sabato 27 giugno 2015

27 giugno 2014

Aver perso non era il problema della Mens Sana. Sia che avesse vinto gara-7 e lo scudetto, sia che l'avesse perso, non c'era un domani, per quanto si sapeva allora. Non si sapeva se la Mens Sana sarebbe mai tornata a quei livelli, o se la Mens Sana sarebbe mai tornata e basta. Si sapeva solo che di lì a una settimana, il 4 luglio, si sarebbe discussa l'udienza per la dichiarazione di fallimento.

Ieri Sassari ha vinto a Reggio Emilia gara-7 di scudetto all'ultimo tiro trasmessa in diretta da Rai 3. Un anno fa, oggi, c'era la Mens Sana al Forum. A otto minuti dalla fine, era ancora a +8. Gara-7 a Milano poteva essere il finale da favola. In realtà poteva esserlo già gara-6 (come per Reggio, peraltro, e forse a Reggio è andata anche peggio).

Spesso nei film, soprattutto di sport ma non solo, hanno smesso di metterci il lieto fine. Le lacrime alla fine ci sono lo stesso. Il fatto è che non deve esserci bisogno che una STORIA finisca nel modo migliore per coglierne la portata. 

- La storia di un anno o pochi mesi, quelli della Mens Sana del #somethingdifferent.

- La storia di un decennio di dominio in Italia, quelli della scuola di pallacanestro mensanina e di un gruppo di lavoro di eccellenza quando si parla di capacità di fare basket, perché le macchie emerse riguardano altro (non è revisionismo né stupido perdonismo, è dividere il basket dal resto).

- Soprattutto la storia di un club dalla tradizione pluridecennale, una delle più gloriose tradizioni cestistiche italiane, e la storia di un popolo, il popolo cresciuto attorno alla tradizione mensanina. Una parte della storia è la dignità e la passione con cui questo popolo ha vissuto la fine, con cui questo popolo ha vissuto "oltre la fine", per ricordare uno striscione favoloso.

Quel giorno non si sapeva cosa ci sarebbe stato dopo, o anche solo se ci sarebbe stato un dopo. Quel giorno era la fine della Mens Sana per come l'avevamo conosciuta.

Le parole non possono tenere il passo delle emozioni. Più realistico rinunciare. Soprattutto parlando di una storia così grande. Unica via: ripescare la parte di storia che un anno fa era cronaca. Cioè il racconto dal campo e dallo spogliatoio della squadra, di quella sera del 27 giugno 2014. La pesantezza di un macigno.

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