Due vittorie in fila per la prima volta da quando la Mens Sana è in A2. La prima volta stagionale oltre i 100 punti. Un parziale di 35-6 da non credere ai propri occhi in un secondo quarto cominciato a -14 e finito a +15. Contro la capolista, che aveva iniziato da dominatrice che non ammette repliche. Come una settimana prima quando ad Agrigento si cominciò andando sotto 20-7 il primo quarto per poi vincere 70-39 i restanti tre periodi. Stavolta a segno in nove, con dieci giocatori impiegati con profitto. Senza cadere nelle provocazioni di avversari che non sanno perdere. Il petto gonfio che lascia una prestazione del genere con Agropoli riempie di senso di realizzazione, di benessere, una settimana da ricordare.
E' stata la tempesta perfetta. Ma come ogni tempesta, non vedi più nulla, non capisci cosa è successo, e non ci si può che affidare a chi come Alessandro Ramagli ha avuto mezzi diversi per vederlo: "Dopo un inizio dettato principalmente dall'ansia, abbiamo messo le nostre armi: pressione, difesa, aiuti sui pick-and-roll, intercetti, e da lì abbiamo spaccato la partita. Il nostro merito migliore è stato quello: sapendo che con Agropoli si rischiava una partita a elastico, quando eravamo avanti di 15 abbiamo spaccato definitivamente la partita andando a +30". Non capire, non riuscire a mettere in uno stesso ragionamento organico i picchi opposti di cui questa squadra è capace, è quello che disorienta e impedisce di abbandonarsi totalmente all'entusiasmo che pure prestazioni così non possono non scatenare.
Già dopo Agrigento
era capitato di scrivere che con questa Mens Sana non ci si capisce
niente, quando pensi di averla capita ecco che si mescolano di nuovo
tutte le carte. Siamo in buona compagnia: "Ad Agrigento era stato l'impatto della panchina, stavolta l'hanno girata quelli che dovrebbero farlo per ruolo - ha detto Ramagli -.
Di fronte a una squadra così nuova, ogni settimana c'è da analizzare
qualcosa di diverso. E' il percorso delle squadre giovani. Sarebbe
bellissimo se avessimo conferme e trovassimo partita dopo partita un
trend regolare, la nostra stabilità ancora molto ballerina. Ma ogni
volta che siamo stati spalle al muro ce ne siamo tolti, che per una
squadra così non è scontatissimo. Vuol dire che ci sono dei valori".
Un interessante studio di Stefano Salvadori su Palla al Cerchio ha stabilito quanto non conti partire bene, anzi, e per la seconda settimana di fila a un primo quarto brutale ha fatto seguito un resto della partita paradisiaco. Serviva dare continuità alla vittoria di Agrigento, ed è arrivata, compreso l'abisso tra un inizio pessimo e un resto della partita da stropicciarsi gli occhi. Serviva dare una risposta casalinga dopo aver perso l'ultima gara al PalaEstra con Tortona, ed è arrivata. Serviva che Agropoli non andasse oltre il 24% da tre, la cifra sopra cui ha sempre vinto, e ha finito col 24%.
Serviva vincere la battaglia tra la forza a rimbalzo difensivo di Agropoli e quella a rimbalzo offensivo della Mens Sana, e sotto il tabellone ospite Agropoli ha preso 16 rimbalzi e la Mens Sana 18 (!). Serviva, perché è quello che serve se si vuole vincere, una gran partita dei tre americani, e hanno messo insieme 59 punti: il precedente massimo, 54, era arrivato con Reggio e Agrigento. Bryant a 28 ha infilato il suo nuovo massimo, e Roberts ha mandato fuori di testa Roderick.
Serviva muovere la classifica, perché Roma è alla quarta vittoria di fila e anche Reggio ha ricominciato a vincere dopo sei sconfitte, e la Mens Sana è in graduatoria dove avrebbe voluto in estate: davanti ha sette squadre superiori, l'ottavo posto sarà difficile da raggiungere con dietro squadre come Roma e soprattutto Reggio e alla pari con squadre come Latina e Rieti, ma intanto è lì a giocarsela. Serviva chiudere con partecipazione una settimana particolare nel rapporto con la propria gente, e c'è stato il massimo stagionale di 2200 spettatori, 700 paganti. Ora è tempo del terzo indizio, quello che fa una prova.
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