La Fortitudo è alla Final Four per la promozione in Serie A2 (56-51 a Montichiari, 3-0 nella serie) prima che Mens Sana e Cecina debbano giocare ancora la prima partita, chiunque vinca la serie. E' l'annunciato vergognoso epilogo di un calendario pensato da minus habens e gestito - quando si poteva salvaguardare almeno l'equità competitiva - da burocrati cialtroni, a cui non si capisce se manchino capacità almeno terra terra o la voglia di lavorare, sicuramente il rispetto per chi lavora da tutta la stagione per arrivare a questo tipo di partite (senza parlare di chi ci mette i soldi. Anche per pagare i loro stipendi...).
Se la serie tra Mens Sana e Cecina si chiuderà in tre partite, la Fortitudo avrà avuto cinque giorni in più per preparare la partita più importante dell'anno. Sette se si chiude in quattro partite. Nove se si chiude in cinque partite. E quando, come in quest'ultimo caso, passano la miseria 69 ore tra l'ultima partita di una sfibrante serie di finale e una semifinale promozione che vale la stagione, è evidente che non ha senso parlare di maggiore o minore ritmo partita, perché vengono meno (per una delle due parti in causa) i tempi umani di una preparazione, dopo una serie disumana (se è arrivata fin lì).
Non ultimo il fatto che la Fortitudo potrà nel frattempo fare incetta di biglietti a Forlì, per "giocare in casa" anche in campo neutro, mentre di là c'è ancora da decidere chi va avanti. La Mens Sana al momento può solo augurarsi che sia un proprio problema. Lo scoprirà a partire da domani sera, con l'inizio (gara-1 è alle 18...) della finale del girone A con Cecina: al meglio delle cinque partite, passa chi ne vince tre, si gioca ogni due giorni.
Se al bar, tra i tifosi, tra i giornalisti o tra gli addetti ai lavori si può parlare della serie nel suo complesso, per chi ne sarà protagonista c'è davanti solo una partita, una per volta: gara-1, da vincere in tutti i modi, solo dopo si pensa a gara-2 e così via. Per la formula della finale (in casa le prime due e l'eventuale quinta) è fondamentale non perdere il fattore campo nelle prime due partite: arrivare a gara-3 con la tranquillità di aver fatto quello che serviva o con l'ansia per aver perso il fattore campo sarà un primo momento di riflessione. Fino ad allora, apnea. Solo sulla prossima partita.
Ci si gioca la promozione contro l'avversario che, lo dice la stagione, ha mostrato la maggiore qualità, e merita di essere qua. L'avvicinamento alla serie vive su variabili come chi siano i mensanini più in forma ai playoff, i cecinesi più in forma ai playoff, sui precedenti, su chi è andato meglio e chi peggio negli scontri diretti. Così è buffo notare, e sarà interessante vedere cosa succederà in campo, che chi ai playoff è parso meno in forma è esattamente chi ha fatto meglio nei precedenti stagionali: Pignatti e Chiacig da una parte, Fratto e (in senso lato, i numeri dicono altro) Caroti dall'altro. Torneranno a quei livelli dando alle proprie squadre un cambio di marcia rispetto ai playoff? O resteranno agli standard recenti togliendo qualcosa alle proprie squadre rispetto ai precedenti?
E' solo una delle mille questioni su cui si può spaccare il capello in quattro, poi magari la serie andrà altrove, sicuramente alcune delle singole partite. Un approccio come questo quasi meramente statistico rischia di essere fine a se stesso, se non accompagnato da un tentativo di analisi tattica che tenga conto delle caratteristiche di chi poi fa quei numeri. Per questo rimando a un buon pezzo di Francesco Anichini. Mai come dopo tanti giorni ad aspettare, chiacchiere non qualificate rischiano di essere vuote, a fronte dell'attesa verità del campo. Non c'è bisogno di pistolotti motivazionali, e se resta una cosa da dire è che - quando si arriva a giocarsi una stagione - è logico aspettarsi una cornice all'altezza. Come è già stata nelle serie playoff con Piombino e Livorno.
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