lunedì 5 settembre 2016

Così in campo

"C'è tanto da migliorare ma abbiamo avuto una conferma per noi stessi che la strada è quella giusta: le cose che volevamo vedere, le abbiamo viste". Nel mazzo dei commenti di Giulio Griccioli dopo le due partite al trofeo dei Consorzi contro Varese e Pesaro, questo dà la chiave per valutare queste prime uscite della Mens Sana. Al di là di ogni chiacchiera, il torneo l'hanno visto pochissimi, e dalle impressioni di quei pochissimi proviamo a tratteggiare uno stato della nazione.

Restano partite che per tanti motivi di valore assoluto ne hanno poco. Varese era incompleta nei primi esterni della propria rotazione, Pesaro era molto incompleta. Anche la Mens Sana era incompleta, priva di Bucarelli e Flamini, e anche i tanti infortuni muscolari patiti in sole due settimane di lavoro sono qualcosa a cui si fa caso. Allo stesso tempo non c'è dubbio che vincere contro una squadra di categoria superiore, per quanto piena di assenze (anche perdere nel modo in cui si è perso con Varese, stando avanti 38 minuti su 40), aiuta a darsi una spinta per proseguire il lavoro nel momento più duro.

E per quanto una tara sia necessaria, il campo ha già confermato quello che già al momento di costruire la squadra era chiara, ovvero quanto la stagione dipenda dal rendimento degli americani più Tavernari. Ecco, la buona notizia è che a una prima impressione (forse anche agevolata dal fatto che fossero fisicamente più freschi degli altri) gli americani sembrano in grado di avere un impatto su questo campionato.

Gli altri? Tavernari si conosce, per i tiri pazzi da una parte e per quello che dà in difesa dall'altra; è fuori forma ma quella arriverà. In attesa di Flamini, fin qui praticamente mai disponibile ma nel giro di un paio di giorni potrebbe rientrare, l'incognita resta tra i lunghi, aspettando anche che Vildera cominci a confermare in partita quanto di interessante fa sperare in allenamento.

Saccaggi e Cappelletti stanno muovendo i primi passi per dimostrare di essere stati una buona scelta: la personalità del primo, la capacità del secondo di accelerare e arrivare fino al ferro, e bisogna capire quanto riuscirà a mantenerla anche quando si giocherà per i due punti. Comunque non due play ragionatori.

Una squadra che sembra in grado di poter essere aggressiva, lavorandoci. Come Mike Myers, questione di quello che i piedi gli permetteranno di fare, in difesa, ma anche della sua capacità di imparare. Forse meno ricco tecnicamente di quanto servirebbe per appoggiarsi a lui a metà campo (come si pensava), in attacco comunque il centro mensanino ha fatto intuire di poter essere un giocatore di grande impatto fisico, soprattutto a rimbalzo, non alto ma  grosso, ed esplosivo.

L'atletismo non è forse un punto di forza per KT Harrell, che pure ha controllo del corpo, intelligenza e senso della posizione per esserci anche in difesa, ma che soprattutto non ha mancato di confermare il proprio pedigree offensivo per capacità di segnare, in proprio o se ben servito. Da qui si parte. Non è poco.

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