giovedì 4 giugno 2020

Storia da Grandi: La furia e il trentello, sulle spalle di Bootsy verso il 5 giugno da leggenda

Il nostro viaggio nella storia della pallacanestro mensanina è quasi giunto all'epilogo, ma come nei romanzi è proprio qui che si concentrano le maggiori emozioni e i ripetuti colpi di scena che fanno impennare la soglia dell'attenzione e la partecipazione emotiva.

Vista l'importanza estrema di ogni singolo avvenimento, anche solo distillarne una sintesi richiederebbe dolorosi tagli. Dovrò allora farmi violenza e scegliere un momento simbolo, lasciando tutto il resto, seppur importantissimo, a altre occasioni.
 
Questa prima settimana di Giugno è una vena d'oro di ricorrenze eccellenti, a farsi dalla celebrazione di compleanni di mensanini storici quali Giorgio Brenci, Fabio Giustarini e Roberto Quercia a altri più recenti e meno duraturi ma entrati comunque a pieno titolo nelle pagine societarie, com'è il caso di Marco Crespi.
 
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Ma compleanni a parte, le 24 partite giocate, di cui 20 vinte, andrebbero rilette a una a una, perché praticamente sono tutte pietre angolari di trionfi indimenticabili, che fossero essi attesi o meno.
  
Basti pensare al 2 Giugno 2007 al PalaEur e a quel meraviglioso avvio di gara 18-2 che da subito riportò con i piedi per terra una Lottomatica probabilmente convinta di avere ipotecata la finale scudetto dopo la vittoria a Siena in gara1.

O il successivo 5 Giugno e quel 114-108 al terzo supplementare che generazioni di mensanini racconteranno ai nipoti.

O ancora il 5 Giugno 2013 al PalaSclavo, i 62 centesimi di secondo che permisero a Dusan Sakota della Cimberio Varese di trovare il tiro della vittoria e del pareggio in una serie che la Mens Sana vinceva 3-1 e che invece quel canestro rimandò a Varese per la decisiva gara 7.
Una gara 7 poi presa in mano e controllata, era il 7 Giugno, dalla leadership di Daniel Hackett e David Moss, ormai pienamente consapevoli della forza di una squadra che nel turno precedente, ancora a gara 7, aveva ammutolito la parte milanese del Forum di Assago e commosso e fatto impazzire dalla gioia quella senese o comunque simpatizzante Mens Sana.
 
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Ma se v'è un simbolo, ebbene questo non può che essere la serie di finale del primo scudetto senese, anno di grazia 2004.
Le tre partite di una serie al meglio delle 5, per i biancoblu fortitudini della Skipper si consumano senza possibilità di appello da martedì 1 a sabato 5.
Trentatre giorni dopo aver perso al tempo supplementare la semifinale di Euroleague a Tel Aviv,
la squadra di Carlo Recalcati si prende la più importante delle rivincite, perché quando più conta, come in un crescendo rossiniano sovrasta fino a spegnere definitivamente gli acuti di quella pur fortissima di Jasmin Repesa.
 
Il perentorio 3-0 ai bolognesi è la degna conclusione di una stagione giocata da protagonisti assoluti, in special modo nell'ultima parte, quando la consapevolezza della propria forza, l'armonia e la bellezza dei giochi proposti sono diventati evidentissimi.
Proprio nelle settimane in cui con insistenza si parla di un futuro biancoverde per Carlton Myers, il gruppo degli atleti mensanini, coeso, granitico, è una macchina che funziona a pieno regime sia nel fisico che nella testa.
Le gerarchie in campo e nello spogliatoio sono conclamate e i ruoli funzionali gli uni agli altri. E' una squadra insomma. Una vera squadra.
L'importante obiettivo comune è vicino e i giocatori smaniano per raggiungerlo.
Gli allenamenti sono di un'intensità rara, che in genere supera quella della partita. Recalcati e Pianigiani vigilano e talvolta sono costretti a frenare la generosità e l'impegno dei giocatori al fine di preservarli da botte e infortuni.
 
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Nell'albo d'oro della LegaBasket e nelle biografie personali il nome di David Andersen viene ricordato come M.V.P. di quella serie finale e a mio giudizio è in parte vero.
La parte che condivido è relativa al tempismo dell'australiano, che nella fase culminante del campionato portò alla squadra un grande valore aggiunto.
Non altrettanto si può dire della continuità in stagione, che non fu sui livelli di altri elementi.
Per fortuna Chiacig col fisico, Galanda col sacrificio e Kakiouzis con intelligenza cestistica e qualità tennero da par loro il reparto nelle giornate in cui David soffriva di più.

Come forse molti ricorderanno, Andersen giunse a completare il roster poco prima della chiusura del mercato, dunque alla vigilia del campionato, avendo da subito un impatto davvero importante a cui però seguirono mesi in altalena.
Ritrovarlo in piena forma nelle settimane decisive della stagione sportiva, per Recalcati e la squadra fece davvero tanta differenza.
Nei giorni seguenti il trionfo tricolore Andersen, con in tasca un secondo anno di contratto, rese pubblica la volontà di vestire ancora il biancoverde, ma quelle prestazioni nei playoff gli erano valse attenzioni dai top team internazionali, sempre in caccia di “big men”.
Il più deciso fu il CSKA di Dusan Ivkovic, che non si peritò di sborsare un ricchissimo buyout pur di averlo.
 
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Ma in termini assoluti il rendimento nel corso del campionato di giocatori come Vanterpool e Kakiouzis non era stato affatto inferiore a quello del lungo australiano, anzi.
Per non parlare di Stefanov, che in un ruolo chiave giocò alla grande non solo la stagione, ma pure quella serie finale (basti pensare ai 9 falli subiti a Bologna il 3 Giugno).
Ma c'è un uomo che più di tutti avrebbe meritato quel titolo: il suon nome è Marvis “Bootsy” Thornton.
Non facile sostituire Alphonso Ford nel cuore dei tifosi, eppure ci era riuscito, perché più completo, più uomo squadra e tatticamente insostituibile con quell'innata capacità di giocare in più ruoli e più situazioni.

Ecco, dopo un campionato giocato da leader, a Bologna, durante il riscaldamento che precedeva gara 2, fu fatto oggetto di pesantissime provocazioni verbali da parte di due invasati fortitudini.
Alla kryptonite la sua reazione emotiva, che nel primo quarto lo portò ad annientare tutto ciò che gli si parava davanti.
Ne sa qualcosa Milos Vujanic, a cui Bootsy, come già due giorni prima in gara 1, tolse ogni possibilità di mostrare il campionario a Mike D'Antoni e Steve Kerr, allenatore dei Phoenix Suns il primo, futuro general manager il secondo, che per vedere all'opera la guardia serba si erano appositamente mossi.
 
Non pago di quanto andava facendo in difesa, Thornton mise a segno 13 dei primi 19 punti biancoverdi, infondendo sicurezza a tutti i compagni, che chiusero il primo quarto meritatamente in vantaggio 26-20 dopo esserlo stati anche di 10 punti (18-8). 
L'ex giocatore di St. John's quella sera si concesse quella libertà offensiva a cui aveva scientemente rinunciato in gara 1 (chiusa con soli 4 punti) al fine di non togliere tiri a Stefanov, Vanterpool, Kakiouzis e Andersen, che la stavano buttavano dentro che era un piacere vederli.
Terminò invece quella decisiva gara 2 (vittoria 65-78 con un break di 14-0 in apertura di ultimo quarto) con 26 punti e 7 rimbalzi.

da Superbasket

Ma seppe fare ancora meglio in gara 3, quarantotto ore dopo.
Pronti, via e un colpo gli lussa un dito della mano.
Va negli spogliatoi per sottoporsi alle cure mediche del caso e al rientro non solo riprende a giocare, ma finisce per dominare la scena con 30 punti in 31 minuti, aggiungendovi 10 rimbalzi e 8 falli subiti (10/10 dalla lunetta): pro di gio so!

In quegli stessi giorni anche due rappresentative giovanili, la Under 20 e la Under 18, si laureano campioni d'Italia nella proprio categoria.
A settanta anni dalla costituzione della sezione basket, la Mens Sana è il punto di riferimento cestistico dell'intera penisola.
  
 
 
P.S.

Alba degli anni 2000 (e fino a oggi).

In un lasso di tempo in cui la TV italiana (specialmente... tutta), manda in onda il peggio del peggio, dando amplissimo spazio a volgarità, improvvisazione e pressappochismo e una ribalta a gente becera, falsa e senza arte né parte, le reti che vivono sui programmi sportivi spesso ci marciano.

Nel 2003/2004 le partite in TV della Mens Sana sono di competenza di Canale 3 Toscana, che alla voce sì genuina, ma competente di Maurizio Tozzi affianca quella “tecnica”, sempre educata di Leonardo Frati.

Forte di un bagaglio da cestista e un presente da allenatore, Leo ha l’occhio clinico e sa dare al pubblico televisivo dettagli sempre precisi e mai banali sul modo di giocare delle squadre in campo.

In quella stagione sportiva lo scorrere del campionato serve da rodaggio alla Mens Sana di Recalcati, che arriva ai play-off in uno stato di forma smagliante.

Frati ovviamente se ne accorge e contrariamente a quanto da pulpiti anche più importanti fanno opinionisti dal ricco cachet, che rimangono a metà del guado per non rischiare di perdere la faccia e alienarsi simpatie, il nostro ha il coraggio di esporsi.

È gara 1 del quarto di finale contro la Metis Varese e pur non sapendo come finirà la serie, né tanto meno con chi giocheranno i biancoverdi qualora passino il turno e anche cosciente che il pronostico potrebbe indispettire gli scaramantici, Frati si sbilancia pubblicamente: “3-0; 3-0; 3-0” dice dal microfono di Canale 3!

È una sentenza, più che un pronostico.

Passeranno i giorni, 21 per l’esattezza e il 5 Giugno il “profeta” Frati avrà avuto ragione: tre cappotti!

Ovvero, scudetto senza subire sconfitta.


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