venerdì 5 dicembre 2014

Il ponte sul fossato

Mi ero avvicinato alla serata del ritorno a Siena di Marco Crespi con un po' di timori sul fatto che "il palcoscenico" potesse offrire una facile ribalta a chi volesse usarla per veicolare le proprie recriminazioni sul passato (qui avevo preferito solo accennarlo).

E quando lo dico, sia chiaro che mi riferisco SIA a chi denuncia con forza il modo in cui è finita la Mens Sana Basket SIA a chi denuncia con forza l'obbligo di tagliare del tutti i ponti con quel passato. Posizioni evidentemente inconciliabili, che solo il tempo, e la giustizia (le condanne, ma anche le assoluzioni), potranno condurre a una sintesi, anche se sicuramente non una ricongiunzione.

Con maturità, la serata insieme a Marco Crespi è stata l'evento che doveva essere: una festa. Non per tutti, e già questa è stata una nota stonata. Seguita da un comunicato duro della Brigata Biancoverde (qui il testo). Seguita (ma anche preceduta) dall'ostentata posizione di altri - mettiamoci un'etichetta: "i nostalgici" - che per una sera tornavano a sentirsi rappresentati dalla Mens Sana. E qui, a prescindere da quanti siano gli uni e gli altri, lo spirito della serata era già andato perso.

Già, perché alla fine è una discussione viscerale ma tra pochi, per quanto rumorosi. Eppure tanto basta a lasciare un sapore amaro, ferite che si riaprono. Non mi sono mai fatto problemi a dire come la penso e non ne ho neanche in questo caso. E' che semplicemente non credo sia costruttivo farlo finché non porta da nessuna parte, per il clima che c'è.

Non frega a nessuno e parlo per me, magari sono un caso isolato. Ma è che semplicemente sono stanco che intorno alla Mens Sana ci sia questo clima di guerra permanente. Giustificato, obbligato, necessario, dirà ognuno dei crociati facendo capire che non si può lasciar passare uno spillo, per questioni di principio. Certo. Capisco. Poi però la vita va avanti.

I primi a dare un segnale sono stati proprio mercoledì alcuni dei diretti interessati (ne ho accennato qui). Ha senso dire che ora sono tutti sulla stessa barca? Non credo, sicuramente non oggi. Ma hanno provato a lasciare da parti le frizioni del passato per fare un passo su un terreno comune, per gettare un ponte sul fossato. Avranno messo da parte l'ego, immagino non i loro princìpi. Hanno fatto uno sforzo di reciproco riconoscimento. Certo, solo per una sera, solo per poche ore. Ma è stato un messaggio: si può fare. Si può fare?

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