giovedì 7 gennaio 2016

La chiusura dell'inchiesta, Pianigiani, titoli: le novità (e le speculazioni) di giornata

Gli sviluppi emersi in giornata sull'inchiesta Time Out portano qualche novità e aprono qualche fronte, al momento solo per le speculazioni. La discussione è girata altrove ma la notizia più importante è la tempistica: secondo quanto risulta, l'inchiesta sarebbe praticamente chiusa, sono state tirate le fila, resterebbero solo da espletare gli ultimi adempimenti poi sarebbero pronti a partire gli avvisi di conclusione delle indagini a cui seguiranno le eventuali richieste di rinvio a giudizio, l'udienza preliminare e tutto il resto.

Prossimi sviluppi attesi entro fine mese. Sentito troppe volte per crederci ancora, ma dopo quasi quattro anni dalle prime attività investigative ci starebbe anche... Non è una mera questione procedurale: è il momento in cui il tentativo di fare giustizia sulla morte della Mens Sana Basket farà un passo ulteriore verso l'accertamento della verità giudiziaria. Non è questo quello che si aspettava da mesi, se non da anni? Per questo è la notizia più importante di giornata. Comunque non l'unica.

Un "verdetto" c'è già: la posizione di Simone Pianigiani, indagato per evasione fiscale, uno dei personaggi più visibili coinvolti anche per il suo ruolo pubblico da ex ct della Nazionale, è stata archiviata. Non ci sarà condanna, non c'è colpa, a livello penale, se l'accusa ha deciso di non chiedere il rinvio a giudizio. Secondo quanto risulta, non si parla di non aver commesso il fatto, ma che l'ipotesi accusatoria non costituisce più reato dopo la decisione del governo nel giugno scorso di alzare la soglia di punibilità dell'evasione da 50mila a 150mila euro. Così come per Pianigiani, la nuova legge ha modificato la posizione anche di alcuni giocatori.

Significa che sotto quella cifra non è un reato penale, poi non è che vengono date pacche sulle spalle e complimenti: chi ha delle contestazioni aperte presso l'agenzia delle entrate deve sistemare la propria posizione (pagando) per chiudere il contenzioso. Molti dei soggetti coinvolti per evasione lo hanno già fatto. Da questo punto in poi della vicenda, è un fatto personale di ciascuno nei confronti del fisco: opinione già espressa e sindacabile, non sono queste le condotte che hanno fatto fallire la Mens Sana.

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E poi c'è il tema della giustizia sportiva, e non è realistico considerarlo un tabù, che a non parlarne se ne sfata l'eventualità. Secondo quanto risulta, ci sono i documenti raccolti sul filone dell'evasione fiscale tra quelli girati subito prima di Natale dalla Procura di Siena alla Procura Federale, che adesso si occuperà di valutare se debbano esserci sanzioni sportive per i tesserati. A memoria, francamente, non si ricordano provvedimenti di giustizia sportiva nei confronti di tesserati che avevano evaso le tasse... Si passa comunque da qui per valutare se la società ormai fallita abbia violato i princìpi di "lealtà e correttezza" conseguendo dalle proprie condotte "un illecito svantaggio" (Regolamento di Giustizia adottato dalla Federazione).

Non è questione della volontà "politica" di farlo, a quanto trapela, ma indagare sul piano sportivo è un atto dovuto a fronte di un'inchiesta così corposa e rumorosa. E mettere in discussione i titoli, è trapelato ieri, diventa automatico se fossero accertate le fattispecie di bancarotta fraudolenta e truffa aggravata. Un fronte è quello per cui, se i bilanci fossero stati falsi, la Mens Sana non si sarebbe potuta iscrivere a campionati che poi ha vinto.

Ha meno senso (perché ha una logica, ma non è necessario) che la Mens Sana possa aver violato l'equità competitiva pagando in parte i tesserati in nero. Innanzi tutto perché non è dimostrabile, pur avendo una logica, l'assunto per cui con più soldi si costruiscono squadre migliori. Senza ironizzare su quanto succede regolarmente altrove, il discorso è un altro: manca la controprova del fatto che con una squadra diversa non si sarebbe vinto lo stesso, o che certi giocatori non sarebbero venuti comunque a condizioni diverse.

Non solo, resta da vedere cosa diranno i riscontri giudiziari sul fatto che le condotte sotto inchiesta abbiano garantito alla Mens Sana risorse aggiuntive piuttosto che avergliele sottratte. Tradotto: la creazione del nero sarebbe stata destinata solo al pagamento dei giocatori per costruire la squadra migliore possibile?

Istituzioni sportive serie poi dovrebbero gestire la questione con un po' di senso storico: tanto più a fronte di un'indagine di dominio pubblico è inevitabile valutare provvedimenti, ma sarebbe smaccatamente superficiale e un modo di fare giustizia parziale fingere, per il fatto che la Mens Sana è stata l'unica sottoposta a controlli seri, che certe cose succedevano solo a Siena. I tesserati cominciavano a essere pagati in un modo quando venivano a Siena e finivano quando se ne andavano? O ci sono delle prassi diffuse? Non conoscendo le carte trasmesse alla Procura Federale, se anche le indagini non avessero toccato alle altre società, non è emerso però il ruolo di chi gestisce le carriere dei tesserati e i loro contratti? Giusto per fare un esempio.

Poi è l'amministrazione della giustizia a prevedere che se ci sono dei reati vengano perseguiti. Quella sportiva dovrebbe avere anche la missione di inquadrare certe condotte nel contesto in cui sono avvenute. Se c'è stata violazione delle regole lo dirà la giustizia ordinaria, coi suoi poteri e strumenti di indagine. Quella sportiva è chiamata a valutare se c'è stato "un illecito vantaggio". La fretta è sempre cattiva consigliera. Aver aspettato tanto per poi vedere una giustizia parziale sarebbe lo scenario peggiore possibile.

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