giovedì 11 giugno 2015

Chi è la Fortitudo

Da quando è arrivato Marco Carraretto, prima partita il 25 gennaio, la Fortitudo ha vinto 16 partite su 18. Da quando in panchina c'è Matteo Boniciolli, prima partita il 22 febbraio, la Fortitudo ha vinto 14 partite su 15. Prima di lui era 14-7. Non perde dal 15 marzo a Pordenone, dove si presentò senza il miglior realizzatore Montano, un ragazzo da 15 punti di media. La Fortitudo arriva alla Final Four promozione sull'onda di una serie di 12 vittorie di fila, tra le ultime quattro di stagione regolare e l'8-0 ai playoff.

Certo, questi 12 successi di fila sono arrivati contro cinque avversarie in tutto (Montichiari e Urania battute in regular season oltre che ai playoff). Certo, tra gli otto successi ai playoff ci sono 'solo' un paio di successi oltre la doppia cifra di margine (d'altra parte è vincere che conta), e attraverso un cammino sulla carta abbastanza comodo: Urania sesta in stagione regolare, poi Bergamo settima, e finale vinta contro Montichiari quarta. Ma ce n'è abbastanza per dire che per la prima volta in stagione la Mens Sana affronta una partita NON da favorita.

Tanto più parlando di un girone diverso i cui valori non sono leggibili con gli stessi canoni, le cifre della Fortitudo non servono a dare un'indicazione assoluta sulla sua forza, bensì a leggerne le caratteristiche. E le cifre dicono che ai playoff la Fortitudo è 8-0 pur avendo calato i punti segnati a 63.5, dai 76.3 di media in stagione regolare (terzo attacco più prolifico del suo girone). Questo grazie a una difesa che ha saputo abbattere da 69 a 60.5 di media i punti incassati, tenendo in metà delle partite gli avversari sotto i 60 punti segnati, solo una volta sopra i 70... La Mens Sana è avvisata.

DIFESA - Anche i numeri in stagione regolare - che tengono conto anche dell'era pre-Boniciolli, con Vandoni - descrivono efficacemente l'impronta difensiva della Fortitudo. Che grazie ai centimetri e alle proprie priorità di sistema blinda l'area come quasi nessun altro: i bolognesi sono stati i secondi nel loro girone - per molti il più competitivo - per minor percentuale da due concessa (44%) e per numero di tiri da due lasciati agli avversari (36.3), preferendo piuttosto sfidarli dalla lunga distanza (terza per maggior numero di tiri da tre concessi, 25.4). Anche a costo di pagare qualcosa a rimbalzo: i 9.4 d'attacco concessi di media sono stati il secondo peggior dato del suo girone.

ATTACCO - Tutto questo senza tenere presente i ritmi alti di una squadra che è stata tra le primissime del suo girone per perse e recuperate, il cui attacco insegue con pervicacia tutto quello che la difesa cerca di negare agli avversari dall'altra parte. E dunque si parla della seconda squadra del suo girone per minor numero di triple tentate (19.9), non tanto per imprecisione (33%, quinta del suo girone) quanto programmaticamente per essere incisiva in area. E che lo sia lo testimonia il secondo posto del proprio girone per tiri da due tentati (40.8) e per percentuale (51%), ma anche la capacità di trasformare questo atteggiamento in falli subiti (21.4: seconda del girone) e viaggi in lunetta (20.9: terza).

I LUNGHI - Fulcro di questa idea è il pivot Andrea Iannilli, punto di partenza molto spesso dell'attacco: palla a lui in area, che poi smista come un centravanti che gioca di sponda. Che sfida con Chiacig. Ma la Mens Sana ha uomini anche per provare a portare la sfida altrove. Forma una coppia di lunghi di alto livello con Giuliano Samoggia (11.9 punti, 41% da tre), che fino a gennaio ha giocato da mvp del girone, poi con l'arrivo di Boniciolli è un po' caduto in disgrazia: in stagione alla fine ha segnato 11.9 punti di media, ai playoff è a 4.3 in circa metà del minutaggio (da 26' a 15'). Col calo del suo peso nelle rotazioni, è aumentato quello di quintetti diversi, senza dimenticare alle loro spalle, dalla panchina, Davide Raucci a presidiare le rotazioni in ala e il combattente Nazareno Italiano (arrivato a inizio febbraio da Piacenza, Silver, altro uomo del cambio di marcia) che copre le spalle ai lunghi: colui che più di tutti ha visto lievitare il proprio rendimento ai playoff, 8.4 punti (erano 5.4) in 15' con il 67% da due, il 57% da tre e 4.7 rimbalzi.

"FINTI TITOLARI" - Come lui, dopo il cambio di guida tecnica è calato il rendimento di Jacopo Valentini (da 7.1 punti in 24' in stagione a 4.3 punti in 15' ai playoff), che resta comunque la guardia titolare incastonato tra Marco Carraretto (13 punti di media col 37% da tre) e Gennaro Sorrentino, asceso oggi al quintetto almeno a inizio gara ("grazie" all'infortunio di Mancin in un altro ruolo, che però gli ha riaperto un posto nei "dieci") dopo essere finito anche in tribuna per problemi di lunghezza del roster: ai playoff il play segna 2.7 punti in 18' con il 30% da due e il 18%, oltre a iniziare le gare non ha dato fin qui molto altro. Perché i titolari con Boniciolli lasciano il tempo che trovano: già nel primo quarto non è raro trovare in campo un quintetto totalmente diverso da quello di partenza.

PROFONDI - La qualità è sul perimetro, laddove al 39enne ex Davide Lamma che rispetto a inizio stagione ha diminuito i numeri ma aumentato forse l'incisività (ai playoff 67% da due e 41% da tre), si aggiungono il '97 Leonardo Candi con braccia lunghissime, tiro da fuori (58% da tre ai playoff) e maturità valorizzata da Boniciolli, e soprattutto Matteo Montano, che pur partendo dalla panchina è la punta della squadra, e non a caso l'unico con licenza di uscire dai giochi, uomo in stagione regolare da 15 punti, 4.3 rimbalzi, 2.8 assist, 2 recuperi di media col 58% da due e il 38% da tre. In quattro mesi e mezzo è rimasto sotto la doppia cifra solo due volte (due delle ultime tre partite... chissà). E' il pericolo numero uno. In una squadra di dieci pericoli dieci.

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