domenica 28 dicembre 2014

Secondi pensieri sulla seconda sconfitta stagionale

Quando si perde, scatta questo compulsivo moto da Bar Sport di doverne parlare più del solito. Più che un'analisi lucida, un generico discorso sullo stato della nazione. Definirle difficoltà sarebbe non solo ingeneroso ma anche sbagliato, e fuorviante. Ma sono le sfide - chiamiamole così - e non la bambagia a forgiare per i momenti più duri e importanti, quindi ben vengano. Non è sempre così, ma per difetti emersi e per possibile reazione emotiva, le sconfitte possono offrire gli stimoli migliori per lavorare.

Chiarimento numero uno, già affrontato a caldoSe fosse un ragionamento sui risultati, finirebbe presto: non è un problema aver perso di 5 sul campo della seconda classifica una partita che poteva avere esito opposto cambiando anche 2-3 delle decine di episodi che l'hanno decisa (perse, liberi, arbitri); così come in gioco non c'è il timore di perdere il primo posto o di discutere il profitto in classifica di un inizio da 10 vittorie su 12 partite giocate, di cui 8 in trasferta.

Volere la perfezione a dicembre o voler vincere tutte le partite si commenterebbe da solo. Ma se si costruisce sul lungo termine, le indicazioni più interessanti non le danno le partite con Oleggio o Torino e forse neanche il cammino complessivo, quanto piuttosto invece le sfide contro le avversarie più forti, le possibili sfidanti ai playoff. E' in quest'ottica, non in quella del processo al singolo risultato, che può aver senso farla un po' più lunga del solito.

GLI INIZI - Più volte su questo blog ho parlato dei cattivi inizi delle partite. Non per forza come una criticità, più come una necessaria concessione ai motivati avversari, magari con consapevolezza dei propri mezzi, confermata in effetti dal fatto che contro questa Mens Sana le partite (anche a Livorno) non sono mai chiuse. Ma è ormai un dato di fatto che, se alcune avversarie sono gestibili, le più forti lo sono meno, prendono fiducia, "stabiliscono il tono della partita" (Livorno l'ha fatto in termini di ritmo): il danno non è irreparabile, ma è comunque un modo per complicarsi la vita.

LA DIFESA - Difensivamente, ma è un'idea mia del tutto opinabile, non credo che gli 80 punti subiti a Livorno siano preoccupanti, nella misura in cui restano un unicum: non era mai successo, sono legati alla piega generale che ha preso la partita. Piuttosto è questione di continuità, che manca visibilmente, perché dei gran break difensivi ci sono stati. Ma la Mens Sana, e non basta per ora una partita a cambiare l'assunto, ha già assodato la consapevolezza del fatto che sia la difesa il proprio collante.

L'ATTACCO - Collante che per esempio al momento manca dall'altra parte del campo. Dove si fa fatica. E si fa fatica, ancora dopo tre mesi, a giocare insieme. Dipende dalla costruzione della squadra? Dai princìpi messi dentro dallo staff tecnico? Dalla qualità del lavoro settimanale? Dalla capacità di portarlo in partita? Dalla voglia dei singoli di risolverla con le proprie capacità individuali (e si torna al mettersi in condizione di aver bisogno dell'hero-ball per rimettere in piedi le partite)? Magari un insieme di tutto, o di tanti di questi aspetti.

LA ROTAZIONE - Le difficoltà in attacco potrebbero, anche qui mia idea opinabile, consigliare nell'auspicabile e non scontato intervento sul mercato qualcosa di diverso dal 3-4 di cui si parlava. Forse può fare più comodo un 2-3 in grado di contribuire in attacco (meglio lontano dalla palla, ma capace di finire se ben innescato). Sopperirebbe alle difficoltà di rotazione in ala, cambiando Ranuzzi e/o liberandolo per giocare un po' da 4. Si parla in astratto. Dati di fatto: la difesa di cui sopra richiede intensità, quindi freschezza; in organico c'è un giocatore ancora teoricamente in rodaggio e un altro di 40 anni; alla fine di una stagione lunga si giocherà anche al ritmo di tre partite a settimana.

PARTITE ALLENANTI - Le sconfitte di Cecina e Livorno non dicono che le prove generali di playoff siano andate male e non si possa più rimediare da qui a primavera. Tra un mese si potrà vivere un'altra boccata di quell'atmosfera playoff coi quarti di Coppa Italia. Tra tre mesi, magari, un'altra boccata anche alla Coppa Italia. I prossimi test per valutarsi saranno quelli.

IN CONCLUSIONE - Tutte queste chiacchiere non possono essere motivo di allarme (per una partita? per due? figuriamoci), a meno che qualcosa non stia sfuggendo di mano o non stia andando come si pensava. Se invece Mecacci e Marruganti, come credo, sanno quello che stanno facendo, e se questo tipo di cammino rientra nel programma, devono solo tenere la barra dritta, senza sentire pressioni e discorsi, e continuare con consapevolezza il proprio lavoro. E con pazienza: il campionato si vince tra 4, 5, 6 mesi, non oggi. Ma che questo percorso viva adesso un punto di passaggio fatto anche di imperfezioni è innegabile.

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