuori dal campo. Se a qualcuno piacerà quest'idea, o anche solo pezzi di quest'idea, sarà bello veder realizzato l'ideale da cui muove: custodire un'identità, fatta di storia, tradizione, valori, passione. E magari rilanciarla.


5 commenti:

  1. D'accordissimo, ormai curva e associazione, come abbiamo visto abbondantemente, con i loro pregi e difetti..., contano come il due a briscola...Chiudere tutto e amen!

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  2. Ah ancora un incontro con il sindaco? Come se gli altri fatti in passato siano serviti a parecchio, stesso discorso per le varie assemblee dell'associazione...Tutto inutile, l'avrebbero capito anche un sordo ed un cieco!!!

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  3. Ineccepile ricostruzione e interessante prospettiva. Bravo Beppe. Ora oneri e onori alla Polisportiva. Che sappia fare i passi giusti (anche indietro, volendo, per ripartire meglio) verso i tifosi della curva, non lasciando soli Binella e Caliani, e lavorando alla luce del sole e bene per promuovere e rendere appetibile la nuova Mens Sana. In Promozione, sì, ma con orgoglio e idee nuove (marketing sociale, per intendersi). Al momento, e per almeno i prossimi due anni, lo spurgo deve essere per tutti, non serve un'altra Associazione che perde consensi e rappresentanza.

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  4. vediamo gli sviluppi, magari gli incontri dal sindaco rimescolano le carte

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