lunedì 15 giugno 2015

Il day after. Di cuore e di testa

Un anno di lavoro diretto verso un'unica direzione ha raggiunto il suo obiettivo. Il giorno dopo è quello buono per lasciar fluire libere le emozioni. La prima botta di sensazioni è per le sorti della Mens Sana, la seconda ondata di partecipazione emotiva è la gioia per le persone - gli amici - e per quello che questo risultato significa per loro a livello personale. E poi ci sono quelle storie umane con cui - anche senza conoscenza diretta - non si riesce a non simpatizzare, come quella di Francesco Bonelli.

Che in questo gruppo non era una mascotte, come ingiustamente il minutaggio lascerebbe intendere nonostante i valori tecnici, ma era il baluardo della senesità. E la sua emozione di Forlì, come del resto di tutto l'anno, aveva una dimensione in più: la gioia del risultato raggiunto, ma anche il trasporto (che non può avere chi viene da fuori) di chi ne avrebbe goduto anche se non fosse stato a bordo, perché "a bordo" come tifoso ci sarebbe stato comunque.

Semplicemente " IL BOA"
Posted by Mens Sana Siena 1871 on Lunedì 15 giugno 2015


La festa in Piazza del Campo, come quando c'erano da celebrare successi molto più altisonanti, è stata la passerella meritata per chi ha fatto rinascere una storia sulla cui prosecuzione, un anno fa di questi tempi, i dubbi erano reali. Dubbi di tutti, al di là di come ci si sia divisi prima e dopo sulle modalità di ripartenza giuste e quelle sbagliate. Si è stati capaci di farlo, rinascere, nonostante una dimensione nuova e per questo inospitale, perché sconosciuta, che si parli di palazzetti, arbitri, pubblico, giocatori.

Si è stati capaci di farlo dimostrando, come anche la Robur, che Siena può ripartire anche senza Monte dei Paschi, rimboccandosi le maniche per trovare risorse di altro tipo. Oltretutto nel caso della Mens Sana - per ora e non è detto che il modello possa reggere a livelli più alti - perfino rimanendo ancorati a una istituzione, la Polisportiva, slegati da una proprietà esterna da cui dipendere (che non è il bobo nero, ma è la normalità nello sport: la Mens Sana invece riesce a essere un'anormalità virtuosa).

Adesso siamo a un'estate decisiva, quella in cui dopo l'anno zero si mettono le basi per l'anno uno. Marcando la differenza tra chi prova a fare una B2 anche fatta in casa con quello che c'è (ma che poi coi giusti interventi si è dimostrato un gran ben di dio per la categoria) e invece istituzionalizzare le professionalità e la struttura che sono imprescindibili per abitare stabilmente nel basket che conta. Prima della costruzione della squadra, i nodi si chiamano società nuova, sponsor, panchina e due ineludibili ambiti su cui lavorare fino a costruirci la propria identità: il settore giovanile e il radicamento in città.

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