Chiudere la stagione con 10 vittorie in più delle sconfitte ma essersi salvati solo all’ultima giornata. È il paradosso dell’annata della Virtus che ha vissuto, a tutti gli effetti una stagione all’insegna del “tutto e l’incontrario di tutto”.
VOTO ALLA STAGIONE DELLA VIRTUS: 6.5
Record: 22-12
È innegabile che ci sia stata grande delusione in via
Vivaldi per non aver centrato la qualificazione alla poule promozione. Era l’unica
senese che aveva già esperienza di categoria, quindi che sapeva cosa aspettarsi,
per di più si era rinforzata con un Gianoli (un nome su tutti) che il
campionato precedente lo aveva addirittura vinto. Nonostante l’arrivo di un
tecnico qualificato come Evangelisti, la prima parte di stagione è stata quasi
disastrosa, anche con sorprendenti partite perse in casa (Castelfiorentino e
Spezia su tutte). Numeri alla mano sarebbe bastato pochissimo per accedere al play-in gold dove la squadra ha dimostrato - con i
fatti - di dover stare. Specialmente nella seconda fase di campionato dove è stato lampante l'abisso tecnico che c'era tra la Virtus e le avversarie.
IL MOMENTO MIGLIORE
La poule salvezza ha dimostrato che la Virtus era una mosca
bianca nel raggruppamento in cui si è ritrovata. Troppa la differenza, anche a livello qualità dei singoli, rispetto alle altre. Il percorso praticamente netto è lì a testimoniarlo. Certo,
c’è il neo della sconfitta di Genova ma quello è un ko maturato in una maniera ampiamente
contestata dalla società. Brava poi la squadra a dimostrare che si trattava di
un semplice incidente di percorso e nulla più.
IL MOMENTO PEGGIORE
Il punto più basso della stagione è arrivato tra novembre e
dicembre quando la squadra ha inanellato una serie di 4 ko di fila (Quarrata,
Spezia ed Empoli in casa e San Miniato) che, in estrema sintesi, hanno affossato
le speranze rossoblù di poule promozione. Da lì in poi è partita una lunga
rincorsa con 17 vittorie e appena 3 sconfitte nei 4 mesi e mezzo successivi (Lucca
con due volte la possibilità del tiro della vittoria, Mens Sana e Genova): un
passo da promozione ma che, vuoi per la formula vuoi per i tanti punti persi
nelle precedenti giornate, hanno portato la squadra ad avere la matematica certezza
della salvezza solo a Masnago, all’ultima giornata.
IL SIMBOLO
Si potrebbero fare tanti nomi di protagonisti dell’annata
virtussina. Per questo l’elemento più rappresentativo è coach Marco Evangelisti.
Ex giocatore, ex Virtus tra l’altro, era arrivato con entusiasmo e con un
curriculum che esaltava le sue doti di grande lavoratore. L’ideale per un
roster giovane e rinnovato come quello con cui si presentava ai nastri di partenza Virtus. Ci ha messo un po’ a trovare
la quadratura del cerchio e lo ha fatto dopo gli innesti di Guerra e Pieri, ma
anche dopo la separazione con Dal Maso. Segno evidente che qualcosa da registrare c'è stato cammin facendo. Per di più cambiando anche alcune delle impostazioni iniziali. Innegabile che nei periodi più difficili sia anche finito sulla graticola. Ma da lì ha saputo
rialzarsi, confermando le proprie doti, sia umane che professionali. Nella poule salvezza la sua squadra ha espresso una
gran bella pallacanestro. La Virtus deve ripartire da qui perché il finale di stagione, all'insegna del grande entusiasmo, è una
leva su cui impostare anche i programmi futuri.
DA CHI RIPARTIRE IL PROSSIMO ANNO
Logico che Evangelisti è un elemento della quale la Virtus vuole ripartire. Come lui anche l’asse play-pivot: Guerra e Gianoli sono due fattori indiscussi per la categoria. Non è un caso che dall’arrivo del play romano, anche Gianoli si sia espresso maggiormente sui suoi livelli. Che sono altissimi e che, per le dinamiche stagionali rossoblù, sono stati sempre troppo poco sottolineati.
Per il resto la Virtus si può confermare, anche per il prossimo anno, come squadra fatta in casa: Costantini, Calvellini e
Braccagni sono le fondamenta, Olleia la chioccia per far crescere un roster in
cui anche Falchi e Bartelloni hanno mosso i primi passi con convinzione. Il tutto in attesa che Bartoletti
recuperi a pieno dalla frattura al dito che ne ha limitato l’impiego nella
seconda fase di stagione.
Andrea Frullanti
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