In partite punto a punto la
precisione dalla lunetta è fondamentale, specialmente quando il pallone pesa di
più. Le ultime due gare di campionato della Mens Sana sono state caratterizzate
negli ultimi secondi di gara dal 4/4 a cronometro fermo degli avversari:
Castelfiorentino ne ha approfittato per passare da +1 a +5, Valdisieve da -1 a
+3.
Al suono della sirena resta sempre
in mente quel libero sbagliato in un momento chiave, quello 0/2 che poteva
portare da -1 a +1, quel gioco da tre punti non convertito. In ogni partita c’è
occasione di rammarico. Ma quanto incidono realmente i tiri liberi?
Dati alla mano, ringraziando il valido
lavoro dell’ufficio statistiche mensanino per le partite interne e l’app swish
per quelle esterne, in sedici giornate di campionato siamo a 210/320. Solo il 65,6%
delle conclusioni dalla lunetta va a segno. Nelle 16 partite giocate contro la
Mens Sana gli avversari hanno tirato complessivamente 271/374, il 72,5%.
Sfruculiando nelle singole
partite, non si nota una stretta correlazione tra numero di liberi tentati e
vittorie, né tra percentuale di realizzazione e vittorie. Il primo successo è
arrivato con Legnaia tirando il 78% (22/28) ma con Costone e Don Bosco si sono
raccolti punti pur non arrivando al 60% (11/20 e 19/32). Con Altopascio e
Synergy si sono tirati meno liberi degli avversari (16 contro 22 e 23 contro 33)
eppure sono arrivate due affermazioni, la prima delle quali anche piuttosto
netta.
Percentualmente la miglior
partita dalla lunetta è stata quella con Cecina (13/14), la peggiore quella con
Castelfiorentino (8/18).
In sedici partite di campionato,
solo quattro volte la Mens Sana ha avuto più liberi a disposizione della
propria avversaria; due di queste quattro le ha vinte, due (entrambe le gare
con Valdisieve) le ha perse. Solamente in tre partite le
avversarie della Mens Sana hanno tirato meno di 20 liberi, mentre Pannini e
company sono rimasti nove volte sotto quella soglia.
Si potrebbe dunque allargare
il discorso all’ambito tecnico-tattico, alla scelta di una difesa più
aggressiva, al metro di giudizio ‘ballerino’ degli arbitri, alla necessità di
mandare gli avversari in lunetta per recuperare, alla reale capacità di
procacciarsi fischi in determinate situazioni di gioco. Ci limitiamo al dato
numerico che sembra abbastanza costante.
In dieci gare ha avuto una
percentuale migliore dalla lunetta rispetto agli avversari, ma in almeno
quattro di queste dieci gare su un numero di tentativi nettamente inferiore
(es. ad Agliana, dove ha tirato 6/7 contro il 16/20 degli avversari, oppure ad
Arezzo, 9/13 contro 18/27).
Morale della favola? Non c’è, ci
sono solo numeri alla Fibonacci. Alla fine conta il numero di vittorie (5) e
quello di sconfitte (11). Per invertirlo non è detto che basti migliorare ai
liberi. Però potrebbe servire.
Stefano Salvadori
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