giovedì 26 novembre 2015

Dulcis in fundo

I parziali periodo per periodo delle prime nove partite di campionato dicono che la Mens Sana è -15 (158-173) nel primo, -8 (152-160) nel secondo, +3 (164-161) nel terzo e +31 (186-155) nel quarto. Il 28,2% dei punti sono segnati negli ultimi dieci minuti, mentre negli altri tre periodi si viaggia in modo abbastanza uniforme (rispettivamente 23,9-23,1-24,8). Per contro, il 26,7% dei punti subiti è nel primo periodo, poi si va a scendere (24,8-24,8-23,9). In sei partite su nove il differenziale migliore si è avuto nell’ultimo tempino, anche nelle gare peggiori (Barcellona, Trapani, Omegna).
Come interpretare questi numeri?

Le ultime due partite ci aiutano nella lettura dei dati. Non conta come la Mens Sana inizia le sue partite (il primo quarto al PalaMoncada, chiuso sul 20-7 per i padroni di casa, è per distacco il peggiore fin qui) ma come riesce a gestire il finale; il -6 con Tortona (da 50-46 dell’ultima pausa al 68-70 finale) è il peggiore dato relativamente agli ultimi periodi.

Peraltro, da sempre si dice che l’approccio alla gara è fondamentale. Ed è così, non c’è dubbio, anche se le cifre sembrano indicarci una strada diversa. Almeno per la Mens Sana targata Ramagli. In tre occasioni si è chiuso il primo periodo avanti, in due di queste (Scafati e Tortona) è arrivata una sconfitta. Solo con Reggio Calabria si è avuto un primo periodo vincente, ma c’è stato comunque bisogno di un ultimo quarto da 25-16 (il terzo migliore, dopo il +14 di Agrigento e il +11, inutile, di Barcellona) per portare a casa la vittoria. Nelle altre tre vittorie l’inizio di gara era stato sempre contrassegnato dal segno meno (-2 con Latina, -1 con Casale, addirittura -13 domenica scorsa).

Cosa si può dedurre da questi dati? Almeno un paio di concetti. La squadra arriva fisicamente pronta al finale: il contributo delle forze fresche, con quattro Under più Udom ad abbassare drasticamente l'età media del gruppo, è utile sia per quello che direttamente danno sul parquet, sia perché permette di far arrivare al momento che conta ben vivi dentro la partita i “titolari”. E poi la chiave tattica: l’ultimo quintetto non è mai lo stesso, segno che si riesce quasi sempre durante la partita a leggere qual è quello che può giocare meglio le sue chance nella volata finale.

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