giovedì 3 settembre 2015

"Siate forti e combattete duro"

Il 4 settembre non è solo l'anniversario della battaglia di Montaperti. Nel basket è l'anniversario della morte di Alphonso Ford, undici anni fa, quando ancora non aveva 33 anni, uno dei più grandi realizzatori nella storia dell'Eurolega, il migliore nel momento in cui morì.

La sua ultima squadra è stata Pesaro, la sua ultima partita contro la Mens Sana, che un anno prima aveva portato alla prima Final Four della sua storia con quell'ultima squadra di Ataman (tra poche ore all'Europeo avversario dell'Italia di Pianigiani) che tutto poteva e che non raggiunse tutto, ma comunque fece risultati storici (tra cui la prima semifinale in campionato). Al di là del passaggio come una meteora del giocatore, rimasto a Siena un anno, è stato il passaggio dell'uomo a lasciare il segno.

Certi numeri a Siena, dove pure è passato il meglio, si sono visti solo con lui. Quel passaggio a tutto campo da rimbalzo al volo per il contropiede di Kakiouzis. Mai vista una cosa del genere. Il primo passo fulmineo. L'arresto e tiro con galleggiamento in area eterno e rilascio sopra la testa. La capacità di assorbire contatti spalle a canestro o andando al ferro contro gente più grossa ma neanche tanto, perché grosso era anche lui, sebbene fosse poco più di 1.90 ma quasi 100 kg di potenza, sicuramente forte, molto forte soprattutto nella parte superiore del corpo.
Non era un trascinatore di folle, schivo di carattere e naturalmente per la convivenza, durata almeno gli ultimi sette anni (c'è chi dice dieci) della sua carriera con robuste terapie mediche, con quella leucemia che nell'estate 2004 lo avrebbe portato via alla moglie Paula, e ai suoi tre figli Quekenshia, Karlderek e Alphonso Jr.: per assicurare loro un futuro ha continuato a giocare finché ha potuto. Era la sua scelta di vita. Il suo spessore. Il 26 agosto 2004 scrisse una commovente lettera ai pesaresi per parlare per la prima volta dei suoi problemi di salute. Nove giorni dopo il tremendo passaparola: "No, non è possibile". "Invece è vero", diceva chi conosceva la sua situazione ma aveva sempre mantenuto il rispettoso riserbo.

Pesaro fu sicuramente più pronta della Mens Sana a onorare la sua memoria dedicandogli un torneo annuale. La dolcezza del ricordo personale è anche nella raccolta firme organizzata ai tempi del Cittadino Oggi, allargata poi al Messaggero di Pesaro e a un'importante testata greca grazie alla sensibilità di due colleghi-amici, per una mozione all'Eurolega con la richiesta di intitolargli il premio per il capocannoniere della stagione. Non sarà stato per merito di tre testate, e delle migliaia di firme che arrivarono, l'Eurolega l'avrebbe fatto comunque, ma è bello sapere che ha fatto la scelta giusta e che dal 2005 esiste un Alphonso Ford Trophy (passato anche per mani mensanine).

È il caso di fare un giro su internet per guardare due video suoi. Fa bene. E la sua memoria lo merita.

"I want all of you to have faith. Stay strong and fight hard. My hearth will always be with you".

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